Non sparate sul pianista
 







di Annamaria Alagna




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Molti studiosi di musica americana impropriamente fanno rientrare negli stili jazzistici anche il ragtime. Impropriamente, perché al ragtime manca una delle caratteristiche fondamentali del jazz: l’improvvisazione. Il ragtime è infatti il risultato della composizione ed è musica scritta essenzialmente per pianoforte. Quello che lo avvicina al jazz è il senso del ritmo: lo swing e la comune derivazione afro americana. Il ragtime è inizialmente un genere musicale d’ispirazione nera, pianistico. Il nome deriva da time = tempo, e rag = straccio, stracciato. Per quanto possa rappresentare un importantissimo stile pianistico che influenzò non poco i grandi compositori della vecchia Europa a cavallo tra Otto e Novecento, quali Stravinsky e Hindemith, in Italia –e fino a un decennio fa anche in Europa- non esisteva alcun libro su tale musica che non fosse edito negli Stati Uniti. Questa lacuna è stata colmata sin dal 1984 dal musicologo Gildo De Stefano cheha pubblicato, in versione aggiornata per il Terzo Millennio, il libro Ragtime, Jazz & dintorni - La musica sincopata da Scott Joplin al Terzo Millennio - Prefazione di Amiri Baraka/Leroi Jones e Postfazione di Renzo Arbore (Sugarco Edizioni, Milano 2007 - pp. 272 - Euro 18,50). Il merito di De Stefano è quello di aver raccolto certosinamente ogni materiale culturale possibile su questo genere musicale che ancora oggi è diffuso enormemente al di qua e, soprattutto, oltreoceano in rassegne e festival internazionali. In Italia il ragtime ha raggiunto la sua massima notorietà nel 1988, grazie al Festival Italiano di Ragtime di cui lo stesso De Stefano è direttore artistico e che si svolse nel grande auditorium del Complesso Monumentale di Castel Sant’Elmo, sito nella Certosa di San Martino, a Napoli.









   
 



 
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