Anche i Paesi emergenti arrancano
 











Anche il Fondo monetario internazionale intravede un futuro cupo.
Mettendo una volta tanto da parte il tradizionale ottimismo sulle magnifiche e progressive sorti del Mercato globale, l’organismo usuraio di Washington ha reso noto che l’economia mondiale è in crisi. Come se nessuno se ne fosse accorto prima.
Ed inoltre, ha avvertito il Fmi, la crisi non riguarda soltanto l’Europa e gli Usa ma anche i Bric (Brasile, Russia, India e Cina), i Paesi che ultimamente avevano fatto da traino.
Il direttore generale del Fmi, l’ex ministro francese delle Finanze, Christine Lagarde,  ha sostenuto che i principali indicatori mostrano un peggioramento dell’economia mondiale. Di conseguenza, le previsioni sulla crescita globale sono più basse rispetto a quanto lo stesso Fmi aveva stimato soltanto tre mesi fa.
L’Unione Europea ha compiuto sforzi che la Lagarde ha definito “straordinari” ma ulteriori progressi devono essere fatti. La tecnocratefrancese intendeva riferirsi all’accordo sul muro finanziario anti-spread deciso la scorsa settimana ma che già il giorno dopo è stato sconfessato da Olanda e Finlandia. Un accordo che va nella “giusta” direzione. Al quale è seguita la decisione della Bce di tagliare il suo principale tasso d’interesse, adesso mai così basso allo 0,75%.
Ora però si deve insistere sulla strada intrapresa (quella di tagliare la spesa pubblica) per fronteggiare e superare la crisi in modo decisivo e per evitare effetti dannosi sulla stabilità e sulla crescita. Un problema che non è solo europeo ma globale. Nel mondo interconnesso di oggi, ha affermato la Lagarde, non ci possiamo più permetterci di limitarci a vedere cosa succede entro i nostri confini nazionali. La conclusione implicita è quella di fare nascere un governo mondiale. Quello che il Fmi sogna di diventare sin dalla sua nascita, quasi 70 anni fa.Andrea Angelini









   
 



 
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