Giornata di forti vendite a Milano che alla fine perde il 4,52% e brucia 15,3 miliardi, in linea con i listini di tutto il Vecchio Continente. Sui mercati europei sono scattate le vendite subito dopo l’apertura, in scia alle previsioni pessimistiche della Federal Reserve sull’economia americana ed alla chiusura in profondo rosso delle Piazze asiatiche. A fine giornata Parigi cede il 5,25%, Francoforte il 4,96%, Londra il 4,67%. In Europa, dove i riflettori sono sempre puntati sulla crisi del debito, scivolano le banche, con il settore che arretra del 5,25%. Perdono meno del comparto gli istituti italiani, con Intesa Sanpaolo a -0,36% e Mediobanca a +0,36%, nonostante il taglio del rating da parte di S&P. In netta controtendenza Bpm (+5,53%) che scommette sul riassetto della governance e sull’aumento di capitale. Forti vendite anche su Fiat: -4%. Con la seduta di oggi Piazza Affari ha ridotto la sua capitalizzazione a 316 miliardi di euro:alla vigilia del venerdì nero dell’8 luglio l’intero listino valeva 430 miliardi. Come a dire che in una sola estate sono stati persi oltre 100 miliardi. Segnali di forte preoccupazione arrivano anche da Wall Street dove gli indici hanno aperto in forte ribasso in scia ai futures senza mai invertire la rotta: -2,83% l’S&P, -2,46% il Nasdaq. Le domande di sussidio per la disoccupazione sono calate meno delle attese, una notizia che, insieme al calo di fiducia dei consumatori, ha affossato i mercati. E anche il segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner, ha messo in guardia i mercati: "La crisi europea è maggiore della Grecia", anche se Atene "non sarà una nuova Lehman Brothers". Sui mercati stanno quindi pesando diversi fattori oltre alla questione greca. Preoccupa il rallentamento della dell’economia cinese, in base ai dati sull’industria manifatturiera. Una situazione che sta spiazzando i risparmiatori: crollano l’oro e il petrolio sul timore che la domanda dall’Asia sicontragga. Dall’altro lato si rafforza il dollaro, minacciando così l’export americano. In Italia pesa anche l’incertezza sulle scelte del governo. Lo stesso Tesoro ha dovuto rivedere le stime al ribasso sullo stato dell’economia 1 e secondo gli addetti ai lavori l’esecutivo dovrà varare una terza manovra finanziaria da almeno 10 miliardi. Come a dire che il governo non ha più la presa sui conti pubblici. Un segnale d’allarme che arriva anche dalla corsa dello spread tra i titoli di Stato italiani e i bund tedeschi a 10 anni: il differenziale di rendimento ha chiuso a quota 400 dopo essere arrivando fino a 412 punti. Tradotto: l’Italia per ottenere nuovi finanziamenti deve pagare il 4% in più della Germania. Ma sarebbe andata peggio se - ancora una volta - non fosse intervenuta la Bce acquistando titoli italiani. Giuliano Balestreri-la repubblica
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