I polli di Renzi
 











L’Europa è dei cittadini non è delle banche. Nessuno può permettersi di dare lezioni all’Italia sul debito e sul disavanzo pubblici visto che anche la “virtuosa” Germania in passato ha sforato il tetto del 3% stabilito dal Patto di Stabilità. I nostri conti sono a posto, In autunno non ci sarà quindi una manovra bis. Una manovra fatta di più tasse e di tagli allo Stato sociale. Uno sente queste cose ed è portato a pensare che Matteo Renzi abbia la palle e che voglia difendere l’interesse nazionale e la dignità del nostro Paese che, da decenni, è stato ridotto a colonia degli interessi atlantici e anglofoni. Poi, facendo un minimo di conti, si comprende al contrario che i margini di manovra dell’ex sindaco sono minimi se non inesistenti e che per quanto riguarda la dignità e l’interesse nazionali, Renzi ha già avviato la svendita delle quote di controllo delle aziende pubbliche. Eni, Enel e Finmeccanica. Del resto, non ci stancheremo mai di ricordareche nel 2009, quando era presidente della provincia di Firenze, il settimanale Time lo presentava come “l’Obama italiana”. Noi, al suo posto, ci saremmo offesi ma Renzi non si era affatto sorpreso della sua scoperta da parte degli ambienti che contano dall’altra sponda dell’Atlantico perché l’anno prima aveva fatto un giro negli Usa, contattando gli ambienti giusti. Semmai c’è da stupirsi come Renzi, che all’epoca aveva soltanto 35 anni, abbia potuto suscitare simili entusiasmi, tenendo conto che a livello nazionale era pressoché uno sconosciuto. Misteri della politica o meglio della finanza anglofona che i suoi ascari, generalmente, li sa scegliere bene. L’attenzione della politica, dei cittadini e dei mercati finanziari si fissa comunque al 20 settembre quando Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dovranno presentare la “nota aggiuntiva” al Def (il Documento di economia e finanza). In buona sostanza il governo dovrà spiegare dove troverà i soldi per tamponare i buchidi bilancio, considerato che il debito pubblico continua ad aumentare. Oggi siamo tra il 134 e il 135% sul Prodotto interno lordo. E con la crisi in corso, anzi con la recessione-depressione in corso, non potrà che aumentare perché ci saranno sempre meno entrate fiscali e contributive. Oltretutto, l’ex sindaco ha assicurato che il 21 settembre, il giorno dopo, verranno sbloccati i pagamenti dei debiti che la Pubblica Amministrazione ha verso le imprese. I soldi ci sono, ha assicurato, e sono stati già messi a bilancio. Sarà, però è lecito nutrire qualche dubbio in proposito. E ancora. Da più parti, si fa presente che difficilmente la Commissione Europea, e la Germania che la controlla, concederaà all’Italia di derogare dai propri impegni in materia di bilancio stabiliti dal Patto di Stabilità. Dovete tagliare debito (portarlo al 60%) e disavanzo (azzerarlo), si ripete anche dalle principali piazze finanziarie internazionali come Wall Street, la City e Francoforte. Altrimenticrolleranno le quotazioni dei vostri titoli pubblici, i Btp decennali in primo luogo, e lo spread con i Bund tedeschi tornerà a volare nonostante gli interventi dell’Esm, il fondo europeo permanente salva Stati che non potrà comprare in eterno i vostri Bot. Le risorse sono limitate. Dovete fare una manovra bis. Il che vuol dire nuove tasse. Renzii, insediandosi come presidente di turno dell’Unione per questo semestre, ha invocato un grande piano di opere pubbliche, finanziato dai privati e dagli Stati, dove la quota pubblica non sia conteggiata come disavanzo e debito. Una richiesta “keynesiana” che la Merkel, in altra occasione, avrebbe pure potuto sostenere ma che in questa fase non ha alcuna voglia di fare, conoscendo benissimo le schifose lungaggini dei lavori pubblici italiani. Ci vogliono 24 miliardi di euro per riportare l’Italia dentro il Patto di Stabilità, dicono a Berlino come a Bruxelles. E l’Italia dove intende trovarli? La finanza “creativa” del bel tempo che fu, infattinon è più praticabile. Quindi, tasse, tasse e sempre tasse per spennare i poveri polli. I cittadini italiani.Giuliano Augusto
 









   
 



 
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