Si stanno sommando tutte le premesse per cui appare indispensabile una stretta economica in grado di favorire le condizioni per sgattaiolare da questa crisi travolgente alla ricerca di un approdo che migliori le condizioni generali dalla nazione. L’Europa ha condensato in poche esigenze i compiti che il governo deve svolgere per recuperare credibilità e rendere più solide le condizioni finanziarie e scoraggiare l’aggressività della speculazione che vegeta sulle debolezze degli Stati. A causa di un debito pubblico, che in questi ultimi otto anni di governo Berlusconi si è ulteriormente dilatato, l’UE ci impone: a) Ridurre gli interessi b) Ridurre il debito c) Ridurre entrambi d) Raggiungere in tempi ridottissimi il, pareggio di bilancio. Il debito pubblico è paragonabile ad un elastico che regge il peso di tale debito; più è pesante il debito e maggiormente si allunga l’elastico, con la logica conseguenzadi aumentare la tensione a cui l’elastico è sottoposto. A questo punto intervengono anche fattori esterni, come una tempesta dei mercati o, peggio, una spinta speculativa che profitta della distratta debolezza del governo e soffia su quell’elastico che continua ad allungarsi, fino ad avvicinarsi al punto di rottura, cioè il default del debito. A questo punto le misure scavalcano i dettati economici e diventano problemi politici, di metodo e di scelte di fondo. Come soddisfare le quattro priorità che ci impone l’UE, che ha assunto l’onere di fare da tutor a questa Italia così malamente amministrata ? Non c’ altra via che ricorrere ai cittadini per ottenere i finanziamenti necessari per interrompere il circuito perverso. Dovrà essere la politica ad indicare il metodo e, soprattutto, quali cittadini chiamare all’intervento. Il liberismo berlusconiano, per bocca del suo ideatore, esclude nella maniera piùcategorica il ricorso ad una patrimoniale che escluda i modesti patrimoni frutti di lavoro e di risparmi, spesso forzato, per investire i grandi patrimoni, sempre più spesso parassitari, che non producono nulla ma generano quell’economia della finanza che privilegia sia i grandi patrimoni ereditari che le enormi liquidità delle varie organizzazioni malavitose. Ma chi si oppone con maggiore insistenza alla patrimoniale, oltre allo stesso Berlusconi, in un eclatante conflitto di interessi personali, è lo IOR, la banca vaticana per la quale si ipotozza, con voci sempre più chiare e forti, un interesse diretto nell’attuale speculazione. L’opposizione alla patrimoniale da parte del Vaticano è la merce di scambio con il governo, al quale promette appoggio elettorale. La più grande concentrazione immobiliare valutata in oltre il 30% degli appartamenti ubicati in Roma, esige l’esenzione fiscale, pur lucrando in maniera fin troppo efficace sugli affitti. I bassi costidi affitto, infatti, sono riservati ai componenti la “casta” che saranno chiamati a votare i benefit riservati al patrimonio vaticano, mentre per i bisognosi non esiste neanche la carità cristiana di agevolare i più deboli: il 60% degli sfratti legali, infatti, è ad opera del Vaticano o sue diramazioni. Berlusconi difende se stesso e metto dentro anche i9l Vaticano, per lucrarne l’appoggio elettorale, mentre si prevede una manovra penalizzante per la piccola e media borghesia, nonché per le fasce più deboli della popolazione.
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