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RICORDO DI TULLIO KEZICH, CRITICO PURO SANGUE |
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di Antonio NAPOLITANO
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Ho conosciuto il collega Tullio Kezich a Venezia nei primi anni ’60 quando entrambi collaboravamo a “Cinema Nuovo”, rivista diretta dal burbero Aristarco (“nomina omina”). Tullio aveva splendidi scatti di ironia e si riconosceva subito , nella sala del Palazzodel Cinema (al Lido), il suo “ahi, ahi!!” alle banalità culminative di qualche “bufala” che qualcuno aveva fatto passare di contrabbando tra le pellicole, in genere ben selezionate. Infatti, Venezia era allora, giustamente definita “Mostra d’Arte Cinematografica” dato l’alto livello delle opere presentate e le sue giurie assolutamente competenti. Anche di recente ho talvolta citato frasi delle sue recensioni simili a saggi condensati in due mezze colonne (per qualche anno su “La Repubblica” e poi su “Il Corriere della sera” fino a pochi mesi fa). Da coetanei abbiamo vissuto quella aurea stagione in cui la critica dei film era nelle mani sicure di un Adelio Ferrero, GiovanniGrazzini, Lino Miccichè e altri cultori della Settima Arte. Kezich ci ha lasciato pregevoli studi su Fellini, Olmi e altri validi registi, oltre che sceneggiature per il Teatro e la TV (quella che , fino agli anni ’80, non era ancora in balia dell’audience di massa e del cattivo gusto). La sua scomparsa avvenuta il 17 agosto scorso lascia vuota una “cattedra” mai accademica che solo lui poteva tenere da Maestro incomparabile, in quasi sessanta anni di professione mai caduta in tran-tran di mestiere. Bene ha fatto l’editore Laterza a raccogliere in agevoli volumi gran parte delle sue recensioni. In esse, come ha notato N.Ajello, Kezich dà l’esempio di “come spiegare il cinema al di là di ogni tecnicismo opaco o previdibile”. Ed è doveroso anche da parte del sottoscritto rendere onore alla sua figura di intellettuale della Cultura insieme italiana e mitteleuropea, nato appunto com’era a Trieste nel 1928.
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