Da Geronzi alle guerre quanti soldi per il Paese!
 











E’ difficile trattenere male parole e un sentimento di disgusto, che è quel che si prova leggendo quanto si è portato a casa legalmente Cesare Geronzi, solo a tener conto dei due ultimi incarichi che ha ricoperto. Ci indignamo giustamente, ma altrettanto giustamente si sa che indignarsi serve, ma non basta. Intanto, in questo paese diviso materialmente e socialmente dal crescere vorticoso dell’ingiustizia, studenti professori ricercatori delle Università preparano una sacrosanta protesta in forma di manifestazione di piazza. Niente di più giusto, ma incomincia a non bastare.
Quando l’indignazione è al colmo (come risultò esserlo il 13 febbraio e si incarnò nella domanda: «Se non ora, quando?») ne fui naturalmente felice: ma mi dissi, adesso speriamo che non parta un andamento ripetitivo della forma e dello slogan, che raccoglierà sempre meno persone. E’ un dèja vu: è successo col movimento per la pace che passò da tre milioni a pochi nel giro dialcuni mesi; è successo a "usciamo dal silenzio"; può succedere anche a "Se non ora, quando?" E come si fa perchè non succeda? Ragioni per andare in piazza a protestare ce ne sono in quantità. Ad esempio, una grande manifestazione per gridare contro i pacchi di soldi che arrivano a Geronzi con scandalo senza misura, mentre cala il potere d’acquisto delle famiglie va bene. Però se non si fa qualcosa d’altro, può essere che molti si convincano che non c’è modo di rimediare e si avviliscano qualunquisticamente o cedano alla violenza.
Sono in gioco infatti molte cose importanti. Il lavoro, il futuro del paese, la giustizia sociale, la pace; e sembra mancare la disposizione culturale a connettere gli eventi, a cercare altre forme del vivere associato. E a chiedere precise informazioni e ricavarne accuse fondate. Un nuovo terremoto in Giappone non solo aumenta angosce e lutti, ma mette in pericolo altre centrali nucleari e scopriamo che anche queste sono state e sono gestite dalle stesseimprese che non hanno vigilato sulle prime colpite e nessuno si domanda quanto petrolio si è sversato nel Golfo del Messico: sempre gestioni privatistiche delle risorse e delle ricerche. E quanto ci vorrà perchè le continue acque radioattive che arrivano nell’Oceano in quantità non preoccupante finiranno per accumulare una quantità non trascurabile? O se l’uranio impoverito che sta nei missili che cadono dal cielo libico magari sulle corazze dei carriarmati, disperdendosi nell’aria, possa essere portato dai venti mediterranei sulle nostre coste?
La mia proposta è che - ricordando sempre che la violenza è ripetitiva quantitativa e inutile, mentre la nonviolenza è sorprendente e creativa - si provi a calcolare quante borse di studio si possono finanziare riducendo a dimensioni decenti i soldi da dare a Geronzi per poi fare un incontro col ministro delle Finanze e regalargli lo studio ad hoc. Oppure si può calcolare quanti soldi è possibile risparmiare non mandando aerei in Libia nénavi sotto il comando Nato e fare incontri con sindaci che debbono chiudere servizi alle persone, oppure privatizzarli. Si può pensare a molti modi per gestire meglio il gettito fiscale, dopo aver combattuto come si deve, ma non si fa, l’evasione. Insomma, persino Geronzi può essere utile. Non tutto il male viene per nuocere. Lidia Menapace









   
 



 
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