Magari dipende dal suo retroterra, un’istruzione fra i gesuiti completata da un dottorato a Boston. O forse è il frutto dell’esperienza accumulata da direttore del Tesoro, nel ’92, durante il crollo del Sistema monetario europeo. Ma nei suoi tre anni alla guida della Bce, Mario Draghi ha maturato un uso delle parole che ha pochi precedenti fra i banchieri centrali. Alan Greenspan era deliberatamente oscuro, sempre in cerca di enigmi da lasciare al pubblico. Ben Bernanke, suo successore alla presidenza della Federal Reserve, preferiva appoggiarsi sui fatti a ogni passaggio. Draghi invece disse una volta che il modo di comunicare di un uomo che accentra un tale livello di potere finanziario dev’essere "crisp": netto, preciso. Ed in questo stile che il presidente della Bce ieri ha consegnato una serie di messaggi percepibili, più che nelle parole, negli accenti che le accompagnano. Quando per esempio Draghi osserva che di flessibilità nelleregole di bilancio europee si discute solo dopo le riforme interne dei Paesi - "approvate in forma di legge", non solo proposte - la sua non è solo una generica opinione. È un intervento di precisione chirurgica nel dibattito europeo di queste settimane. Per l’8 ottobre Matteo Renzi ha convocato in Italia un vertice dei leader europei sulla crescita e l’occupazione. La data ha l’aria di non essere lasciata al caso: una o due settimane dopo il governo dovrà presentare la legge di Stabilità, cioè la manovra di bilancio sul 2015, che poi va subito sottoposta all’esame della Commissione Ue. Il vertice europeo in Italia è dunque l’ultima occasione per Renzi di strappare un po’ di "flessibilità" utilizzabile subito. Dopo quell’incontro con i capi di Stato e di governo Ue, probabilmente non riuscirà più a ridurre la portata della stretta al bilancio sul 2015 senza rischiare un conflitto con Bruxelles. Renzi ha bisogno di un accordo con la cancelliera tedesca Angela Merkel al Consiglioeuropeo fra un mese. Si colloca qui il riferimento di Draghi al fatto che la flessibilità va chiesta dopo aver fatto certe riforme, non quando queste vengono semplicemente annunciate. E per l’Italia il terreno di prova resta sempre quello sul quale si sono già arenati gli esecutivi di Silvio Berlusconi, Mario Monti e Enrico Letta: il lavoro. Renzi ieri ha applaudito alle mosse della Bce per facilitare ancora il credito in Europa. Ma se il premier dovesse arrivare al "suo" vertice Ue di ottobre con una bozza di progetto sul lavoro ancora poco chiara, per lui rischierà di far testo l’osservazione di Draghi: in assenza di riforme realmente già messe sui binari anche l’idea di rallentare il ritmo del risanamento, dunque di approvare una finanziaria meno pesante, non farebbe molta strada. Può non piacere che in Eurolandia si possa spingere l’arte del negoziato al confine del ricatto politico. Ma esiste anche un altro lato della medaglia, che ieri Mario Draghi ha lasciato balenarenelle sue parole. Il banchiere centrale italiano ha detto chiaramente che il consiglio direttivo dell’Eurotower ieri ha parlato dell’ipotesi di lanciarsi in acquisti su larga scala, almeno mille miliardi di euro, di titoli privati e di Stato. Sarebbe la risposta più forte al peso della deflazione dei prezzi che rischia di schiacciare i Paesi più indebitati, Italia inclusa. Ieri non c’era una maggioranza per una scelta del genere ma Draghi, deliberatamente, ha ripetuto per ben due volte lo stesso concetto: un gruppo di governatori è già a favore delle misure più radicali, creare moneta in enormi quantità e immetterla nell’economia. Per adesso la decisione presa dalla Bce di comprare pacchetti di prestiti alle piccole-medie imprese e di mutui immobiliari promette, nel lungo periodo, di agire in profondità sull’economia. L’Eurotower è ormai vicina a creare euro dal nulla per prestarli a una famiglia che vuole comprare casa o a un imprenditore che pensa di investire in unmacchinario. Ma gli acquisti su larga scala di titoli di Stato restano una frontiera diversa. Per ora è lontana. Ma è l’unica che rimane a Draghi da conquistare. Federico Fubini,repubblica
|