La rivolta del mondo arabo e la fine del capitalismo
 







Rosario Amico Roxas




Alla base delle guerre, in questo esordio cruento del 3° millennio, c’è l’interesse economico, sia di singole multinazionali, che di Stati i cui vertici sono assoggettati a quelle stesse multinazionali che ne hanno sponsorizzato la formazione; questo interesse trova nella globalizzazione dei mercati la sua attualità.
La globalizzazione dei mercati, intesa come momento culminante del capitalismo spinto, per essere accettata necessita di essere imposta; il consumismo a cui porta non può essere accettato passivamente dai  popoli, che non vogliono privilegiare i consumi fittizi, ma le necessità  reali.
Queste necessità reali sono state mortificate per decenni dall’indipendenza e, precedentemente, per secoli di colonialismo; chi ha pagato per tutti è stato il popolo, succube delle potenze coloniali prima e successivamente di avidi governanti, affascinati dalle promesse del capitalismo.
Tra l’altro proprio la globalizzazione provocal’acuirsi dello sfruttamento del lavoro minorile, del lavoro femminile sottopagato, perché produce esigenze di manovalanza a basso costo, tutto a discapito dei livelli di istruzione, perché gli stessi genitori inseriscono i figli nel panorama sordido dello sfruttamento prima possibile; lo impone la legge della sopravvivenza. Dopo avere usato tutte le leve del marketing avanzato, la politica della globalizzazione deve imporsi con altri mezzi, anche con i mezzi della violenza. Questo capitalismo avanzato e spinto alle estreme conseguenze , promosso indiscriminatamente dall’opulento mondo occidentale, conduce a diverse forme di consumo; oggi non si produce più per soddisfare i bisogni del consumatore, o per migliorare la qualità della vita, oggi si produce e basta, quindi, attraverso l’uso indiscriminato delle leve di marketing, si creano falsi bisogni; il consumatore è solamente un’entità da sfruttare attraverso l’imposizione di falsi bisogni.
Possiamo affermare che l’economiacapitalistica genera la globalizzazione dei mercati, la loro fusione consequenziale, per affermarsi sempre più, genera le politiche aggressive.
Di segno opposto è l’indicazione operativa del cooperativismo, che si realizza nella integrazione fra i popoli, l’integrazione fra i popoli non è altro che la internazionalizzazione del concetto portante del cooperativismo, che a sua volta è l’aggiornamento dell’originario concetto di ’corporativismo cattolico’.
Con il concetto di integrazione fra i popoli viene recuperato il ruolo etico dell’economia, che ritorna ad essere una funzione al servizio dell’uomo, e non,  come accade nel sistema capitalistico, un modo per asservirlo alle esigenze dell’economia, fino alle estreme conseguenze, con lo sfruttamento, con una nuova schiavitù, con l’aggressività camuffata da nobili ideali, ma in realtà finalizzata alla rapina delle materie prime e delle fonti energetiche che servono al capitalismo in maniera sempre più esponenziale, mentreintere popolazioni, che, peraltro, costituiscono la grande maggioranza della popolazione mondiale, covano la ribellione motivata e giustificata dall’indigenza.









   
 



 
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