Michelangelo Frammartino regista
-In Italia un certo tipo di cinema non dà risultati. In Francia e altrove c’é vero interesse culturale-
 







Davide Turrini




Siamo sempre grati ai cosiddetti cugini d’oltralpe quando si tratta di cinema italiano. Spesso da loro, quello che in Italia su grande schermo non vediamo, esce perfino sotto le feste di natale. Il 29 dicembre scorso, trascinato da un’entusiastica, intera pagina, con richiamo in prima, dedicatagli da Le Monde, è uscito nella sale francesi Le quattro volte, capolavoro della stagione 2010 a firma Michelangelo Frammartino. Uscito in Italia alla chetichella, appena dopo l’eccellente accoglienza alla Quinzaine di Cannes lo scorso maggio, Le quattro volte si è dotato di un solido distributore internazionale come Le film du Losange (Haneke, Ioseliani e Rivette tra le sue punte di diamante) e da quindici giorni veleggia su trentacinque schermi francesi, di cui ben cinque parigini: «solo nella prima settimana abbiamo avuto più di quindicimila ingressi. Numeri che ci aspettavamo da Le film du Losange - racconta Frammartino - la cosa che però mi ha veramentestupito è che Coproduction office, il venditore internazionale, ha venduto il film in più di cinquanta paesi".
L’unico percorso possibile per questo tipo di film doveva essere internazionale…
Un film senza dialoghi e con le capre protagoniste è un grande vantaggio (ride, n.d.r.). Comunque ho capito che fare questo tipo di cinema in Italia non dà risultati, ma ne dà di piccoli in tanti paesi diversi.
In Italia è uscito solo in venti copie…
E hanno "lavorato" soltanto una decina. L’idea di farne uscire sei in Calabria, regione dove notoriamente non si va al cinema, è stata purtroppo infelice.
In Italia è passato come un film folkloristico...
Capisco che il film risulti strano e quindi sono contento che l’Istituto Luce abbia avuto il coraggio, comunque, di distribuirlo. Magari avevano il timore che il film non venisse capito e hanno cercato di investire sul fatto che è un film lirico, legato alla compagna. Le film du Losange investe più sul linguaggio. Sono scelte delsingolo distributore.
Non reputi che in Italia viga un blocco distributivo appannaggio solo di pochissimi distributori che occupano i tre quarti delle sale con un pugno di film?
Di sicuro. E questo vale anche per la stampa italiana. Mi spiego. M’ha stupito tantissimo vedere una finestrella con la foto del mio pastore sulla prima pagina di Le Monde. Mi è sembrato che in Francia avere un’identità particolare sia considerato una ricchezza e non un’anomalia o una stranezza che fa intimorire gli esercenti o i critici. Le piccole cose con identità forte, che magari possono migliorare in futuro, sono una risorsa a cui viene dato spazio in sala e sulla stampa, nonostante manchino colossi distributivi a spingerli. Mi sembra che lì ci sia un vero interesse culturale".
Vuoi dire che l’ "interesse culturale" in Italia sta oramai scemando?
Su un quotidiano italiano una pagina intera su Le quattro volte non la si scrive. Non so quali siano i sistemi in Italia attraverso i quali sisceglie quanti centimetri di carta dedicare a un film, ma gli spazi maggiori sono destinati ad altre opere con un certo tipo d’incassi. Meccanismo che accade anche in tv. A volte vedi che film deludenti e omologati hanno spazio nel telegiornale della sera. Ed è chiaro che quella è una pubblicità gigantesca e non si capisce come mai il tg si occupi di certi film e non si occupi di altri. Non c’è la voglia di indicare un film, analizzarlo, discuterlo. Mi sembra semplicemente vengano pubblicizzati alcuni film in spazi importanti. Da noi funziona così, in tv come su tanti quotidiani.
Le modalità produttive de "Le quattro volte" ti hanno coinvolto per cinque anni nel costruire a posteriori una fitta rete di coproduzione internazionale: per il prossimo film tenterai di premunirti di un vero e proprio budget?
Sarebbe meglio. Questo tipo di cinema, o quello alla Pietro Marcello de La bocca del lupo, è così intriso di realtà, fatto di viaggi, permanenze, di anni di vita che conduci indeterminati luoghi lontano da casa. Non è il classico lavoro al tavolo di scrittura che dura qualche mese, con i tuoi fondi di sviluppo nel cassetto. E’ più complicato. Le strategie e gli iter produttivi standard ancora non prevedono una forma di finanziamento che rispetti le modalità così inconsuete di questo cinema.
Di cosa parlerà il tuo prossimo film?
Innanzitutto è un cartone animato. Sarà prodotto da Vivo Film e da altri produttori internazionali e verrà ambientato in un periodo storico dell’Italia, quello tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, dove si situano le origini del mutamento antropologico che ha portato a questo presente.

 









   
 



 
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