È consuetudine tracciare attraverso la scrittura un bilancio del proprio vissuto. Nel diario, in particolare, si esprime l’esigenza di raccontarsi e di rileggere la propria esistenza secondo un’interpretazione del tutto personale. La possibilità di riconoscersi nella vicenda narrata è alla base del successo delle memorie, autobiografiche o fittizie che siano. In “La fantasia di Francesca” di Mariacarla Rubinacci (Guida Editore, pp. 116, euro 11) è un uomo comune, l’avvocato di successo Roberto Schio, a ricostruire tappa per tappa, come al rallentatore, la propria vita per consegnarla ai posteri prima che sia troppo tardi. Il suo è quasi un percorso terapeutico che lo aiuta a riappropriarsi di un passato di avventure, sogni, progetti, condivisi con la compagna Elvira e l’ex-moglie Francesca. Ne scaturisce un itinerario che l’Autrice raffigura con l’immagine del gioco delle tre carte, rappresentazione simbolica dei momenti salientidel nostro vissuto: infanzia, giovinezza, maturità. Un gioco in cui ogni carta, un asso, acquista la medesima importanza, decretando la parziale vittoria del giocatore. Con il colpo di scena finale la storia acquista un’inedita chiave di lettura, insinuando nel lettore il dubbio che i ricordi del protagonista siano frutto dell’invenzione di qualcun altro, magari della stessa Francesca. Di Mariacarla Rubinacci, milanese trapiantata a Napoli, segnaliamo anche i romanzi “Il covo di villa Arzilla” (2002) e “Il giorno che mi amerai” (2004), entrambi editi da Guida.
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