Diciamolo subito: questa manovra finanziaria fa schifo. Non serve a niente. Serve solo a confermare che lo Stato non ha intenzione di fare lo Stato, non vuole farlo, non sa farlo, non può farlo. Sono le lobby che governano il Paese e che spremono le poche risorse che un governo privatista-monouso riesce a "liberare" dagli interessi di una sola parte. Non c’entra niente la crisi e non c’entra niente il debito, il deficit, il rientro della spesa pubblica. Perché il centrodestra continua a spendere e sperperare un fiume di soldi, ma in una sola direzione, quella del business degli appalti e delle grandi opere inutili, reclamate dai soliti noti: siano essi i governatori di regioni "amiche" in procinto di affidare la loro fortuna alle prossime elezioni regionali (mancano quattro mesi) e a quanto da qui ad allora riusciranno a elargire sul territorio (si vedano in proposito i soldi disposti dal Cipe per la pedemontana lombarda, per fare un soloesempio); o siano i grandi profittatori di tutti i tempi, che con Berlusconi trovano una sponda sicura sul terreno delle vacche da mungere, grasse o magre che siano, negli appalti, nelle costruzioni, nella speculazione edilizia, nella sanità privata, nella scuola privata, nella ricerca privata. Tra un po’ anche nella polizia privata, nella burocrazia privata, nell’energia privata, nell’acqua privata, e via andando. Per questo ieri al Senato è passata - con i 149 sì della maggioranza, i 122 no delle opposizioni, e con i tre sfigati dell’Mpa che si sono astenuti - una manovra ridicola. Ridicola non solo nelle dimensioni, rispetto a un Paese in apnea da due anni, ben lontano dall’essere fuori dalla crisi, e che avrebbe bisogno di risorse fresche e adeguate per farvi fronte, sia sul piano delle imprese che su quello delle famiglie, ma ridicola nelle intenzioni e soprattutto nelle promesse. Tremonti aveva detto: tagliamo l’Irap per aiutare le imprese, soprattutto le più piccole chesono il tessuto produttivo dell’Italia e hanno più difficoltà ad accedere al credito. Bene, bravo, bis. Grida di ammirazione. E giù una serie di talk show dove il ministro dell’Economia faceva da guest star e si prendeva gli osanna di destra e di sinistra. Poi Berlusconi davanti alla platea degli artigiani lo ha corretto: calma, un po’ alla volta, tagli graduali, si vedrà. Fine dei talk show. Adesso nada de nada : non si può fare. L’emendamento che lo stesso governo ha proposto alla sua propria manovra dice che non si può fare né il taglio all’Irap, neppure in versione "mini", né l’introduzione della cedolare secca del 20% sugli affitti, che avrebbe dovuto sdoganare la locazione di immobili vuoti, né l’avvio del quoziente famigliare, tanto decantato e cavallo di battaglia dell’Udc di Pierferdinando Casini, che doveva servire - molto teoricamente - a ridurre il peso fiscale che grava sul groppone delle famiglie più numerose e monoreddito, dunque destinato in larga misura adalleggerire l’economia debole delle famiglie meridionali. E per farla tutta, avverso agli aiuti promessi e decantati da destinare al Sud: niente Banca del Sud, di cui tanto si era riempito la bocca lo stesso ministro Tremonti in una delle tante dichiarazioni-scoop a conclusione di un Consiglio dei ministri appositamente convocato. Il ministro più potente del governo, quello dell’Economia, voluto e difeso a spada tratta dalla Lega, che però non è riuscito a diventare vicepremier, ormai non passa giorno senza raccontare una balla, anche se nessuno più gli crede, e senza neppure arrossire, che tanto ci pensa la psoriasi a coprire la vergogna di annunci sempre annunciati e regolarmente "rinunciati". E allora niente fondi neppure per la ricerca: un’ottantina di milioni che sarebbero serviti ad assumere giovani ricercatori e a dare risposte a 4.200 precari da anni impegnati sul fronte della scienza, delle tecnologie e dell’innovazione, senza vedere un soldo e senza prospettive.L’Associazione dei dottori di ricerca parla di «ennesimo gesto d’indifferenza e prepotenza nei confronti non solo dei giovani ricercatori, ma di tutta l’Università» e di rischio che «i fondi già stanziati possano andare perduti». «Un paese che non investe nei giovani scienziati è un paese che svende il proprio futuro - ha detto in Aula il senatore del Partito democratico Ignazio Marino - ed è uno scandalo che non deve passare sotto silenzio. Dopo tante dichiarazioni di questo governo sull’importanza della ricerca, i fatti dimostrano una totale mancanza di una visione strategica per l’innovazione e lo sviluppo. Per la prima volta i fondi per la ricerca, innovazione e sviluppo scendono in Italia sotto l’1% del Pil. In Francia e in Germania superano il 2%». Ora la manovra passa alla Camera, dove si correggeranno le briciole. Ma dove saranno mai finiti tutti i miliardi che avrebbero dovuto rientrare con le agevolazioni, i vantaggi, le impunità, anche giudiziarie, assicurate conl’introduzione dello scudo fiscale?
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