Il tramonto del libero pensiero
 











Nell’Italia della democrazia sospesa, della coincidentia oppositorum assurta a sistema, della bancarotta finanziaria e della moneta unica esiste ancora il libero pensiero e la possibilità di esprimere il dissenso? L’imperante visione unidirezionale della storia sembra far propendere per una risposta negativa.
L’erosione irrefrenabile della sovranità nazionale da parte di strutture comunitarie estranee ai principi democratici, lo sradicamento pianificato dei valori identitari da parte dei colonizzatori multiculturali, il passaggio dal governo pubblico dell’economia al controllo bancario della politica sono soltanto alcuni dei virus inoculati nel diritto positivo e realizzati con l’entusiasmo servile o, nella migliore delle ipotesi, con l’ignavia di una collettività non più adusa ad autodeterminarsi, cloroformizzata dalla complicità interessata di élites subalterne. Eppure il malcontento cova, il deficit partecipativo aumenta, iltentativo dell’intermediazione politica tradizionale di interpretare le istanze sociali di cambiamento è fallito.
La domanda iniziale, allora, potrebbe essere formulata diversamente. Ci si dovrebbe chiedere se esista la capacità di esprimere alterità, di aggregare opposizione ad uno sviluppo a senso unico delle vicende umane, siano esse socio-politiche od economiche. Una opposizione non da tradurre riduttivamente in senso parlamentare o movimentista, ma ideale, intellettuale, di coscienza.
La pseudo cultura dominante che rifugge dall’esercizio dello spirito critico ha difatti invaso e pervade ogni recondito anfratto del vivere civile. Ogni aspetto delle relazioni sociali è viziato dal pensiero unico, dove per esso non si intende, certamente, solo l’omologazione al produttivismo efficientista in ambito economico, l’adesione fideistica al razional-liberalismo in quello politico o la rinuncia all’eccellenza e al merito in campo sociale, in nome di una rincorsa compiaciuta quantoinarrestabile verso la mediocrità e il pauperismo.
Il pensiero unico è anche ottusità, convenzione, marginalizzazione dell’antagonismo, ripetizione pedestre di slogan confezionati in epoche lontane. E soprattutto incapacità di superare schemi più simili a gabbie del pensiero che a comode strutture prêt-à-porter. L’unico antidoto alla rassegnazione ad una integrazione massificata è rappresentato dalla capacità di produrre pensiero fecondato dall’anticonformismo, aperto alle contaminazioni post-ideologiche, in grado di scardinare anacronistiche rendite di posizione. È questo l’impegno che si chiede a chiunque – individualmente o collettivamente – abbia a cuore il pluralismo dell’intelletto.
La selezione di interventi qui raccolti – dalle proposte politiche alle confutazioni economiche, dalle analisi sociali ai richiami storici – costituisce un contributo per favorire il confronto delle idee e stimolare lo sviluppo del libero pensiero.
Il tramonto del libero pensiero
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