Welcome, bienvenue, willkommen, bienvenidos. Ecco l’accoglienza cinematografica del migrante secondo il Torino Film Fest 2009. Sugli schermi, le pellicole francesi Welcome di Philippe Lioret (sezione Festa Mobile) e L’impossible - pages arrachées di Sylvain George (Onde). Per strada, fuori dal cinema Massimo, Rachid un ragazzino nordafricano che vende braccialetti e fazzolettini da almeno otto anni, sempre lì, sempre con la stessa impossibile naturalezza. Rachid è cresciuto, sta diventando un uomo, e i fazzolettini sono sempre gli stessi fragili e invendibili fazzolettini di otto anni fa. Rachid, la sua giungla clandestina per poter entrare nel miraggio occidentale, la deve aver vissuta quando ancora i governatori dell’Europa non erano diventati così disumani. Nell’ottimo Welcome , che Teodora Film distribuirà in Italia dall’11 dicembre, il protagonista è Bilal (Firat Ayverdi), che di Rachid potrebbe essere sosia. Diciassette anni, pelle scuretta,origine curdo-irachena, il ragazzo vuole migrare in Inghilterra oltrepassando la manica, dal nord della Francia. Di là vorrebbe fare il calciatore, visto che a casa lo chiamano Bazda, il corridore, un atletino modello Cristiano Ronaldo. Ma oltremanica c’è anche l’amata Mina. Ed è per lei che rischia l’impossibile. Solo che il camion, dove si è nascosto con un’altra ammucchiata di disperati, viene perquisito attentamente. Ultima fermata Calais. La fuga di Bilal si blocca proprio nella cosiddetta "giungla" della città francese sgomberata con forza dai flic di Sarkozy nel settembre scorso. A Lioret non interessa certo documentare una situazione reale, piuttosto ne vuole rievocare l’atmosfera cupa e asfissiante. Il ragazzo, infatti, non si dà pace e si mette in testa di superare la manica a nuoto. Inconsapevole, gli dà lezioni l’ex campione francese di stile libero Simon (un superbo Vincent Lindon), oggi con un po’ di pancetta finito a ciabattare ai bordi di una piscina comunale. Simon asua volta sta divorziando da Marion, oltretutto volontaria che versa zuppa calda nelle ciotole dei migranti della "giungla". L’uomo, nella sua disperazione interiore, libera ogni freno inibitore e come natura vuole aiuta, tra lo sconcerto e la delazione dei vicini, un suo simile a sopravvivere e magari a fargli sognare quell’amore che lui sta immotivatamente perdendo. «L’articolo L. 622/1 della legge sull’immigrazione voluta da Sarkozy, quella che punisce i cittadini francesi che aiutano i clandestini con cinque anni di reclusione, ha avuto conseguenze paradossali», racconta Lioret, «come l’aver messo sotto inchiesta l’organizzazione umanitaria Emmaus, fondata da l’abbé Pierre, o aver trattenuto per nove ore sotto interrogatorio una casalinga per aver ricaricato un cellulare a un clandestino. Anche se non ho mai fatto film per ragioni politiche, sarei orgoglioso che Welcome contribuisse a cambiare questa legge». Sempre da Calais parte L’impossible - pages arrachées di SylvainGeorge, sorta di monumento ai formalismi godardiani anni ’70. «Non voglio esprimere messaggi rivoluzionari con il mio film« racconta George, «ma uso la macchina da presa come strumento dialettico con cui rapportarmi al mondo che ho attorno». Si passa dal muto super 8 in bianco e nero che ritrae Khaled, un’altra vittima della "giungla" francese, e in successione, con un digitale più sgranato, colore e suono, le manifestazioni del 19 marzo (celebrazione della Comune di Parigi) e 1 maggio 2009 (occupazione dell’Hotel de Ville) represse dalla polizia. Sono i giovani a ribellarsi, a lanciare slogan anticapitalistici, ad affermare l’unico possibile diritto di parola («ognuno trovi il suo personale strumento di emancipazione e lotta rivoluzionaria, come io ho trovato la macchina da presa») contrapponendosi al capitolo cinque del film, fitto elenco di ex 77ettini finiti a fare i lacchè di socialisti e gaullisti.