La recessione si aggrava, Bruxelles cerca scuse
 











La Commissione europea ha presentato il suo classico rapporto invernale sulle previsioni economiche per il biennio 2013-2014 nel quale le speranze devono fare i conti con la realtà che dice tutt’altro. Il commissario europeo all’Economia e alla Moneta, il finlandese Olli Rehn, ha infatti sostenuto che cresce la fiducia dei cittadini nell’Europa ma che tale fiducia non trova riscontri nell’economia reale. Inoltre,  ha ammesso il tecnocrate, nonostante gli sforzi fatti, la spirale recessiva si è aggravata.
Insomma, nonostante la recessione si stia accentuando, nonostante la chiusura di migliaia di imprese, nonostante l’aumento esponenziale della disoccupazione e nonostante l’aumento di una povertà che coinvolge sempre più larghe fasce di popolazione, a Bruxelles continuano a millantare che tutto è giusto e perfetto, che la fiducia sta tornando e che i cittadini guardano con occhi adoranti all’operato e ai risultati della Commissioneeuropea.
Ma Rehn non demorde e sostiene che Bruxelles ha ricevuto segnali di aumento di fiducia degli investitori e indicazioni di stabilizzazione. Come questo sia possibile lo sanno soltanto Rehn e i suoi colleghi ma bisogna pur giustificare i lauti stipendi che ingrassano il conto in banca di una burocrazia sempre più auto-referenziale e fuori della realtà. I dati economici dell’Unione europea e dell’Eurozona, ha insistito mettendo in un angolo il buon senso e la decenza, mostrano che come europei stiamo preparando la strada della ripresa, e di conseguenza dobbiamo mantenere questo ritmo di riforme strutturali.
Nel caso dell’Italia, Rehn ha rsostenuto che il nostro Paese, sotto la guida di Mario Monti, ha raggiunto una posizione di bilancio equilibrata in termini strutturali che deve essere mantenuta a causa dell’alto debito pubblico che ormai ha superato il 126%. All’epoca di Berlusconi era il 120%. E’ essenziale, ha sostenuto, che l’Italia mantenga la rotta delle riforme emantenga strategie coerenti di consolidamento. Dove le riforme sono quelle delle pensioni, con lo slittamento in avanti dell’età di quiescenza e quella del lavoro, con i licenziamenti resi sempre più facili e con l’avvento delle più svariate forme di precarietà e di flessibilità . Quella, voleva dire Rehn, è l’unica strada per convincere operatori stranieri a venire ad investire in Italia ed avere la certezza che una impresa sarà tanto più redditizia quanto più avrà possibilità di ridurre i costi fissi e quindi licenziare i dipendenti.
Quanto al consolidamento dei conti pubblici, Rehn ha osservato che una attuazione completa delle misure già varate dovrebbe permettere all’Italia un miglioramento strutturale senza la necessità di misure supplementari, almeno per quest’anno. Insomma, con tutta la sfilza di tasse che sono state varate, dall’aumento dell’Iva alla introduzione dell’Iva, ci si è garantiti di entrate continue e sicure che potrebbero permettere a Monti, o ai governi che loseguiranno o di cui potrebbe fare parte, che nei prossimi anni (nel 2013 sarà un po’ difficile) verrà raggiunto il pareggio di bilancio, con l’azzeramento del disavanzo che, appunto grazie all’aiuto delle misure fiscali, è già passato dal 4,5% al 2,9%. Rehn vede invece rischi per il 2014 perché il ritmo dell’economia potrebbe rallentare e quindi, con meno entrate fiscali e contributive i problemi potrebbero aumentare. In ogni caso, sai che soddisfazione,. Rehn ha assicurato che la Commissione europea continuerà a monitorare da vicino la situazione italiana. Il disavanzo dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, restare sotto il 3% nel 2013 e anche nel biennio 2014-2015. L’Italia è messa “sul binario giusto” dato che ha attuato correzioni “tempestive e sostenibili” dei conti pubblici. Non serve una nuova manovra correttiva e di conseguenza potrebbe essere possibile un’abrogazione della procedura per deficit eccessivo. Ma questo non potrà avvenire prima della presentazione delle prossimestime economiche di primavera, che saranno rese note in maggio.Filippo Ghira









   
 



 
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