Pubblichiamo qui di seguito la prefazione del maestro Mario Monicelli al libro di Roberto Gramiccia "Fragili eroi. Ritratti d’artista" (DeriveApprodi, pp. 240, euro 28). Il testo - che verrà presentato il 16 dicembre a Roma, alla biblioteca comunale di Villa Mercede, ore 18,30, con Dino Greco, Mario Monicelli, Fabio Sargentini e il presidente del III municipio Dario Marcucci - raccoglie scritti in gran parte usciti sul nostro giornale negli ultimi 8-10 anni. Un modo, quello dell’autore, di estendere l’interesse per l’arte contemporanea attraverso un’operazione di "divulgazione critica", adatta ad un pubblico anche non specialistico. Leggendo Fragili eroi di Roberto Gramiccia, devo dire che non mi sono annoiato. Due qualità di questo libro mi hanno colpito. La prima è la capacità dimostrata dall’autore di saper scrivere in modo semplice di argomenti complessi. La seconda è quella di saper vedere il nesso che c’è fra gli opposti: paura e coraggio, tragico ecomico, vita e morte. Sulla prima non c’è molto da dire, se non che raramente mi è capitato di leggere un testo sull’arte e gli artisti che mi entusiasmasse. I critici d’arte - per quello che so - scrivono quasi sempre in modo fumoso e tormentato. Gramiccia invece è diretto e racconta le vicende degli artisti dentro quelle più grandi della gente e della storia. Lo fa sapendo cogliere anche gli aspetti ironici, quelli più umani e divertenti. Mi è rimasto impresso, per esempio, il suo racconto sulla "perfidia" di Giuseppe Gallo. Si capisce che a guidarlo è una simpatia per la "cattiveria" dell’artista ma intanto la lama la affonda. Eccome. Si capisce che ha visto e apprezzato i film della Commedia all’italiana, in essi infatti non si facevano sconti a nessuno: i difetti e i vizi dei protagonisti erano messi a fuoco senza reticenze e la risata era spesso amara. La seconda qualità è quella più importante. Coincide con un punto di vista che condivido e che è ben riassunto nel titolo.E cioè: nella vita la fragilità e la forza, la paura e il coraggio, l’angoscia della morte e la vitalità sono sempre mischiati. Anzi, spesso da una fragilità nasce una forza inaspettata. Anzi, ancora di più, non c’è mai una forza autentica senza una vera debolezza che la generi. Più volte Gramiccia cita Leopardi e Gramsci, due giganti, fisicamente molto malandati, in cui questa caratteristica fu lampante. Mi convince poi come viene castigato il coraggio da baraccone dei guasconi superomisti, quell’atteggiamento mentale che fa pensare agli spacconi col fez e l’orbace, tanto per intendersi. L’autore identifica, giustamente, il prototipo del fragile eroe in Oreste Jacovacci e cioè nell’Alberto Sordi della Grande guerra . Ve lo ricordate? Il fante romano che se la faceva sotto per tutto ma che, poi, alla fine si fa fucilare per non fare la spia. Il suo amico di disgrazie, Giovanni Busacca, interpretato da Vittorio Gassman, era alto atletico e belloccio, per lui fu (quasi) normalemandare a cagare l’austriaco fucilatore. Il vero eroe in fondo è Sordi, sfigato bruttino e perdente il quale, non si sa da dove, riesce a tirar fuori una forza sovraumana proprio davanti al plotone d’esecuzione. Uno degli ultimi film che ho fatto si intitola Le rose del deserto . L’idea del film me l’ha data il libro di Mario Tobino Il deserto della Libia . L’autore aveva fatto l’ufficiale medico proprio in questo paese e sicuramente il suo sguardo, clinico e umano insieme, gli aveva permesso di raccontare quella storia senza retorica, come piace a me. Ho sempre pensato che un medico alla vecchia maniera, istruito dal contatto con la sofferenza e la debolezza umana, potesse raccontare bene delle storie e mi ha piacevolmente sorpreso sapere che anche Roberto Gramiccia svolge questa professione. Insomma, il bilancio su Fragili eroi , alla fine, è ampiamente positivo specie se uno si lascia trascinare da quello spirito di complicità vigile e antiruffiana che ha guidato leesperienze dell’autore. I profumi delle osterie e le chiacchiere per far tardi la sera che affiorano dalle pagine del libro mi ricordano le interminabili conversazioni in trattoria con gli amici, dalle quali poi sono nati tanti dei miei film. Queste serate Gramiccia le ha passate con alcuni degli artisti più bravi del nostro tempo e ce le ha raccontate. In qualche modo, leggendo il suo libro, potete parteciparvi ora per allora. Una bella occasione.
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