La Modern Money Theory e Paolo Barnard sfidano la Scuola di Chicago
 











Inutile porre l’accento sul fatto che non ne abbia parlato nessun media di regime, eccetto qualche giornale o emittente televisiva locale. Lo scorso fine settimana al Centro Congressi di Cagliari, si è svolta la seconda conferenza nazionale degli economisti della Modern Money Theory (www.democraziammt.info) intitolata “noi eravamo Piigs. Torneremo Italia”.
Dopo il successo di una settimana prima a Rimini (più di 2.000 persone erano sugli spalti), la scuola economica importata in Italia dal giornalista Paolo Barnard, autore del libro “Il più grande crimine”, riconferma il suo consenso e si prepara in vista dei nuovi incontri. Due giorni interi sono serviti agli economisti presenti a Cagliari, tra questi Warren Mosler, fondatore della MMT, Mathew Forstater, professore universitario negli Stati Uniti e Alain Parguez, filosofo ed economista francese, per spiegare agli spettatoripaganti le cause remote della crisi finanziaria e monetaria che sta lacerando l’economia globale.
Senza troppi tecnicismi, gli esponenti della Modern Money Theory si sono addentrati nelle argomentazioni e nelle tematiche più insidiose, per non dire scomode, al fine di formulare un quadro generale del sistema monetarista ed il più delle volte fornendo soluzioni politiche per uscirne. Ad introdurre il convegno è stato Paolo Barnard, che partendo da un’analisi storica ha spiegato le radici economico-filosofiche del pensiero della MMT, sino alla sua attualizzazione.
Citando gli autori che hanno dato vita all’idealismo di Warren Mosler, quali Adam Smith, Abba Lerner, Wyne Godley, Hyman Minsky, Carles Goodhart e John Maynard Keynes, il giornalista Paolo Barnard, fautore dell’iniziativa, non ha esitato ad affrontare visceralmente la situazione attuale dell’Eurozona, inoltrandosi poi singolarmente sul fenomeno italiano.
Eurozona, monitorata da un’istituzione sovrannazionale, l’UnioneEuropea, che sta fallendo la sua politica economica a causa di una moneta, l’euro, che fin dalla sua nascita ha avuto il solo effetto di rafforzare le deriva in corso ed impoverire ulteriormente i cittadini. Un fallimento dovuto principalmente alla permeabilità della Banca Centrale Europea di Francoforte che dal 2001 viene presa costantemente d’assalto dalla speculazione e dai mercati finanziari internazionali.
Ma soprattutto un fallimento dovuto alla sua politica economica, oggi diretta da Mario Draghi, dettata in realtà dalla Scuola di Economia neo-classica e neo-liberista (la Scuola di Chicago, di cui il più recente esponente rimane Milton Friedman), che individua ed accentra la risoluzione dei problemi sul forte rigorismo economico e soprattutto di bilancio. Le attuali dichiarazioni di Draghi, del resto, non nascondono affatto questa linea di pensiero, anzi la esplicitano a chiare lettere: “Molti governi non hanno ancora capito di aver perso la loro sovranità nazionale da moltotempo perché si sono pesantemente indebitati e sono alla mercè dei mercati finanziari”.
Oltre che apparire come fronte sempre più unito per gli stessi scopi qual è quello della Troika (in realtà l’Ue dovrebbe essere organismo autonomo e non inglobato e ricompreso nel “Washington Consensus”), è così imposto un modello adottato dalle stesse teorie economiche che il danno hanno prodotto.
Durante il convegno, Barnard non ha esitato a sfatare i miti (negativi) inculcati dagli stessi esponenti della Scuola neo-liberista che, con la complicità dei mass media, fecero entrare l’Italia nell’euro. Dal mito del debito pubblico a quello dell’inflazione, da quello della disoccupazione a quello della spesa pubblica (o sperpero del denaro pubblico) per infine giungere a quello del pareggio di bilancio. Tutti concetti macro-economici falsi sui quali, secondo Paolo Barnard, la governance dell’Unione Europea si è appoggiata per legittimare la moneta unica sempre destinata a fallire visti gli ultimidati di Eurostat. Basterebbe voltarsi verso il passato e analizzare la situazione italiana prima che entrasse nell’eurozona per rendersene conto: con la lira l’Italia era innanzitutto più prospera mentre oggi è entrata in una fase di recessione dove nel secondo trimestre del 2012 il debito sarebbe salito addirittura al 126,1 per cento rispetto al Prodotto Interno Lordo (a novembre del 2011, al momento delle dimissioni di Silvio Berlusconi, era del 120,1 per cento rispetto al Pil) nonostante le misure di austerità attuate in undici mesi dal leader del “governo tecnico” Mario Monti. Inoltre prima di firmare i diversi trattati europei, l’Italia era il primo Paese industriale in Europa (oggi si pone tra gli ultimi), mentre la disoccupazione era ben sotto l’8 per cento.
Addentrandosi poi nell’analisi della spirale del debito pubblico, Barnard non ha tralasciato il cardine dell’economia moderna, vale a dire, la proprietà statale della moneta e della sua emissione. Ha prima distinto gliStati a moneta sovrana (Stati Uniti d’America, Inghilterra, Giappone, Svezia) e gli Stati privi di sovranità monetaria: tra questi i 17 paesi dell’Ue che, con l’Euro, con i trattati di Maastricht e di Lisbona, con altri “patti” correlati, hanno perduto ogni forma di sovranità popolare e statale. E proprio per questa ragione, dinanzi alle catastrofi, gli Stati privi di sovranità, in particolare monetaria, non possono opporre rimedi.
Perciò Paolo Barnard e gli esponenti della Modern Money Theory, dopo essersi interessati ai meccanismi monetari relativi all’emissione di moneta, hanno ben distinto tra spesa statale a deficit positivo - possibile negli Stati a moneta sovrana - e spesa statale a deficit negativo, imposta agli Stati privi di sovranità monetaria (l’Eurozona). Di conseguenza, in seguito a questa distinzione hanno affermato - capovolgendo il sistema attuale nel quale lo Stato è privo di sovranità - che lo Stato a moneta sovrana è l’unico che spendendo a deficit positivo(spese maggiori delle entrate), ha il potere di creare produttività, ricchezza, occupazione, stato sociale, sviluppo, aumento del Pil, di redditi/consumi riducendo allo stesso tempo l’inflazione. L’uscita pilotata dall’euro al fine di riacquisire la sovranità monetaria perduta e tornare ad avere un deficit positivo, diviene quindi una necessità per i relatori di Cagliari. Come? L’Italia deve annunciare che le tasse verranno pagate in lire, come del resto tutti i pagamenti effettuati dallo Stato. Le banche di deposito devono essere separate da quelle d’investimento, in modo tale che il cittadino possa scegliere liberamente di convertire o meno i suoi risparmi senza perdere un centesimo sul conto dato che il deposito sarebbe garantito dallo Stato, poiché la banca diviene un ente pubblico.
Ma non c’è solo la Modern Money Theory. Oggi sono sempre di più le scuole e gli economisti ad opporsi al sistema economico e monetario mondiale elaborato ed esportato dalla Scuola di Chicago. Una diqueste è la Scuola Austriaca di Economia. Nel suo libro-manifesto “Ritorno al sistema aureo”, l’economista ungherese Antal Fekete spiega il collasso economico e finanziario seguito agli accordi di Bretton Woods del 1971, i quali svincolarono il dollaro dall’oro, auspicando di tornare finalmente ad un economia reale, ove solo il lavoro e la copertura aurea garantiscano l’emissione di moneta. Ma ci sono anche gli economisti “anti-euro” come il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman, il quale ha preso più volte posizione schierandosi in Europa dalla parte dei “Piigs”, da lui definiti “Stati non colpevoli dinanzi ad una moneta artificiale”.
Come c’è anche l’economista e filosofo francese Serge Latouche, nemico del consumismo e dell’ideologia occidentale che promuove il “progresso per il progresso”, il quale rifacendosi al pensiero di Karl Polanyi mira a proporre nelle sue opere, prima fra tutte “La decrescita felice”, il concetto dell’economia intesa come attività in grado di fornirei mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone. Sebastiano Caputo









   
 



 
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