I listini europei trattano cauti alla vigilia della conferenza stampa di Mario Draghi che spiegherà le scelte del board della Bce, chiamato alla sua ultima riunione dell’anno. Un’attesa che spinge ancora il comparto obbligazionario sovrano, con i Btp che infrangono al ribasso la soglia psicologica del rendimento al 2% sul mercato secondario mentre l’euro torna a indebolirsi. Piazza Affari si rafforza con il Ftse Mib che aggiunge lo 0,65%. A Milano si guarda a Saipem, che prova a recuperare dopo aver perso quasi l’11% all’indomani dell’annuncio di Putin di voler stoppare la costruzione del gasdotto South Stream. In evidenza Telecom, con Patuano che sostiene che in Brasile "non ci sia fretta" per agire, ed Fca dopo le vendite in rialzo negli Usa. Positive le banche popolari. Poco mosse le altre Borse europee: Francoforte cresce dello 0,25%, Parigi aggiunge lo 0,2% e Londra è piatta. L’euro si muove sotto quota 1,24 dollari, aggiornando i minimidall’agosto del 2012, e il biglietto verde vola al nuovo massimo da sette anni sullo yen, per l’ottimismo sull’andamento dell’economia Usa. La moneta europea scende fino a 1,232 dollari, dopo i deludenti dati sui Pmi compositi dell’Eurozona, il cambio con lo yen è a 147,60. Nuovo record negativo del rublo sul dollaro, nonostante l’intervento lunedì della banca centrale con 700 milioni di dollari: stamani la divisa russa stata indicata fino a 67,64 per un euro e a 54,70 per un dollaro, da inizio anno si è svalutata di oltre il 40% rispetto alla moneta europea e di oltre il 60% nei confronti del biglietto verde (le valute). Lo spread Btp-Bund è stabile. il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi si attesta a 125,5 punti, sui livelli registrati ieri in chiusura. Cala però il rendimento del Btp decennale, che passa all’1,995% ai nuovi minimi storici. L’Euro Stoxx 600, paniere di azioni del Vecchio continente, con il rimbalzo di ieri del compartoenergetico si è riportato vicino ai massimi di giugno: dai minimi di ottobre, l’indice ha recuperato circa dodici punti percentuali in scia all’accelerata di Draghi sull’acquisto di titoli di Stato nell’ambito di un quantitative easing. Per il momento, già si vede qualche effetto della politica della Bce. Secondo gli analisti di Credit Suisse, per esempio, il programma di acquisto di Abs (i prestiti cartolarizzati delle imprese) porterà a un boom (+50%) delle emissioni di debito il prossimo anno, verso quota 115 miliardi di euro. Si tratterebbe di un passo significativo, se si considera che il mercato era superiore ai 500 miliardi nel 2006, salvo poi schiantarsi a 1 miliardo nel 2008 con l’esplodere della crisi e il sollevarsi del velo che copriva le magagne delle cartolarizzazioni fuori controllo. Un tema centrale per i mercati continua ad essere l’andamento del petrolio, che oggi risale leggermente dopo il tonfo della vigilia e tocca i 67,77 dollari per il barile Wti e 71,20dollari per il Brent. L’oro recupera lo 0,2% nelle contrattazioni in Asia a 1.200 dollari (le materie prime). Le basse quotazioni del greggio, figlie della scelta dell’Opec di non tagliare la produzione nonostante il calo della domanda e il boom dell’apporto degli Usa alle scorte globali grazie allo shail, danno una bella mano alla ripresa, soprattutto laddove ce n’è maggiormente bisogno. In Spagna, ad esempio, la crescita potrebbe guadagnare un punto percentuale con il petrolio in un range di 80-90 dollari al barile, secondo le stime del governo. In Italia, potremmo sfruttare una spinta ulteriore di 0,3 punti percentuali con un calo sostenuto di 10 dollari al barile. Anche il falco Jens Weidmann ha usato per questa situazione la definizione di un "mini pacchetto di stimoli", ben contento che non venisse da manovre espansive della Bce. In Europa, come accennato, si registra il calo dell’indice finale composito Markit Pmi della produzione nella zona euro, che ha segnato 51,1 anovembre, in calo rispetto a 52,1 di ottobre e indebolito rispetto alla precedente stima flash di 51,4. Rallenta anche l’indice finale delle attività terziarie a 51,1 dal 52,3 di ottobre (stima flash a 51,3). I dati di Francia e Germania sono negativi e mettono nuova pressione sulla Bce, oltre a indebolire l’euro: l’attività economica tedesca a novembre scende a 51,2 (attesa una conferma del 52,1 di ottobre). La Francia scende a 47,9. Dopo la flessione registrata a settembre (meno 1,2%), le vendite al dettaglio hanno segnato a ottobre, rispetto al mese precedente, una crescita dello 0,4% nella media dell’Eurozona e dello 0,7% nell’insieme Ue. Ricca l’agenda Usa, che prevede l’indice Adp sull’occupazione nel settore privato (223mila posti di lavoro in più, è il consensus), le richieste di nuovi mutui, l’Ism non manifatturiero e le scorte di petrolio. Nella serata italiana, inoltre, la pubblicazione del beige book della Fed potrà dare ulteriori indicazioni sul rafforzamento economicodegli Stati Uniti e sulle decisioni della Banca centrale di Washington in tema di politica monetaria. In Cina, l’indice Pmi servizi calcolato da Hsbc si è attestato a 53 punti a novembre, in leggero miglioramento rispetto ai 52,9 punti del mese di ottobre. Recupera anche l’indicatore del Giappone, dove torna sopra la soglia dei 50 punti che separa la contrazione dall’espansione economica: il dato si è attestato a 50,6 punti dai 48,7 punti della passata rilevazione. Dagli Stati Uniti, intanto, continuano ad arrivare segnali di forza: ieri Wall Street ha aggiornato di nuovo i picchi del 2014, spinta questa volta dall’andamento positivo del comparto auto. Il Dow Jones ha così messo a segno il 32esimo record dell’anno: sono anche circolate voci di nuove misure di stimolo da parte della People Bank of China e l’indice ha terminato gli scambi sui massimi di seduta con un rialzo dello 0,58%. In linea gli altri indici: l’S&P 500 è salito dello 0,64%, il Nasdaq dello 0,6%. Inmattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta a un nuovo massimo da sette anni, trainato dal dollaro: al termine degli scambi, l’indice Nikkei ha guadagnato lo 0,32% (+57,21 punti) a 17.720,43 punti.Raffaele Ricciardi,repubblica
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