-Le ombre rosse- pensiero e azione
 







di Pullo M. Rosaria




-Le ombre rosse-,un film che si propone di raccontare cosa è diventata la sinistra,  sollecita i commenti. Il film di Citto Maselli  dimostra che, al di là dell’interesse per l’opera cinematografica, c’è un grande bisogno di riflettere su sè stessi e sul disastro cui siamo arrivati, nessuno davvero innocente. Al centro della storia, insomma, non ci sono i buoni e i cattivi, ma l’ambiguità complessa della situazione. Il film, infatti, non giudica: coglie le sfumature, è uno squarcio problematico dell’ultima sconfitta subìta per mano di Berlusconi, che si abbatte su tutti – inaspettata perché tutti sono ciechi. In questo senso assai più stimolante di una denuncia.
Nel film ci siamo tutti, in un modo o nell’altro. Solo vittime di un sistema che vuole cooptarli e normalizzarli. Ed è proprio questa solitudine l’aspetto più dolente del film.Gli intellettuali che li visitano sono invece tutti “dentro” la società reale, ricchi di legami,inseriti. Quale dei due mondi è più reale? Stiamo ancora confrontandoci col dilemma riforme o rivoluzione, che per più di un secolo ha travagliato la sinistra, peraltro ormai sconfitta in ambedue le opzioni?colpisce, non solo nel film ma anche nella realtà, l’esistenza ormai di due soli poli: da un lato gli idealisti che rifiutano ogni compromesso, dall’altro gli opportunisti. Possibile che sia scomparsa dal reale - la memoria di quel che per decenni è stato il comunismo che pure, in Italia in particolare,era riuscito a coniugare alterità con realismo, strategia radicale con razionale costruzione di alleanze.La memoria ,anche critica, per carità, si è persa.  Il film di Citto è dedicato all’amico e compagno Sandro Curzi. E’ stato lui infatti che, poco prima di morire, dopo averne visto la prima copia ancora in lavorazione, ha consigliato di non finire con l’immagine della sconfitta elettorale che lascia attoniti i protagonisti, oramai solo “ombre rosse”. E di aggiungere unasequenza “positiva”.
E ben venga dunque l’occasione di questa pellicola impietosa ma mai astiosa – è un merito di Citto – sempre pronta a sottolineare, anche nei peggiori, il barlume di qualche ragione.









   
 



 
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