La Bce pronta a comprare titoli pubblici
 











Come ampiamente previsto la Banca centrale europea non ha toccato i tassi di interesse.
Nella consueta conferenza stampa che segue la riunione del direttivo dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi, fedele al ruolo che gli è stato assegnato, ha ribadito che la Bce è pronta a comprare i titoli annuali o triennali dei Paesi con lo spread troppo alto rispetto ai Bund tedeschi. E’ necessario comunque approvare il Fiscal Compact, il Patto di bilancio, per rafforzare la fiducia dei mercati.
Gli Stati membri dell’euro dovranno quindi  attuare gli impegni presi riducendo il debito pubblico fino al 60% del Prodotto interno lordo e il disavanzo prima al 3% per poi puntare successivamente al pareggio.
Solo Draghi sembra credere che sia possibile concretizzare tali obiettivi con una economia sprofondata in una recessione che taglia le entrate fiscali e contributive. Di conseguenza, ed è la stessa strada scelta in Italia da Mario Monti, per laBce si deve tagliare la spesa pubblica, ad incominciare dalle pensioni e dalla sanità e smantellare lo Stato sociale. Ma è quel riferimento alla “fiducia dei mercati” a suonare stonato e non a caso. Perché un conto sono le valutazioni fatte da determinati fondi pensionistici e di investimento sempre in cerca di titoli che siano solvibili sul lungo termine e che assicurino una remunerazione ai pensionati o ai soci.
Altro è parlare di “fiducia dei mercati” quando, come nel caso dell’Italia lo spread sempre alto tra Btp e Bund decennali è il frutto di speculazioni al ribasso sui nostri titoli da parte di gruppi finanziari che dai mercati anglofoni puntano a mettere in difficoltà il nostro Paese e spingerlo ad adottare politiche economiche che, all’interno della riduzione del debito pubblico, contemplino la svendita delle nostre aziende pubbliche strategiche, le solite Eni, Enel e Finmeccanica. Il punto è tutto lì. Se ai tempi ultimi di Berlusconi il differenziale di rendimento Btp-Bundera sui 570 punti, ora dopo la cura Monti esso è sceso a quota 350. Sempre troppo alto visto che il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, mesi fa aveva detto che tenendo conto dei fondamentali dell’economia lo spread dovrebbe essere a 200 punti. Conseguenza logica, i 150 punti in eccesso sono frutto della speculazione. Una realtà che sia Mario Monti che Mario Draghi non considerano non fosse altro perché tra coloro che speculano contro l’Italia c’è anche quella Goldman Sachs per la quale il primo ha svolto consulenze e della quale il secondo è stato vicepresidente per l’Europa. Dobbiamo quindi sorbirci lezioni di buon comportamento e di sobrietà da parte di persone che hanno legami strettissimi con gruppi che sono nemici dell’Italia. Vogliamo ricordare che Monti è stato pure consulente di Moody’s?
Resta il fatto che la strategia di Draghi è perfettamente funzionale al disegno di arrivare ad una centralizzazione a Bruxelles delle spese e delle entrate conl’istituto di Francoforte a pensare all’immissione di moneta nel sistema e di fatto eliminando il ruolo delle banche centrali nazionali. Un traguardo il primo già previsto in nuce nel Patto di bilancio laddove si dice che gli Stati si impegnano a coordinare i piani di emissione del proprio debito pubblico con il Consiglio dell’Unione e con la Commissione europea.
 Le difficoltà dei singoli Paesi dell’euro nel far quadrare i conti si sono particolarmente aggravate con la crisi in corso e questo ha rappresentato per la Bce e la Commissione l’occasione per cercare di presentarsi come l’unica ancora di salvataggio. Se Draghi ha ribadito la disponibilità della Bce a comprare titoli pubblici, siano essi i Btp o i Bonos spagnoli, allo stesso tempo ha ammonito che ciò potrà avvenire soltanto se i governi manterranno gli impegni presi nella riduzione del debito. I programmi di acquisto di titoli permetteranno di fermare il rialzo dei tassi di interesse e quindi l’inflazione permettendoalla Bce di essere coerente con il suo mandato. Certo, ha dovuto ammettere Draghi, l’inflazione resta più alta del previsto e rimarrà sopra il 2%.  L’anno prossimo si spera che cali ma chi può dirlo? A premere sui prezzi è in particolare l’aumento delle imposte indirette e dei costi dell’energia. Per rilanciare l’economia, Draghi ha rivenduto la ricetta classica dei tecnocrati. Si devono fare le riforme strutturali, come quella del lavoro da rendere più precario e flessibile per invogliare imprese estere a venire ad investire in Europa. La Bce, attraverso il meccanismo Omt, è disposta quindi a comprare titoli a 1-3 anni dei Paesi a rischio spread che si siano mostrati “virtuosi” mentre al Fondo salva Stati (il nuovo Esm) spetterà comprare quelli a 10 anni.
Soprattutto Draghi, distorcendo la realtà, ha cercato di minimizzare i contrasti con la Bundesbank, il cui presidente, Jens Weidmann, presente nel direttivo della Bce, aveva votato no all’acquisto dei titoli triennali,considerandolo un propagatore di inflazione, anche se tale acquisto dovrebbe essere subito seguito da un equivalente ritiro di liquidità dal mercato. La Bce, ha sostenuto Draghi, è pienamente in sintonia con la tradizione della Bundesbank di assicurare la stabilità dei prezzi. Ma a Berlino, evidentemente, la pensano diversamente.Filippo Ghira









   
 



 
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