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Moody’s “avverte” l`Italia
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Il governo si salva grazie alla marcia indietro dell’Aprostata e alle defezione dell’ala più clericale, ma non solo, delle sue truppe. E questo dovrebbe bastare a rassicurare i “Mercati” e gli speculatori che l’Italia resterà virtuosa, o almeno ci proverà, insomma che il disavanzo resterà sotto il 3% e che verranno realizzate anche quelle privatizzazioni che permetteranno di far calare il debito pubblico che continua a crescere. Attualmente siamo sopra il 132% e la tendenza al rialzo appare inarrestabile. Eppure, nemmeno questa boccata d’ossigeno da parte degli ex ascari del futuro prigioniero di Via del Plebiscito è stata in grado di produrre effetti positivi nelle analisi delle agenzie di rating Usa che da anni hanno preso di mira l’Italia, declassando l’affidabilità e la solvibilità dei nostri titoli di Stato, ad incominciare dai Btp decennali, e le prospettive future (outlook) della nostra economia. Nel caso dell’Italia è un po’ come spararesulla Croce Rossa vista la situazione delle finanze pubbliche ed una recessione che sta creando una massa enorme di disoccupati ed una povertà diffusa. Da parte nostra, grazie all’esperienza degli ultimi anni, abbiamo imparato che i giudizi delle agenzie di rating non sono mai fini a se stessi, e questo a prescindere dalla loro fondatezza e dalla loro attendibilità. Il caso della Lehman Brothers, data in piena salute finanziaria e patrimoniale nel 2008 da Moody’s e poi miseramente fallita, dovrebbe pur insegnare qualcosa. Attualmente il rating dei nostri Btp decennali è appena un gradino sopra il livello più infimo, quello di “titoli spazzatura”. Quelli da non comprare, da svendere se si ha la disgrazia di tenerli in portafoglio. Quel giudizio insomma che un anno fa accompagnava i titoli greci. Moody’s è intervenuto a gamba tesa nelle vicende italiane scoprendo però l’ovvio. E cioè che difficilmente riusciremo a restare sotto il 3% del Pil, dopo che il governo ha deciso di congelarela seconda rata dell’Imu. A preoccupare la poco affidabile Moody’s sono le turbolenze politiche dell’ultima settimana che evidenziano la fragilità del governo e che possono ritardare le riforme di” bilancio” e “strutturali”. “Bilancio” significa che si deve abbattere il debito svendendo le quote ancora pubbliche di Eni, Enel e Finmeccanica. “Strutturali” vuol dire riforma del mercato del lavoro da rendere più precario e più flessibile di quanto abbia già fatto la riforma del ministro in lacrime, Elsa Fornero. Solo se i lavoratori italiani saranno più poveri, le nostre imprese potranno acquistare in competitività. E’ il Libero Mercato ragazzi! Giuliano Augusto
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