Francia: il Fondo monetario pretende nuove misure iperliberiste
 











Anche la Francia finisce nel mirino del Fondo monetario internazionale, che chiede nuovi pesanti sacrifici al popolo d’Oltralpe.
L’Fmi ha infatti messo in guardia l’Eliseo e l’esecutivo sostenendo che Parigi ha bisogno di ridurre i costi del lavoro e le tasse, oppure rischia di rimanere dietro a Italia e Spagna, che stanno attuando delle riforme profonde, tanto profonde che indigenza e disoccupazione aumentano a vista d’occhio, mentre il potere d’acquisto si riduce di giorno in giorno. “Le prospettive di crescita per la Francia resta fragile riflette le condizioni di debolezza in Europa in generale, ma la capacità dell’economia francese di rimbalzo si sta indebolendo per un problema di competitività”, ha reso noto il Fondo monetario nel suo esame annuale del Paese transalpino, pubblicato il 5 novembre scorso. In sostanza per l’organismo mondialista con sede a Washington, l’unica soluzione che ha la Francia per affrontare degnamente i contraccolpidei suoi problemi strutturali sarà quella di ridurre i costi del lavoro e delle tasse, il tutto a danno dei lavoratori e dei meno abbienti, altrimenti il rischio affermano i tecnocrati del Fondo monetario potrebbe essere quello di rimanere indietro rispetto a Italia e Spagna, che stanno riformando tutto per abbattere quel poco che esisteva ancora dello Stato sociale, perseguendo prospettive iperliberiste per una nuova riforma del lavoro. Ma l’Fmi non si è fermato qui nelle sue lamentele dirette contro il governo di Parigi. Per i tecnocrati fautori del mondialismo infatti gli aumenti delle recenti tasse sui redditi più elevati – una promessa elettorale del presidente socialista François Hollande – non serviranno alla Francia a recuperare competitività rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea.
La parola d’ordine che i Signori del danaro consigliano a Parigi sarà quella di “combattere”, piuttosto che di “cooperare” nelle relazioni tra sindacati e datori di lavoro, per abbatteregli elevati contributi pensionistici e per dar vita ad un sistema in cui assunzioni e licenziamenti, ancora legati a logiche fondate sul diritto del lavoro, saranno terribilmente facilitati a danno di impiegati e/o neo-assunti, poiché per il Fondo monetario è necessario un mercato del lavoro assolutamente flessibile, meno costoso e quindi una serie di riforme impopolari, in grado di mettere fine definitivamente ai diritti delle maestranze ancora vigenti. “La perdita di competitività è anteriore alla crisi, ma rischia di diventare ancora più grave se l’economia francese non si adatta con quella dei suoi principali partner commerciali in Europa, in particolare Italia e Spagna che, dopo la Germania, sono ora impegnati in riforme profonde dei loro mercati del lavoro e dei loro settori dei servizi”, ha puntualizzato l’Fmi. In sostanza i bankster vogliono assolutamente che venga approvata una direttiva come la Bolkestein e/o la Monti bis fortemente osteggiate all’Assemblea di Strasburgodagli eurodeputati che hanno votato contro le norme turboliberiste. Ma non finisce qui.
L’Fmi ha poi precisato che con una crescita così bassa, pari allo 0,1% quest’anno e allo 0,4% nel 2013, i tagli di bilancio per la Francia dovranno essere effettuati con cautela, in modo da non ostacolare gli incentivi all’innovazione e all’occupazione. Lo stesso consiglio dell’organismo mondialista è stato inviato a tutta l’Unione europea, laddove i Soloni dell’Fmi sostengono che le istituzioni dell’Ue e i governi degli Stati membri devono “rivedere insieme la velocità del risanamento di bilancio a livello europeo, al fine di fornire maggiore sostegno alla ripresa”. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Ma sacrifici indiscriminati per tutti i lavoratori, i disoccupati e i meno abbienti francesi, come avviene ormai per tutti i popoli dell’Eurozona e dell’Unione europea.
La Spagna lascia sempre aperta l’ipotesi di un prestito internazionale per far fronte alla crisi del debito. A mettere lemani avanti è stato ieri il premier spagnolo Mariano Rajoy che ha ribadito come il suo Paese “non rinuncia” a chiedere gli aiuti europei per l’economia iberica, “se utili”, ma ha sottolineato in un’intervista rilasciata all’emittente radiofonica privata Cadena Cope che “nessuna decisione” è stata ancora adottata dal governo, anche in attesa di conoscere quali saranno le condizioni e le ripercussioni della richiesta.
A quanto pare l’esecutivo spagnolo spera in qualche modo di salvarsi dal chiedere l’ennesimo prestito dopo quello richiesto per salvare le banche e gli istituti di credito iberici sull’orlo della bancarotta. Prestito oneroso che pesa già sul debito pubblico spagnolo e che sarà pagato interamente con tagli e tasse dal popolo spagnolo, che per questo ha sfogato la sua rabbia in alcune manifestazioni particolarmente partecipate che hanno visto anche una serie di scontri con la polizia iberica in tenuta antisommossa.
Da quanto si evince dalle dichiarazioni rilasciatesempre ieri dal premier Rajoy, in un’intervista radiofonica alla Cadena Cope, comunque il governo spagnolo avrebbe, come sempre a parole, in programma una “riduzione delle tasse entro il 2014”. “Fino ad oggi non è stata presa alcuna decisione su un aumento delle tasse e spero che non sarà necessario farlo, anzi – ha spiegato Rajoy – spero che si potranno abbassare entro il 2014”. Affermazioni che lasciano il tempo che trovano e che sicuramente non potranno essere mantenute seppure fosse così presto. Il 2014 è troppo vicino per superare una crisi così difficile dell’Eurozona e della sua moneta unica. In più è sicuramente impossibile che a pagare meno tasse saranno i ceti popolari iberici, i quali invece saranno costretti a risolvere il problemi dei debiti contratti con il prestito per salvare le banche spagnole. Il conto particolarmente salato alla fine sarà restituito con interessi particolarmente onerosi con i sacrifici del popolo spagnolo che si dovrà accollare tutti i costi deglierrori commessi dai tecnocrati delle banche e dei politicanti da strapazzo, interessati soltanto a salvaguardare i loro disonesti interessi. Andrea Perrone









   
 



 
01-02-2016 - Perché gli Stati Uniti hanno deciso di distruggere il FMI?
08-11-2015 - Per gli italiani 8mila euro di tasse all’anno
02-11-2015 - Corte dei Conti contro l’8 per mille. "Pochi controlli, favorisce la Chiesa"
22-06-2015 - La stretta usuraia: eliminare il denaro contante
05-03-2015 - Un`Italia senza rappresentanza
27-02-2015 - Le Borse Ue guardano alla Germania: spread sotto quota 100 punti
16-02-2015 - Gli aiutini di Draghi alle banche usuraie
15-02-2015 - Cooperative, Guidi promette più controlli. Ma i tagli di Renzi fanno saltare revisioni
10-02-2015 - La mina derivati sull’Italia: esposta tre volte più della Germania
09-02-2015 - Tsipras smorza i toni: "L’accordo sul debito ci sarà". Juncker e Berlino lo gelano
04-02-2015 - Varoufakis da Draghi: "Incoraggiato". Tsipras: "Lavoriamo per accordo accettabile"
30-01-2015 - Sanatoria capitali al via: ecco il modello per aderire
19-01-2015 - La crisi raddoppia il patrimonio alle dieci famiglie più ricche di 20 milioni di italiani
14-01-2015 - “L’eurozona? Insostenibile. Tsipras valuti anche l’uscita dall’euro”
11-01-2015 - Ecco il piano Ue sulla flessibilità investimenti fuori dal Patto e meno tagli a chi fa le riforme

Privacy e Cookies