L’economia dell’Eurozona continua a contrarsi e ora a preoccupare è anche la Germania, dove si aggrava il quadro economico. Non è un caso infatti che l’economia tedesca è cresciuta di un misero 0,1 per cento negli ultimi tre mesi, mentre la Francia è finita già in recessione, come hanno reso noto i dati di Eurostat. Una contrazione dello 0,2 per cento nei primi tre mesi del 2013, l’economia della zona euro è ormai in recessione ormai da un anno e mezzo, il periodo più lungo dal 1995, anno in cui Eurostat ha iniziato a raccogliere dati. Il peggiore tra gli Stati membri della moneta unica è la Grecia – la cui economia ridotta del 5,3 per cento. Seguita a ruota dal Portogallo con un -3,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche la Francia è ufficialmente in recessione, dopo che la sua economia si è ridotto dello 0,2 per cento negli ultimi sei mesi, con un tasso di disoccupazione superiore al 10 per cento e con una sfiducia generale daparte delle imprese e dei consumatori. Nel frattempo, la Germania ha ripreso a crescere dopo una contrazione di tre mesi alla fine del 2012, ma troppo lentamente e in modo estremamente lieve, ovvero dello 0,1 per cento – per lo più a causa di una maggiore spesa da parte dei consumatori – che però non è stata sufficiente a far ripartire l’economia generale della zona euro ancora in piena crisi. I dati di Eurostat mostrano che l’economia tedesca si è ridotta dello 0,3 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’ufficio di statistica tedesco ha accusato lo scarso rendimento dal “clima invernale estremo” che è durato fino ad aprile. All’estremo opposto, la Lettonia ha registrato dati di crescita del 5,6 per cento e la Lituania del 4,1 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Entrambi i Paesi sperano di aderire all’euro al più presto: la Lettonia nel mese di gennaio del 2014 e la Lituania nel 2015. La confinante Estonia, che ha aderito alla zona euro nel2011, ha avuto la più alta crescita della zona euro rispetto allo scorso anno, con l’1,2 per cento. Ma in confronto ai tre mesi precedenti, l’economia estone si è ridotta anche di un punto percentuale. Per quanto riguarda Cipro le cifre mostrano che l’economia dell’isola è peggiorata enormemente durante il periodo che il suo piano di salvataggio era nella fase dei negoziati: per cui si è ridotta del 4,1 per cento rispetto allo stesso periodo del gennaio-marzo 2012. Preoccupante anche la situazione economica di Italia, Spagna, Finlandia e Paesi Bassi che hanno visto anche loro come le altre economie dell’Eurozona contrarsi sia rispetto al trimestre precedente, così come l’anno precedente. La Banca centrale europea all’inizio di questo mese ha abbassato il tasso di riferimento al minimo storico dello 0,5 per cento, nel tentativo di far ripartire l’economia della zona euro. Ma un prestito vantaggioso resta una chimera soprattutto dalle banche dei Paesi dell’Europa meridionale checontinuano a prestare danaro a tassi di interesse molto alti rispetto al tasso di riferimento: anche il presidente della Bce Mario Draghi non ha mancato di sottolineare che i prestiti a buon mercato ancora non hanno avuto ricadute favorevoli per l’economia reale. Andrea Perrone La Germania contesta la Bce La Germania è in quasi recessione, lo dicono le cifre dell’economia reale che fanno prevedere una crescita inferiore all’1%. Nel 2011 la crescita era stata di quasi il 3%, un dato unico in Europa, e allora si comprende bene come l’Unione Europea e l’Eurozona non possano sperare più di attaccarsi sempre al treno tedesco per sopravvivere. In autunno in Germania si vota per il Bundestag e gli effetti della crisi economica potrebbero smentire le previsioni che danno per vincente la Cdu-Csu di Angela Merkel. Il governo si era mosso finora imponendo la politica dell’austerità ai Paesi con deficit e debiti pubblici eccessivi, come quelli dell’area Sud. Un’austerità che perònon ha fatto altro che aumentare la recessione, una austerità alla quale si imputano tutti i mali dell’Unione. Su un altro fronte la Merkel aveva sostenuto la linea della Bce di Mario Draghi di dare prestiti triennali per mille miliardi all’1% alle banche per finanziare l’economia reale. Quella dei cittadini e delle imprese. Ma l’economia è in calo e le imprese non ricevono credito. Qualcosa non va, ha tuonato il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. Forse Draghi? Le banche centrali, ha lamentato, hanno messo in giro fin troppa liquidità. I tassi d’interesse hanno la funzione di ottimizzare l’allocazione di risorse. Se sono a zero (quello della Bce è allo 0,50%) qualcosa non va. Di conseguenza, le politiche monetarie della Bce non risolvono i problemi strutturali, ma fanno guadagnare soltanto tempo rinviandone la soluzione. E non risolvono nemmeno i problemi delle piccole e medie imprese dei Paesi del Sud Europa. Nasce anche da queste considerazioni, che hanno unavalenza interna alla politica tedesca, la svolta della Merkel per un politica economica che, attraverso l’intervento della mano pubblica sia in grado di operare un’inversione di tendenza e dare un sostegno ai nuovi poveri che il 22 settembre andranno alle urne. Andrea Angelini
|