“La Brocca Rotta” di Heinrich von Kleist, in tournée al Teatro Quirino di Roma, proveniente dallo Stabile di Bolzano, nella traduzione di Cesare Lievi. Commedia degli “sbroccati”, per dirla alla romana. Tutti. A cominciare da quel bellissimo recipiente per l’acqua nel quale la mano dell’artista ha raccontato paesaggi e figure. Per anni era stato alla mensa della signora Marta Rull, compiacendone i pasti con la sua sola presenza. E poi una mattina, ecco la brocca con un buco che, oltre ad azzerare il valore d’uso, interrompe l’idillio a tavola. “Sbroccato” anche Adamo, il giudice del villaggio, che si risveglia da un doloroso torpore con due ferite in testa ancora sanguinanti, e una gamba piena di felure. E proprio quella gamba che si prolunga fino ad un piede caprino, o da cavallo, come ama dire, deturpante emblema degli anni che passano e di lunghe, custodite artrosi, che contribuirà al suo smascheramento, di fronte a tutto ilvillaggio, a chi sapeva, a chi sospettava, a chi ne prenderà atto. “Sbroccata” la vispa Eva, figlia di Marta Rull, che tace per tema di perdere Ruprecht Tümpel, figlio del contadino, il giovanotto di cui è innamorata, che il giudice dice di poter segnalare per la lunga leva nelle lontane regioni indiane dove per giunta brandeggiano le bordate di cannone. Ma andiamo per gradi. “La Brocca Rotta” è un piccolo capolavoro assiso all’apice della drammaturgia leggera tedesca: in esso battute, tempi, situazioni e tutte le dinamiche del teatro sono rispettate appieno, cosicché risulta oltremodo appropriata la scelta di Marco Bernardi, il regista, che ha secondato il respiro dell’opera non tagliandola con intervalli che ne avrebbero attenuato la vis comica. L’opera nasce da un gioco, una scommessa. Nel 1802, il giovane Heinrich von Kleist e i suoi amici Wieland e Zschokke, durante una vacanza in Svizzera, decisero di sfidarsi impegnandosi a trarre una commedia, una satira e unracconto ispirati da una incisione di ambientazione fiammingo-olandese di Le Veau, dal titolo Le Juge, ou La Cruche Cassée. Solo Kleist portò a termine l’impegno con la sua commedia-capolavoro, che racconta in un gioco articolato e attraverso la simbologia dei nomi la perdita della virginità di Eva. Il centro dal quale tutto si diparte è Adamo, giudice del villaggio di Huisum, ma anche mentitore abituale, individuo depravato, corrotto e corruttore. Un uomo che si riconosce nel simbolo di una parrucca destinata sia a mostrarne l’autorità sia ad additarlo come colpevole, nel finale, quando spaventato se ne scappa a piedi levati per la campagna. Una mattina, al risveglio, Adamo si ritrova con la testa ferita in più punti e una gamba fuori uso. Al cancelliere Lume ( mai nome fu più appropriato, tocca a lui infatti scoprire le marachelle di Adamo ), che gliene chiede conto, dice di essere caduto dal letto. L’arrivo del Consigliere di Giustizia, Walter, da Utrecht, giunto adispezionare l’amministrazione della stessa nelle zone rurali, dà inizio ad un procedimento legale. Che Adamo deve condurre menomato della parrucca. Perché, dice il furbone, in una delle due ha figliato la gatta, l’altra è andata distrutta in un incendio e l’altra ancora si trova a Utrecht presso un parrucchiere che la dovrà lavare, pettinare e mettere in forma. Ma non erano due ? Qualcosa non torna, tuttavia Adamo è svelto a confondere le domande. La signora Rull, madre di Eva, giunge a chiedere un risarcimento per la sua brocca rotta, durante l’incursione notturna nella sua casa di un estraneo, forse introdottosi con l’intento di rubare. Scoperto dal manigoldo era incappato in due feroci colpi di maniglia in testa. Ora la signore chiede si faccia luce sull’evento. In un crescendo di testimonianze e di svelamenti si arriva per gradi a scoprire che nella rete che protegge un rampicante che porta dritto dritto alla camera di Eva si è impigliata una delle parrucche diAdamo. L’edizione che si è potuta ammirare al Quirino, vanta la presenza assolutamente imprescindibile di un attore dalla recitazione lieve, misurata come Paolo Bonacelli, il quale per contrasto sembra illustrare con maggiore efficacia il personaggio fortemente connotato di Adamo. Gli sono accanto con elegante humour Patrizia Milani, la signora Rull, Carlo Simoni, il consigliere di giustizia e poi tutti gli altri: Roberto Tesconi, Irene villa, Riccardo Zini; Riccardo Sinibaldi, Giovanna Rossi, Maurizio Ranieri, Valentina Morini e Karoline Comarella. La scena, un ambiente polivalente con boiserie e una scrivania poggiata su un pavimento sul quale è stata sparsa paglia è di Gisbert Jaekel, i bei costumi, perfettamente calibrati con uno spettacolo che si svolge in un villaggio di campagna tedesco sono di Roberto Banci. Le luci di Lorenzo Carlucci. Franzina Ancona
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