Il sincretismo di Micha
 











Note languide e sensuali che accarezzano i colori della notte, notti di cieli stellati, notti intense di passioni, di uomini che ballano con altri uomini, senza alcuna ambiguità, notti di milongas sensuali e struggenti, in un palcoscenico vuoto che ricorda un magazzino di periferia, con le suggestioni del pianoforte di Luis Bacalov, oppure notti malinconiche e lunari sottolineate da un Notturno di Chopin, quando una coppia azzurrata avanza in punta di piedi splendente di vigore e giovinezza, e poi un riverbero del tramonto sembra irrorare della sua luce bronzo-dorata la nuova coppia e, infine, la notte copre del suo chiffon nero l’ardore arancio della sottogonna di una lei, la terza lei, mentre lui è in blu rasserenante.
Notte di colori, allora? Notte di suggestioni oniriche con le stringhe di suono che si susseguono sempre le stesse, visionarie e poetiche come la danza di Francesco Nappa, suscitate dalle musiche di Steve Reich e Philips Glass.Lo spettacolo è di scena al Teatro dell’Opera di Roma, si intitola “Notes de la Nuit” ed è articolato in tre meravigliosi momenti tanto diversi fra loro, se si esclude il fil rouge della notte. “In the Night”, il balletto d’apertura, nasce a New York per N.Y. City Ballet, ed è rappresentato per la prima volta il 29 gennaio 1970. Autore è Jerome Robbins, maestro indiscusso del musical americano, vincitore di due Oscar per “West Side Story”, e soprattutto colui che ha saputo elaborare uno stile personalissimo ed elegante che si può definire un demi-caractère, dove danza accademica, danza moderna, jazz e ballo da sala si fondono in un nuovo idioma. In “In the Night” sotto un cielo trapunto di stelle tre coppie intrecciano complicati rapporti, si riuniscono e poi si allontanano sotto le suggestioni dei Notturni op. 29 di Chopin, eseguiti al pianoforte da Enrica Ruggiero. In scena Gaia Straccamore e Amar Ramasar, principal dancer del New York City Ballet (terza coppia), accanto a loroRoberta Paparella e Manuel Paruccini, Alessandra Amato e Damiano Mongelli.
Cambio d’orizzonte ed ecco il rapinoso minimalismo di Philip Glass, le evanescenti note de Saxophone Quartet concerto mvt.1, e le pagine di Steve Reich, affidate ad ammalianti sassofoni, scelte da Francesco Nappa, geniale coreografo napoletano, ma anche musicista di musica elettronica, costumista, ballerino, pittore, insomma uomo-spettacolo, ormai ben incamminato sulla via lucente della fama, con una carriera internazionale fin dall’inizio. Le sue tappe sono state English National Ballet, i Ballets di Montecarlo, la Compagnia Reale Danese, Jiri Kilián. Oggi, richiestissimo ovunque, presenta all’Opera il suo Quartetto, scritto proprio per i mezzi espressivi di quattro coppie del corpo di ballo romano, che Nappa esalta in un momento di fulgido dinamismo, energia pura e bellezza in movimento, in una costante ricerca di astrazione resa quasi in simbiosi con la musica ipnotica, notturna, di Glass e Reich, eseguitasul palcoscenico dai sassofonisti Vittorio Quinquennale, Fabrizio Benevelli, Emiliano Rodriguez, Marco Gerboni.
Momento clou della serata è “Aria Tango” dove la maestria compositiva di Luis Bacalov (premio Oscar per il Postino) si sposa egregiamente al sincretismo creato da Micha van Hoecke tra danza classica e ritmo sudamericano, un nuovo balletto ed anche il primo balletto creato per il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera, di cui è direttore. Quel che ne risulta è un momento intenso ed elegante, ma anche passionale ed erotico che si svolge nelle scene di Carlo Savi che vogliono raccontare il tango d’antàn, quello che si ballava nelle balere e nelle milongas. Ora i ballerini non danzano nella notte evocatrice di misteri, ma la personificano e la vivono in modo surreale, attraverso le emozioni di un ragazzo, Alessio Carbone, premier danseur all’Opéra di Parigi, rimasto solo nello stage notturno. Qui arrivano come sogni o ricordi le sue ossessioni, forse i suoi pensieri, forse piùsemplicemente esperienze già vissute. Ecco che si avvicina la Notte Blu, silente e onirica. Poi il mondo degli spiriti sembra circondarlo con il fascino della Notte Bianca, il fantasma di chi abbiamo amato e perduto, ma non si è mai veramente distaccato da noi, e ancora la Notte Nera profonda ed inquietante come il mondo sotterraneo, la Notte Rossa, sensuale: fantasie e ricordi che il giorno scolorirà. Sulla scena il corpo di ballo e le stelle del Teatro dell’Opera di Roma con Luis Bacalov al pianoforte, Giovanni Tommaso al contrabbasso, Giovanni Iorio al bandoneon e Daniel Bacalov alle percussioni. Franzina Ancona

 









   
 



 
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