Non credo proprio che una manifestazione come quella odierna possa risultare producente per la classe operaia. E’ emerso il vetusto scontro tra capitale e lavoro, quindi, detta in soldoni, tra il più forte e il più debole; si conosce già l’esito, sancito ormai da secoli. Fin quando la classe operaia non prenderà coscienza di essere esclusiva proprietaria di se stessa e di possedere il proprio patrimonio nella potenzialità del lavoro, non potrà esserci sviluppo concreto nè potrà esserci progettazione futura. Il capitale-denaro e il capitale-lavoro hanno un destino comune, serve solamente equilibrare adeguatamente il rapporto, con conseguente reciprocità di dignità. L’uomo-capitalista e l’uomo-lavoratore hanno questo comune denominatore che li assimila, ma vengono tenuti separati da interessi corporativi che nulla hanno a che vedere con le reali esigenze delle parti. La finanza creativa inventata da questo governo, unitamente allaprogrammazione liberista, fatta per dividere e mai per unire, ha fornito tutti i mezzi possibili alla finanza improduttiva mortificando il lavoro con la precarietà. Ha generato una ignobile "asta pubblica" del lavoro, ma al ribasso, per sfruttare ulteriormente lo stato di necessità, che impone e obbliga di accettare le condizioni più vessatorie, pur di poter lavorare. La collaborazione tra le classi non deve restare nel limbo delle intenzioni o delle ipotesi astratte, ma deve diventare la meta da perseguire: l’umanesimo del lavoro. La Democrazia trova nella società civile e democratica la fonte della sua convinzione che il lavoro costituisce una fondamentale dimensione dell’esistenza umana sulla terra. Nel nostro tempo diventa sempre più rilevante il ruolo del lavoro umano, come fattore produttivo delle ricchezze immateriali e materiali; diventa, inoltre, evidente come il lavoro di un uomo si intrecci naturalmente con quello di altri uomini. Oggi più che mailavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri: è un fare qualcosa per qualcuno. Il lavoro è tanto più fecondo e produttivo, quanto più l’uomo è capace di conoscere le potenzialità produttive della terra e di leggere in profondità i bisogni dell’altro uomo, per il quale il lavoro è fatto. Nel progetto della Democrazia ogni uomo è chiamato al suo sviluppo, e, coerentemente lo sviluppo umano di ciascun uomo costituisce e deve costituire il progresso, che resta così vincolato allo sviluppo. Dotato d’intelligenza e di libertà, l’uomo è responsabile della sua crescita, così come del suo sviluppo. Aiutato, e talvolta impedito, da coloro che lo educano e lo circondano, ciascuno rimane, quali che siano le influenze che si esercitano su di lui, l’artefice della sua riuscita o del suo fallimento: col solo sforzo della sua intelligenza e della sua volontà, ogni uomo può crescere in umanità, valere di più, essere di più, affermarsi sul suo essere, senzalasciarsi condizionare dalle parvenze dell’apparire. L’attività umana individuale e collettiva, ossia quell’ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno dell’uomo, alla sua storia, al suo destino. L’uomo deve soggiogare i mezzi di produzione e non restarne soggiogato, la deve dominare il progresso, perché non arrivi a contrastare lo sviluppo. Come persona, l’uomo è quindi soggetto del lavoro. Come persona egli lavora, compie varie azioni appartenenti al processo del lavoro; esse, indipendentemente dal loro contenuto oggettivo, devono servire tutte alla realizzazione della sua umanità, al compimento della vocazione ad essere persona, che gli è propria a motivo della stessa umanità. L’uomo deve lavorare per riguardo agli altri uomini, specialmente per riguardo alla propria famiglia, ma anche alla società, alla quale appartiene, alla nazione, della quale èfiglio, all’intera società umana, di cui è membro, essendo erede del lavoro di generazioni e insieme co-artefice del futuro di coloro che verranno dopo di lui nel succedersi della storia. Tutto ciò costituisce l’obbligo morale del lavoro, inteso nella sua ampia accezione. Quando occorrerà considerare i diritti morali di ogni uomo per riguardo al lavoro, corrispondenti a questo obbligo, si dovrà avere sempre davanti agli occhi l’intero vasto raggio di riferimenti, nei quali si manifesta il lavoro di ogni soggetto lavorante.
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