Dai Btp allo spread, ecco il vocabolario della crisi
 











Di seguito un glossario dei termini più utilizzati per capire meglio la crisi dei mercati.
BTP-BUND - Sono titoli di Stato pluriennali italiani (Btp, buoni del tesoro poliennali) e tedeschi (Bund). Con le loro emissioni i due stati si finanziano sui mercati. Il loro rendimento, che viene fissato con un’asta, e’ un indice della salute finanziaria e della credibilita’ dei due paesi. Sul mercato secondario il Btp decennale ha raggiunto il massimo spread (vedi voce) con i Bund tedeschi: questo significa non solo che per l’Italia diventa piu’ caro ripagare il debito pubblico (vicino al 120% del Pil), ma anche che le previsioni dei mercati sulla salute finanziaria del paese sono negative.
SPREAD - E’ una misura del rischio di insolvenza associato a un titolo di stato e, di conseguenza, della salute finanziaria di un Paese. Tecnicamente e’ il differenziale, valutato dal mercato, tra il rendimento di quel titolo e ilrendimento di un titolo corrispondente di uno Stato considerato privo di rischio, come la Germania. Lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi a 10 anni ha raggiunto livelli da primato. E’ un record dall’introduzione dell’euro e indica un aumento del costo per l’Italia di finanziarsi sui mercati. Nuovi picchi hanno raggiunto anche gli spread di Portogallo e Irlanda, ma anche la Francia e’ al massimo livello da marzo 2009.
RATING - Le agenzie di rating sono societa’ private indipendenti che valutano il rischio associato a un titolo o a chi lo emette, sia un ente privato o pubblico, come uno Stato. Il loro giudizio e’ sintetizzato nel rating, un punteggio (espresso in lettere e cifre) che rappresenta la capacita’ dell’emittente di far fronte ai propri impegni e ha un enorme impatto sulle decisioni degli investitori. Le principali agenzie di rating - Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch - sono oggetto di forti critiche per il loro ruolo nella crisi. L’Unioneeuropea e l’Fsb sono al lavoro a una riforma per limitare la loro influenza sui mercati.
SOSPENSIONE TITOLI - Per evitare turbolenze eccessive sui mercati, al variare dei prezzi di un titolo oltre una certa soglia (che per le azioni e’ del 10%) le negoziazioni su quel titolo vengono automaticamente sospese. La sospensione puo’ avvenire anche su decisione discrezionale della Consob. Alla sospensione segue un’asta di volatilita’ per fissare un nuovo prezzo.
VENDITE ALLO SCOPERTO - Le vendite allo scoperto (o ’short selling’) sono operazioni che sfruttano la possibilita’, prevista sui mercati finanziari, di vendere titoli senza averne l’effettivo possesso e di acquistarli solo in seguito per consegnarli alla controparte. Di solito sono legate ad attese - o a speculazioni - su un prezzo in calo e possono rappresentare un ’pericolo’ e una fonte di ulteriore instabilita’ dei mercati, se effettuate da grandi investitori come gli hedge fund. Per questodomenica 10/7 la Consob ha imposto un obbligo di comunicazione per le vendite allo scoperto di dimensioni importanti. L’obbligo scatta per le operazioni che raggiungono lo 0,2% del capitale della societa’ e, successivamente, a ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale.
CDS - I Credit default swap (Cds) sono strumenti finanziari derivati che funzionano come un’assicurazione. Chi compra un Cds, infatti, si impegna a pagare al venditore un premio in cambio del rimborso, solo in caso di default, del valore dell’obbligazione oggetto dell’insolvenza (di solito un titolo di Stato). Vengono quotati in termini di spread (vedi voce) e il loro valore e’ una misura dell’affidabilita’ dei titoli sottostanti (come il rating, vedi voce). Nascono come derivati di copertura dal rischio ma si sviluppano come strumento speculativo per scommettere sul possibile fallimento di uno Stato o di un emittente privato. Il Parlamento europeo ha approvato la scorsa settimana unarelazione in cui ha chiesto maggiori regole e piu’ trasparenza per il mercato dei Cds.
DEFICIT/PIL - Il rapporto deficit/pil e’ una misura fondamentale del rigore nei conti pubblici di uno Stato. E’ data dal rapporto tra il saldo tra le entrate (principalmente il prelievo fiscale) e le uscite (la spesa pubblica e gli interessi pagati sul debito) di uno Stato e il suo prodotto interno lordo (Pil). All’origine della manovra triennale in discussione al Parlamento c’e’ l’impegno assunto in sede europea ad azzerare il rapporto deficit-Pil nel 2014. Per il 2011, invece, l’Unione Europea prevede per l’Italia un rapporto del -4,0% (inferiore alla media dell’Eurozona che e’ del -4,3%) che convive pero’ con un debito pubblico pregresso pari al 120,3% del Pil e secondo solo a quello della Grecia. I criteri fissati a Maastricht per essere ammessi nell’area euro prevedevano un rapporto deficit/Pil inferiore al 3% e un debito pubblico inferiore al 60% del Pil.
PAREGGIODI BILANCIO - Il pareggio di bilancio e’ l’obiettivo della manovra, da raggiungere nel 2014. Equivale a un rapporto defict/Pil (vedi voce) pari a zero e la sua credibilita’ e’ una variabile fondamentale nell’attacco speculativo di questi giorni, che sfrutta la debolezza del Governo e del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, intervenuto venerdi’ per tranquillizzare i mercati, non a caso ha definito ’’credibili il pareggio del bilancio nel 2014 e l’avvio di una tendenza al calo del rapporto debito/pil’’. La riduzione del rapporto deficit/Pil e’ considerata l’unico modo per ridurre lo stock del debito pubblico.









   
 



 
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