Renzi e Padoan, il Gatto e la Volpe
 











“Liberare le energie” dichiara Matteo Renzi, ripetendo ancora che se “le riforme non si faranno” lascerà il governo. “Fare le riforme strutturali”chiosa il suo alter ego, ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, spacciando dichiarazioni sulla necessità delle cosiddette riforme per “creare occupazione”. Il Gatto e la Volpe in versione tridentina. Sbandierano le “riforme”, restando sul vago (non mettono cioè l’accento su cosa significhi per un governo liberaldemocratico la “modifica strutturale”: e cioè i tagli sociali, i tagli alle tutele per i lavoratori e i cittadini nel nome del “libero mercato”…), e pensano invece e soprattutto a consolidare il successo del pd renziano, ampliando la maggioranza a Sel e ai dissidenti Cinque stelle. Sarebbe tuttavia facile per ogni italiano tradurre l’ipocrita messaggio del governo: non è nulla di nuovo da vent’anni a questa parte. E’ la ricetta liberalcapitalista che la troica Fmi-Bce-Ue sta imponendo ovunque acolpi di rigore e massacro del lavoro.
Ma sentiamolo l’uomo dell’Ocse, imposto da Napolitano alla guida della politica economica del governo Renzi. «Se un Paese realizza le riforme strutturali, dovrebbe essere riconosciuto un differente profilo di bilancio». Così Pier Carlo Padoan dichiara per “rassicurare Bruxelles” in vista del semestre europeo di presidenza italiana e per  una pagella possibilista sulle iniziative di “crescita” di un’Italia che non può far altro che sbandierare i suoi record negativi in materia di indebitamento, recessione e disoccupazione. (Nonché di impossibilità di adottare, almeno per un altro anno, il feroce e vergognoso sistema del pareggio di bilancio).
Ma dal "Consiglio" degli esaminatori Ue è giunto il diktat: «Il Consiglio è del parere che siano necessari sforzi aggiuntivi, in particolare nel 2014, per garantire la conformità ai requisiti del patto di stabilità e crescita». Con interventi "sul fronte del fisco", con cancellazioni delleagevolazioni Iva e una "riforma" del catasto (per ottenere più tasse sugli immobili, residenziali  e industriali.
 Una nuova "manovra" da 10 o 15 miliardi da prelevare dalle tasche dei cittadini. Altro che crescita: ancora rigore e recessione targata Ue.
Ma secondo Padoan «L’Europa ha affrontato la crisi mettendo in agenda, dal 2007, il consolidamento fiscale, il riacquisto di competitività nei paesi periferici e la riforma bancaria ma manca ancora in agenda la crescita e l’occupazione». Che per Padoan non significa però, affatto, non rispettare la politica europea in materia di bilanci, anzi. Per l’ex capo economista dell’Ocse, infatti, «chi chiede modifiche non è che non fa i compiti a casa».
E i compiti a casa sono nuove liberalizzazioni, nuove privatizzazioni, nuove politiche di “riequilibrio” (sic) del costo del lavoro per “guadagnare competitività”. E, naturalmente, più tasse.
Un percorso che è il programma di un governo, quello italiano, restato l’uniconella Ue ad essere riuscito ad avere un ampio placet elettorale, nel bel mezzo di sonore sconfitte calate ovunque sui partiti di falsa destra e falsa sinistra del partito unico liberaldemocratico imposto al potere nell’occidente del nostro continente.
Un cammino bocciato dai popoli d’Europa nel voto del 25 maggio ma che i guardiani della finanza usuraia internazionali, i delegati delle multinazionali colonizzatrici delle economie nazionali, non intendono assolutamente modificare.l.m.










   
 



 
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