Con “Fratture da comporre” (Kairòs edizioni – Napoli 2009- pg. 81 – E. 10,00 -), Antonio Spagnuolo riprende quel suo originale discorso poetico che G. Bàrberi Squarotti definì narrativo e meditativo, visionario e puntualmente descrittivo, con perfetta armonia di toni e misure. La partecipazione dell’autore, non più legata alla complessa realtà contemporanea, ritorna ancora una volta ad un mondo intimo di passioni perdute, di rimpianti e inquietudini. Le immagini poetiche smascherano segrete malinconie di un autunno che nella sua mestizia ha un amaro splendore. Egli non racconta più l’esistenza, le sue illusioni, i rimorsi, i ricordi, le malinconie, le emozioni, l’amore. Gli aggregati linguistici sono sofferti, accusano pena e dolore, la passione amorosa si diluisce, poiché non avverte il senso della perdita ma ne vive la privazione concreta. Tutto è fuori sincrono: le giunture, i sussulti delle schiene, la circolazionesanguigna, come il doppio che scaturisce dai sogni…- scrive Vincenzo Aiello eppure – Qui la poesia interviene a comporre fratture…quelle del tempo e della memoria. Il linguaggio senza sintassi, disaggregato, spesso informale, riabilita l’equilibrio interiore e l’armonia poetica. Il senso d ‘angoscia si trasforma in una ricerca lenta, eppure insistente di nuove certezze, di altre attese, la tenerezza ricompone ricordi e speranze. Un tramonto che ha una strana freschezza e un turbamento intenso fatto di promesse abbandonate nel folto delle acacie, incertezze del vagabondare affamato, del furore per tutto il tempo fallito. Nulla ha il sapore di una resa perché le parole del poeta sanno ancora stillare un paesaggio colorato, un nastro dei ricordi registrato sulle cicatrici di rinunce. Non sanno dare risposte ma possono offrire nostalgie delle assenze sulle onde furiose della confusione di questavita.
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