Brancaccio: -Fondo salvastati, Berlino miope Cambino linea o qui salta tutto-
 











Emiliano Brancaccio, di fronte all’aggravarsi della crisi, il vertice Ue di Bruxelles discute quali misure adottare. La proposta della Francia di trasformare il fondo salvastati europeo in una banca è stata però respinta dalla Germania. E allora come intervenire?
L’orientamento della Germania rende il fondo salvastati praticamente inutile. Nel senso che, impedendo al fondo di agire come banca, non gli vengono fornite le munizioni necessarie per contrastare le vendite di titoli pubblici europei. Questo significa che la salvezza o meno della zona Euro si giocherà tutta soltanto nel consiglio direttivo della Bce.
I tedeschi non vogliono pagare i debiti dei paesi poco virtuosi. Angela Merkel ha ribadito che bisogna «sanzionare in modo più forte chi viola sistematicamente il pattto di stabilità» e ha chiarito che il contributo della Germania al fondo salvastati, 211 miliardi di euro, non aumenterà.
In primo luogo andrebbe ricordatoalla cancelliera Merkel che i primi a violare il patto di stabilità - e quindi a renderlo di fatto non più cogente - furono proprio Germania e Francia nel 2003. In quell’occasione si decise di non procedere con le misure sanzionatorie. Ma, più in generale, va chiarito che per il salvataggio della zona euro non serve l’aumento del contributo che i singoli paesi versano al fondo. Anche perchè se si continuano a tartassare contribuenti e lavoratori per pagare i creditori, si genera un effetto recessivo sull’economia; di conseguenza, diminuiscono le entrate e diventa più difficile pagare i debiti. Bisogna invece far sì che la Banca centrale europea agisca da vero prestatore di ultima istanza. Il che significa che la Bce deve acquistare titoli di Stato attraverso l’emissione di nuova moneta e soprattutto in misura molto più massiccia di quanto abbia fatto finora. I numeri parlano chiaro: dall’inizio della crisi la Bce ha visto aumentare il proprio portafoglio titoli soltanto del 77%; nellostesso periodo la Federal Reserve ha aumentato la quantità di titoli - e quindi di moneta emessa - di oltre il 200%. Da ciò si capisce come Francoforte abbia un orientamento ancora troppo restrittivo rispetto alle esigenze di solvibilità del sistema.
In difesa dell’Italia si schiera l’economista francese Fitoussi. «Chiedere a un paese di fare una riforma strutturale come quella delle pensioni in due giorni - osserva - è una cosa mai vista. A me sembra che la coppia franco-tedesca abbia bisogno di un capro espiatorio per giustificare l’incapacità dell’Europa di prendere decisioni». Sei d’accordo?
Purtroppo Fitoussi ha ragione. Ma la responsabilità è soprattutto del presidente Sarkozy. Nel senso che una volta la posizione strategica della Francia nell’Unione era di alleanza con l’Italia e con gli altri paesi periferici per arginare la potenza tedesca. Oggi la strategia della Francia è di restare attaccata alla Germania costi quel che costi.
Secondo ilneopresidente della Bce Mario Draghi è però sbagliato sperare negli altri per salvarci. «L’Italia deve affidarsi a se stessa». E’ così?
Non proprio. Tra il 1998 e il 2008 l’Italia ha fatto registrare una caduta record degli indici di protezione del lavoro, realizzando un contenimento senza precedenti della dinamica salariale. Ciò nonostante continuiamo a registrare un problema di competitività. Perché? Perché contemporaneamente anche la Germania ha fatto lo stesso. Nell’ultimo decennio la crescita reale dei salari tedeschi è stata pari a zero. Noi possiamo fare tutti i sacrifici che vogliamo, ma se la Germania non arresta la sua politica di deflazione salariale competitiva qui salta tutto. La proposta per lo sviluppo di Alesina e Giavazzi, essenzialmente fondata su un ulteriore contenimento del costo del lavoro, non tiene conto di questo squilibrio strutturale e non spiega come mai questa ricetta finora per noi non abbia funzionato.  intervista di RobertoFarneti









   
 



 
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