Alla fine è arrivata l’ufficializzazione di quanto tutti da tre giorni si attendevano: Axel Weber, numero uno della Bundesbank e strenuo difensore della più rigida ortodossia monetarista, non solo si ritira dalla gara per succedere al collega francese Jean-Claude Trichet come nuovo presidente della Bce dal prossimo ottobre, ma dopo aver incontrato il cancelliere tedesco Angela Merkel che fino all’ultimo ha tentato di trattenerlo dà le dimissioni anche dalla banca centrale tedesca, che lascerà dal prossimo 30 aprile. Mentre l’euro va in altalena scivolando sino sugli 1,35 dollari prima di recuperare terreno, la grande stampa internazionale nel rilanciare la notizia, anticipata da una fuga di notizie tre giorni fa, prova a fare i primi pronostici e accanto al nome del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, sinora dato come secondo favorito proprio alle spalle di Weber, cita i nomi dei banchieri centrali del Lussemburgo, Yves Mersch, edella Finlandia, Erkki Liikanen, come possibili aspiranti alla poltrona più alta di Eurotower, dando qualche chance anche al tedesco Klaus Regling, al momento a capo dell’Efsf, il fondo “salva stati” europeo varato lo scorso anno per affrontare la crisi dei PIIGS. Quella di Draghi, unica candidatura finora a godere dell’appoggio ufficiale del proprio governo (sostegno che il ministro dell’Economia e Finanze, Giulio Tremonti, ha ribadito ancora oggi dal parlando alla stampa estera) sembra al momento la candidatura più forte, anche se in molti si attendono dalla Germania uno scatto d’orgoglio per evitare di far apparire come una sconfitta su tutta la linea l’uscita di scena “per motivi personali” del “super falco” Weber. Per questo non è da escludere il sostegno della Merkel a qualche altro candidato, come il governatore della banca centrale austriaca, Edwald Nowotny, che peraltro oggi si è affrettato a escludere una sua candidatura. Il tempo comunque stringe, tanto che neicorridoi di Bruxelles qualcuno sostiene che Trichet potrebbe persino pensare ad una ricandidatura. Ipotesi che appare poco probabile, come poco probabile sembra l’idea stessa che la Merkel, che fino all’ultimo ha cercato di dissuadere Weber dal suo proposito, riesca realmente a cambiare con successo cavallo. La stessa candidature di Draghi, del resto, lascia freddi molti analisti, a partire da quelli di Nomura, che ricordando i difficili rapporti tra il governatore e il ministro del Tesoro e la nutrita schiera di esponenti italiani ai vertici di istituzioni europee sostengono che non sarà il banchiere italiano a succedere a Trichet. Non che la politica della Bce sia destinata a cambiare in base al nome del suo prossimo presidente: quasi tutti i banchieri centrali europei sono da tempo allineati su posizioni non distanti da quelle di Weber, al di là dei distinguo e delle richieste di maggior o minor indulgenza avanzate dai singoli governi. Per questo alla fine potrebbe passareuna soluzione di compromesso: promuovere alla presidenza della Bce Juergen Stark, tedesco come Weber, ma meno vistosamente “falco” come lo stesso Draghi. E già nel board della banca centrale europea dal 2006, il che limiterebbe il suo mandato a un triennio. Il tempo necessario, probabilmente, per chiudere l’attuale crisi del debito dei PIIGS e preparare una nuova candidatura “forte” da parte della Germania e dei suoi alleati.de affaritaliani-Luca Spoldi
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