|
L’occasione è da assalto leghista. Imperdibile, inimmaginabile, almeno da Roma in su. Nino D’Angelo che torna da protagonista (nonché regista e musicista) al Teatro Trianon Viviani di Napoli con la storica sceneggiata Lacreme napulitane di Vincenzo Vitale. Dal 4 dicembre fino al 10 gennaio, l’anema e core del capoluogo campano tornerà a battere come agli strazianti tempi di Mario Merola, con qualche ritocco adatto ai tempi. Come tutte le sceneggiate degne di questo nome, anche Lacreme napulitane prende le mosse dalla omonima canzone, per poi ricostruire un canovaccio adatto a questa antichissima forma di teatro popolare fatto di recitato intervallato da canzoni. La storia è canonica: lei, lui, l’altro e ’o malamente, che sopra Napoli si dice "cattivo". Passione, corna, tragedia. Anzi, no, dramma. Perché al contrario della versione classica, Nino ha deciso questa volta di abbassare i toni e di non ammazzare nessuno. Direttore, come mai questascelta di tornare alla sceneggiata dopo tanti anni? Il genere in fondo si è un po’ esaurito... La sceneggiata come la intendeva Merola è finita con lui, non ci sono dubbi. E’ vero, il genere ha fatto il suo tempo, ma avevo proprio voglia di levarmi questo sfizio, e anche di tentare di proporre una sorta di evoluzione del genere, che comunque rimane una espressione tra le più forti di teatro popolare. Per lei si tratta di un debutto, nonostante sia stato uno dei principali protagonisti della sceneggiata anni ’70... Eh sì, l’evento c’è. Debutto infatti come protagonista assoluto di una sceneggiata allo storico Trianon, di cui del resto sono direttore artistico da quattro anni. Accanto a lei, due grandi della scena popolare napoletana come Maria Nazionale (ammirata al cinema in "Gomorra") e Oscar Di Maio. Due bellissime presenze, Maria nella parte di mia moglie, e Oscar in quella dell’attor comico. Senta, lei pochi giorni fa si è pronunciato contro i filmati suYoutube che esaltano camorra e camorristi. Non ha paura che, riproponendo una sceneggiata, lei fomenti quel tipo di "tifo"? Senta, dobbiamo smetterla di identificare la sceneggiata con la camorra. La sceneggiata, così come il genere neo-melodico, appartiene al popolo napoletano, ai suoi quartieri come il Vomero, non certo alla camorra! Le lancio un’altra provocazione... Lei fa teatro in dialetto napoletano mentre a nord la Lega chiede che a scuola si insegni il veneto e il lumbard. Vorrebbe anche lei il napoletano come seconda lingua nelle scuole del sud? A parte che secondo me il napoletano non è un dialetto, ma una lingua conosciuta in tutto il mondo. Chi non canta ’O sole mio in napoletano? E comunque no, lasciamo stare le scuole, credo sia fondamentale che tutti gli italiani parlino l’italiano. Ma allo stesso tempo è bene coltivare le nostre radici. E’ da tanto che Napoli non vede una bella sceneggiata al Trianon Viviani. Che reazione si aspetta? Spero che venganoin tanti, soprattutto i giovani che magari una messinscena così non l’hanno mai vista. Ci può accennare a qualche cambiamento che ha fatto sul canovaccio originale di Vincenzo Vitale? Ho aggiunto delle canzoni mie e soprattutto ho cambiato il finale. O’ malamente non muore, ma sarà costretto a fare i conti con la propria coscienza.
|