2 milioni senza lavoro
La crisi è finita?
 







Carlo Magi




Oltre due milioni di disoccupati, dato più alto dal 2004, più di 14 milioni gli inattivi: se questi vi sembrano dati di un Paese in ripresa...
Le rilevazioni dell’Istat parlano di un tasso di disoccupazione che a ottobre ha superato l’8%, quando a settembre si era fermato al 7,8%, mentre il tasso d’occupazione è diminuito ad ottobre dell’1,2% rispetto all’anno precedente. I senza lavoro sono aumentati del 2% su base mensile del 13,4% su base annuale, mentre in termini assoluti le persone in cerca di un’occupazione sono salite del 2% rispetto a settembre e del 13,4% rispetto a ottobre 2008.
Un dato in particolare è drammatico: quello sugli inattivi, che sono oltre 14 milioni e 700mila. In questa categoria rientrano anche studenti e casalinghe fra i 15 e i 64 anni, ma una grossa fetta è quella che riguarda i disoccupati che nelle quattro settimane che precedono l’indagine hanno smesso di cercare lavoro secondo i canali tradizionali. Secondol’Istat gli inattivi sono aumentati di 210mila unità in un anno e il tasso di inattività è pari al 37,4 per cento, invariato rispetto al mese precedente e in aumento dello 0,4 per cento su base annua. A subire maggiormente gli effetti della disoccupazione sono, ancora una volta, i giovani e le donne. Se l’occupazione maschile a ottobre 2009 è pari a 13.801.000 unità, con un incremento dello 0,2 per cento rispetto al mese precedente, ma con una riduzione dell’1,5 per cento rispetto al 2007, quella femminile è calata sia rispetto a settembre (0,3%) sia rispetto a ottobre 2008 (0,7%). Per quanto riguarda i giovani, il dato italiano che vede la disoccupazione al 26,9%, è nettamente peggiore del resto d’Europa, dove è disoccupato il 20,6% dei giovani. Nell’Eurozona, il tasso di disoccupazione generale resta fermo al 9,8% a ottobre, nell’Unione europea sale al 9,3% dal 9,2% di settembre. Basta al ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola per dire che «teniamo meglio noi e speriamoche la ripresa ci faccia dire che si possa recuperare». Di parere contrario la Cgil, che per bocca del segretario confederale Fulvio Fammoni avverte: «La realtà dei fatti alla lunga supera ogni tipo di propaganda. La rilevazione dell’Istat è un’ulteriore conferma degli effetti gravissimi della crisi sull’occupazione, come da tempo da denunciamo». Intanto, sottolinea Fammoni, «il governo sostiene che i dati mostrino una situazione migliore della media europea ma, come invece si verifica dai dati complessivi, è un dato altissimo se rapportato al tasso di attività e di occupazione italiana, il più basso d’Europa, e al tasso di inattività, che è invece ai vertici della Unione europea».









   
 



 
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