Le risposte dell’Arte al tempo della crisi. Era l’inizio del millennio quando l’Argentina sprofondò nella catastrofe economica, e a Buenos Aires l’attore, regista e soprattutto noto drammaturgo internazionale Rafael Spregelburd per reazione alla dilagante disoccupazione coinvolse una moltitudine di artisti e tecnici in un grande progetto: Bizarra, la prima teatronovela al mondo, costruita su un testo allucinato, graffiante e articolato in una varia umanità (101 i ruoli) sullo sfondo di un paese abbandonato alla devastante sperimentazione neoliberista da una classe dirigente corrotta. Un’operazione culturale riuscita, divenuta un caso arrivato anche in Italia. -Il teatro di parola - sostiene infatti Manuela Cherubini di Psicopompo Teatro - sembra rimasto condannato ad una linearità che non è vita. Il mio lavoro è creare opere d’arte viva, in questa ricerca ho incontrato Spregelburd e siamo diventati molto amici: gli schemi della sua opera sonofrattali di matematica quantistica, espressione della vita-. Così, l’attrice, adattatrice e regista ha curato per Ubulibri Eptalogia di Hieronymus Bosch, volume sui nuovi vizi capitali secondo l’autore sudamericano, da lei definito -un Pinter tropicale-. Del resto, l’Eptalogia è legata proprio alla teoria dei frattali, particelle che si ripetono su se stesse creando forme diverse, a mo’ della costante, imprevedibile irregolarità dell’esistenza. In seguito, Cherubini ha tradotto la versione nostrana di Bizarra, da noi la saga argentina è coprodotta dal Napoli Teatro Festival Italia, dove è stata poi presentata, riunendo attori di diversa provenienza in una -disomogeneità che sta insieme-. Tutto in un gioco di rimandi, perché - come fa notare lei stessa, di origini partenopee - il 70% dei cognomi argentini sono italiani, di questi un 60% napoletani e per di più, nel frattempo, la crisi si è globalizzata. Inoltre, -bizarra è un genere letterario basato sulla contaminazione, e anchel’epoca e il paese che viviamo- L’opera - condensata - è giunta quindi a Roma, prodotta da Fattore K di Giorgio Barberio Corsetti, Angelo Mai, PsicopompoTeatro, con il sostegno di Rialtosantambrogio, Semintesta - Spazio Zip, produzionepovera, I Generali. La felice cooperazione tra queste diverse esperienze indipendenti della città si manifesta attraverso un testo, una dimensione e una confezione inediti: trenta ore suddivise in dieci puntate, oltre cinquanta attori coinvolti, una regia a quattro, gadgets ed eventi correlati come un concorso a premi, un album di figurine, un calendario pornoteatrale, una partita di calcio e feste. Dal 19 ottobre al 23 dicembre, per ogni episodio (autonomo, e preceduto dal riassunto dei precedenti) quattro repliche - con una diretta Twitter dell’ultima - dal martedì al venerdì all’Angelo Mai (via delle Terme di Caracalla 51, ore 20.30). Nella settimana d’inizio è andato in scena un affollato primo capitolo, Nasce una stella bizarra, in cui venivaspiegato come due gemelle - figlie della cantante bionda (e argentina) della pop-band scandinava degli Abba - siano state separate alla nascita: Velita è cresciuta povera a Buenos Aires, mentre invece Candela si ritrova ricca e triste in Svezia. Ad introdurre lo spettacolo, sul grande schermo alle spalle del palco, una colorata e vivace sigla pop-art di ritagli (è su YouTube) che raccoglie in un collage tutti i personaggi e si chiude con le truculente immagini di bovini appesi ai ganci di un mattatoio e gocciolanti sangue in un coro da Spoon River animale (-siamo la mansuetudine assassinata. Siamo cibo-), esplicito simbolo della macelleria sociale imposta dal potere finanziario in Argentina. Poi, nella "sit-com" a siparietti, gli attori (cui, ad ogni puntata, si aggiungono ospiti) interpretano ruoli parodici - secondo l’ironica scrittura di Spregelburd, che vede il paradosso come estrema conseguenza di un reale assurdo - tra proiezioni di interni, esterni e, a tratti, sottotitoliitaliani di un improbabile svedese. Da ieri è toccato alla terza parte, Il Patacòn, il compito di confermare la fidelizzazione di un pubblico non televisivo.