EUROPA L’Apocalisse dietro l’angolo
 











Paul Krugman non ci va per il sottile stavolta e già nel titolo del suo recente articolo sul New York Times definisce la situazione europea a rischio di una “Apocalisse a breve scadenza”. Fu Giovanni a definire per primo la visione dell’Apocalisse: qualcosa di assolutamente sconvolgente per l’intera umanità. Quindi definire qualcosa come una “apocalisse” non è dunque uno scherzo, e se Krugman, premio Nobel per l’economia 2008, lo dice è perche ne intravede veramente il rischio concreto.
Viviamo in un’Europa dei castelli di sabbia. Che pretende cioè di tenere insieme una moneta unica senza nemmeno avere una politica economica unica. E’ come se si tornasse alla parità aurea senza riserve in oro.
Krugman sintetizza magistralmente questa situazione definendola: “...un fallace esperimento di unione monetaria senza unione politica che potrebbe precipitare con stupefacente rapidità nel giro di pochi mesi, con un costo immane sia sul piano economicoche politico”.
Basta seguire un poco il nervosismo dei mercati di questi giorni, e si capisce che Krugman è stato persino prudente nella sua affermazione, forse non è nemmeno questione di mesi, ma solo di giorni. Ormai le notizie preoccupanti sono quotidiane.
C’è la Grecia, che non riesce a formare un governo e deve tornare in una assoluta incertezza alle urne; c’è Moody’s che declassa in un colpo solo 26 banche italiane tra cui tutte le maggiori; c’è la previsione di crescita negativa (cioè in recessione) per diverse economie europee, compresa la Germania, che non è ancora in negativo, ma con una crescita prevista dello 0,5% si sta avvicinando ormai molto rapidamente anche lei a quella soglia.
E c’è Wall Street, che oltre a navigare già da tempo in “bear territory”, cioè il territorio negativo rappresentato dall’orso, si fa persino prendere in contropiede dapprima con la sua maggiore banca (J.P. Morgan Chase) che perde per più di tre miliardi di dollari sulla piazza di Londrain operazioni sui derivati finanziari, e poi riesce a fallire in pieno anche l’attesissima “i.p.o.” (Initial Public Offering) su “Facebook” che, dopo una partenza stentata è subito scesa di oltre 15 punti sotto la quotazione iniziale.
Anche analizzandoli in modo “classico”, come fanno generalmente i maggiori quotidiani finanziari, nei mercati non si può scorgere attualmente altro che nervosismo, elettricità e tensione vicina alla fibrillazione. Se poi consideriamo anche la possibilità che arrivino al momento opportuno anche i ben noti colpi bassi dei grandi speculatori, pronti a gettarsi a capofitto nella mischia del listino con un tempismo degno delle migliore jene, con azzecate operazioni short sui titoli che scendono in uno stato di pre-decomposizione, lo scenario che può portare all’apocalisse di Krugman è completo.
La Banca Centrale Europea è già responsabile di aver commesso errori grossolani nel 2010 e 2011, quando ha avallato sciagurate politiche di austeritycontemporaneamente a politiche suicide sui tassi interni varate in proprio, e mantenendo a lungo il cambio euro-dollaro palesemente favorevole al dollaro, determinando così la grave recessione che colpisce ora il continente europeo.
Non contenta prosegue ora negli stessi errori, sostenendo che la pressione sull’austerity per il rientro del debito non verrà diminuita e che pertanto anche il “patto di stabilità” (o stupidità, come qualcuno l’ha già definito da tempo) verrà mantenuto come pattuito negli accordi.
Quindi la Grecia, anello più debole della catena europea, verrà ancora puntellata (a costi insostenibili per la popolazione) dalla BCE, ma, dice Krugman, cosa succederà quando la Grecia uscirà dall’euro? (Un fatto che egli ritiene praticamente certo, per una ragione o per l’altra).
E’ lo stesso Krugman a spiegarlo. Succederà alla Spagna e/o all’Italia quello che accade oggi alla Grecia, e la Bce non avrà abbastanza denaro per sostenere allo stesso modo queste economiequando, a causa degli attacchi selettivi della speculazione internazionale sul debito dei Paesi europei presi di mira, i risparmiatori scapperanno di corsa da questi Paesi, e persino i correntisti delle banche correranno a mettersi in coda agli sportelli per ... salvare il salvabile.
A quel punto il disastro sarà totale, e assumerà, come dice Krugman, le dimensioni e la portata di una “apocalisse”.
La sua ricetta per salvare l’euro ed evitare un crollo di tale portata consiste nel fermare subito l’ossessione del rigore, sospendere il “patto di stabilità” e far crescere l’inflazione ad un tasso del 3 - 4 %.
Ma il tempo corre: o si prenderanno subito questi provvedimenti o si avrà in tutta Europa un lungo periodo di grave instabilità. Per averne una idea basta vedere quello che sta accadendo adesso alla Grecia.
Ovvero una povertà diffusa e crescente, il discredito totale delle istituzioni e l’avanzare di radicali alternative politiche.Roberto Marchesi (Dallas, Texas)









   
 



 
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