Mario “Goldman Sachs” Drasghi si deve essere montato la testa se Angela Merkel si è sentita in dovere di richiamarlo all’ordine. L’austerità e il rigore sui conti pubblici non si discutono, ha tuonato la culona tedesca. Il fatto che qualcuno dei Paesi membri dell’Unione voglia o possa varare le riforme “strutturali”, in testa quella del mercato del lavoro, non comporta che in cambio si possa ottenere maggiore flessibilità. In altre parole non si può pensare di ottenere maggiori margini di manovra e più tempo a disposizione per abbattere il livello del debito e del disavanzo pubblici. Una precisazione che vale ancora di più per un Paese come l’Italia che è gravata da un debito pari al 135% del Prodotto interno lordo e nel quale tutte le riforme del passato hanno avuto bisogno di tempi infiniti prima di far vedere i propri effetti. Insomma, la Merkel sospetta che Draghi si scordi di essere stato messo alla guida della Bce con l’appoggio dellaGermania. E questo dopo che la poltrona dell’istituto di Francoforte si era resa vacante dopo la rinuncia del favoritissimo Axel Weber che aveva preferito andare a dirigere la Deutsche Bank, una delle prime banche tedesche. Insomma, io ti ho creato, io ti posso distruggere. Nell’ottica della Merkel, le rampogne all’Italia e a Draghi hanno una loro logica. Dal giorno della caduta di Berlusconi nel novembre del 2011, il livello del debito pubblico è passato dal 120% al 135%. Un livello enorme che mette in pericolo la stabilità finanziaria in Europa, la sopravvivenza dell’euro e vanifica le speranze di una ripresa economica. Se lo spread tra i Btp italiani decennali e i Bund tedeschi è attualmente sui 160 punti (nel novembre 2011 era a quota 570) questo è dovuto soltanto al fatto che la Bce di Draghi continua a comprare titoli pubblici a breve termine mentre l’Esm, il fondo salva Stati, compra quelli decennali. Due iniziative che di fatto drogano il mercato finanziario impedendo di faresentire il peso del debito italiano, come di quello di altri Paesi. Inoltre, la Bce ha riempito di liquidità le banche europee che hanno comprato a loro volta titoli di Stato contribuendo ulteriormente a questo andazzo. Con risultati che possono pure fare piacere all’ex Goldman Sachs perché hanno contribuito a tenere basi i tassi di interesse e l’inflazione (che è il compito istituzionale della Bce) ma che hanno comportato effetti devastanti per l’economia europea sempre più in recessione. Le banche, legandosi mani e piedi alla Bce, hanno preferito infatti comprare titoli piuttosto che fare prestiti alle imprese che si sono trovate in seria difficoltà per investire ed innovare. Da qui la presa di posizione della Merkel che minaccia di farsi sentire anche a livello della Commissione europea entrante che non potrà che invitarei Paesi “cicale” come l’Italia a fare seriamente i compiti a casa. La realtà vera, nel nostro caso, è che con Monti, Letta e Renzi, il debito pubblico ha raggiuntolivelli eclatanti e nessuno riesce a bloccarne la dinamica. E tra i compiti a casa, viste queste premesse, c’è anche quella tassa patrimoniale straordinaria che Renzi continua negare ma che è purtroppo nella realtà delle cose. Giuliano Augusto
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