Cronache di amori sbagliati Siamo soliti attribuire al tempo la facoltà di alleviare il dolore. L’esperienza suggerirebbe, semmai, il contrario visto il bagaglio di sofferenza che il passato porta spesso con sé, influendo soggettivamente sul nostro presente. Cosa accade a chi resta prigioniero dei propri ricordi? Alcuni, abulici ed indifferenti, si trascinano al punto da fantasticare il suicidio perché la morte, lungi dall’essere il momento più temuto, è l’ovvio capolinea di un’esistenza sprecata sull’altare della paura e delle convenzioni. Individui irresoluti ed amorali popolano la raccolta La sottrazione di Antonio Mocciola (Ed. Montag, pp. 65, euro 10.00), seguito ideale di “Quattordici tracce di amore disperso”, volumetto stampato in proprio e venduto con successo alla Libreria degli Inediti di Napoli. Caporedattore del free-press “Il brigante”, oltre che biografo ufficiale diGiuni Russo, Mocciola è abile nel dipingere relazioni parentali e di coppia destinate al fallimento per l’incapacità di amare senza soffocare l’altro. Storie a volte toccanti (“Il quarto vuoto”) nel ritrarre la solitudine dei non amati, inquietanti nel mostrare come si annida il male (“In memoria di me”, giallo atipico dal finale spiazzante). Che i racconti di Mocciola non siano passati inosservati lo attesta l’affettuosa prefazione di Carrino (divenuto autore di culto con “Acqua storta”, edito da Meridiano Zero), sedotto anche lui da queste vicende cupe e claustrofobiche, scritte in prima persona, senza alcun compiacimento stilistico. Attraverso una scrittura essenziale, quasi minimalista, che si serve del presente indicativo per favorire l’identificazione del lettore, il giovane scrittore tratteggia un’umanità già rassegnata che non cerca comprensione né assoluzione ma solo ilNulla. Monica Florio
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