Autrice di “Al di là della barriera” (ed. Kairos pp. 157) è Mariarosaria Riccio. E’ un romanzo diario della sua vita. Si racconta svelando il tormentato vivace percorso fatto dalla fanciullezza alla maturità senza nascondere i particolari più intimi più drammatici più segreti. Il suo scrivere, colto, vivace, semplice, è di una donna che ha viaggiato tra molteplici esperienze umane. Psicologa, teacher di biodramma presso l’Istituto di Esalen, Big Sur, California, ha lavorato con Jodorowskj, ha partecipato a diversi reading e spettacoli di lettura. Corpo esile, capelli ricci corvini, occhi nero pece fiammeggianti come carboni ardenti tesi a conoscerti e ad accoglierti con il suo sorriso sincero aperto all’amicizia. Nella lettura del suo diario ho ritrovato la sua forza caratteriale impressa nel suo volto e celata da una gestualità elegantemente pacata di una donna volitiva decisamente sicura di sé. Nata in una modesta famiglia lascia la scuola atredici anni per collaborare in casa nell’accudire i suoi fratelli ma anche perché “le femminucce non devono studiare”. Non abbandona la lettura e per anni coltiva il desiderio di riprendere gli studi. Cinquantenne separata e madre di quattro figli si laurea. Inizia la sua vita come ha tenacemente voluto. In una mattinata uggiosa ripensa al suo passato. La sua mente si trasforma in un lettore di diapositive con foto sbiadite tramutandosi anche in un Superotto sonoro con fermo immagine. Le si presentano in gruppo molti di quelli con cui ha vissuto e che maggiormente hanno contribuito alla sua crescita. Alcuni sono morti altri scomparsi inghiottiti dai flussi di interessi diversi. Rivede i nonni, gli zii, vicini di casa, compagni di scuola, venditori di leccornie che fanno gola ai bambini, i fidanzatini, le commesse della Rinascente nel suo primo impiego a quindici anni, il nuovo datore di lavoro divenuto poi suocero. Goccioloni scivolano dalle ciglia quando si sofferma a parlare con lamamma ricordando le sue canzoni preferite, i suoi piatti, la sua tenacia. Incontro fugace con il padre burbero e manesco. I ricordi si fanno più intensi nel rivedere il fratello e le due sorelle compagni di lotta per sopravvivere alla tristezza della vita in famiglia da adolescente. Gelido l’incontro con il marito “bambino”. Teneramente materni si sbriciolano i momenti vissuti con i figli con tanti dialoghi che si fanno affettuosamente serrati perché intensi e significativi sono stati i percorsi fatti insieme lavorando studiando girando il mondo. Il racconto si fa gioioso anche quando ricorda, senza trascurare i suoi compiti di mamma, le sue corse per seguire le lezioni all’Università, la soddisfazione del trenta al primo esame, il suo relatore, la laurea, il gruppo di lavoro da docente. Nel racconto appare una donna con una forza titanica pronta a moltiplicare le energie per abbattere le barriere imposte dall’egoismo o dalla cieca ottusità di altri che rendono difficile il raggiungerele mete prefisse. E’sempre disponibile ad aiutare gli altri spinta dalla voglia di amare. Vive con l’ansia di essere amata. E se non trova amore cerca l’amicizia, la stima, il dialogo, un semplice sorriso, un abbraccio o una carezza con gli occhi. Il romanzo è un serio dettato di comportamenti per essere donna, madre, figlia, sorella, amica, compagna. Parla di una vita tutta tesa a costruire un futuro soddisfacente e dignitoso per sé e per gli altri. Italo Pignatelli
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