La Corte Costituzionale tedesca ha dato il via libera alla partecipazione tedesca al fondo permanente salva Stati che era già stata approvata dal Bundestag. Il presidente della Repubblica tedesca, Joachim Gauck, potrà quindi firmare le leggi di ratifica sia del Fiscal Compact (il cosiddetto Patto di Bilancio) che dell’Esm. Non si tratta però di una cambiale in bianco. La Corte di Karlsruhe ha infatti posto una precisa condizione sull’operatività del fondo che riguarda il limite finanziario della partecipazione tedesca. Essa non potrà infatti superare il livello massimo del fondo di dotazione dell’Esm che è di 190 miliardi di euro. Di conseguenza se l’esposizione della Germania verso il nuovo fondo europeo, che avrebbe dovuto essere già operativo dal 1 luglio, dovesse aumentare oltre tale soglia, sarà necessario un nuovo voto sia del Bundestag che del Bundesrat, il Senato regionale. L’intervento della Corte Costituzionale è stato innescato daun ricorso presentato dalla Linke, il partito di sinistra, che aveva giudicato l’istituzione dell’Esm una violazione della sovranità nazionale tedesca, che sarebbe stata ceduta ad organismi europei. Oltretutto, questa era la tesi, essa avrebbe innescato nuovi impegni di spesa per la Germania, non previsti nella legge di bilancio, e che come tali essi peseranno sulle tasche dei cittadini tedeschi. Al vertice europeo del 28-29 giugno era stato deciso che l’Esm, contrariamente al suo predecessore, il fondo provvisorio salva Stati, l’Efsf, potrà comprare titoli pubblici dei Paesi sottoposti a pressioni sui mercati finanziari internazionali per diminuire lo spread con i Bund tedeschi. Si tratta di pressioni che in realtà sono speculazioni provenienti dai mercati anglofoni e che nell’ultimo anno hanno preso di mira i Bonos spagnoli e i Btp italiani, in particolare quelli a 10 anni, la cui quotazione di mercato dà il senso dello stato di salute attribuita alle finanze pubbliche di questo oquel Paese. Fare cadere la quotazione di mercato di Bonos e Btp finisce inevitabilmente per spingere in alto il rendimento dei titoli aumentando gli interessi che si dovranno pagare sulle future emissioni e facendo saltare i piani finanziari che i governi hanno impostato per gli anni a venire. L’effetto più rilevante di una tale azione, che si sviluppa da Wall Street e dalla City e dai paradisi fiscali a sovranità anglofona, tipo le Cayman, è quello di indebolire il sistema della moneta unica. Colpendo i Paesi in difficoltà nel fare quadrare i conti pubblici si mettono in difficoltà anche gli altri Paesi come la Germania e la Francia che rappresentano lo zoccolo duro dell’Unione europea e dell’Eurozona. Si tratta in soldoni della vecchia e mai cessata azione di Stati Uniti e Gran Bretagna contro l’Europa per salvaguardare il ruolo del dollaro e della sterlina come moneta di riferimento negli scambi internazionali. L’euro, nonostante tutte le critiche che gli si possono muoverecome mezzo per svuotare la sovranità degli Stati, nonostante che i rapporti di cambio stabiliti all’epoca della sua entrata in vigore abbiano penalizzato alcuni Paesi (l’Italia) e favorito altri (la Germania), resta pur sempre un pericoloso concorrente per le due valute anglofone e come tale da combattere. La decisione tedesca, la Germania era l’ultimo Paese membro dell’euro a dover ratificare il tratto costitutivo dell’Esm, era quindi molto attesa sia dai mercati (e dagli speculatori) che dai singoli governi. La possibilità che l’Esm (Meccanismo europeo di stabilità) possa comprare Btp e Bonos o altri titoli, ha portato in alto il rendimento del Bund decennale facendo calare automaticamente il differenziale con i titoli italiani e e spagnoli. Quello dei Btp con i Bund è subito calato a 340 punti. Sempre troppo alto almeno secondo quanto giudica la Banca d’Italia che la settimana scorsa aveva fissato a 200 punti il livello corretto dello spread con i Bund. Con questa decisione,ha commentato Angela Merkel, la Germania ha mandato un forte segnale all’Europa. A giudizio della Cancelliera, che guarda già alle elezioni politiche del prossimo anno, “affermare i diritti del Parlamento dà protezione a chiunque sia in questa aula così come ai cittadini di questo Paese. Tale protezione – ha continuato - è importante per il percorso che stiamo imboccando. Oggi è un buon giorno per la Germania e l’Europa”. Ora per rendere operativo l’Esm si dovrà attendere l’apposita riunione dell’Eurogruppo fissata a Bruxelles per l’8 ottobre. Il trattato sul Fiscal Compact entrerà invece in vigore non appena almeno 12 paesi dell’Eurozona lo avranno ratificato, ma in ogni caso non prima del 1 gennaio 2013. Per il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, i due trattati costituiscono un passo verso una più stretta integrazione fiscale ed economica tra i Paesi dell’Euro potenziando le prospettive di un accentramento dei poteri di politica economica, la cosiddettagovernance, E diciamo noi, di un progressivo svuotamento di quello degli Stati.Filippo Ghira
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