Cesare Bermani ha curato per la Bur Rizzoli "Pane, rose e libertà. Le canzoni che hanno fatto l’Italia: 150 anni di musica popolare, sociale e di protesta". Trattasi di un volume più tre CD, che raccolgono 90 canti, di cui una parte inediti. Nel volume e nei dischi troviamo un’antologia del canto sociale nella storia d’Italia che va dal canto giacobino a quello risorgimentale, da quello anarchico a quello socialista e comunista, da quello partigiano sino al canto da cantastorie di Pardo Fornaciari dedicato ai fatti avvenuti al G8 di Genova nel 2001. Ogni brano è razionalizzato da apposita nota e collocato storicamente. Si tratta di un’antologia strutturata in modo da essere utile anche a livello scolastico. Chissà che qualche professore coraggioso non lo usi nel suo insegnamento... Questa antologia è importante perché è il frutto di un lavoro politico e culturale che ha attraversato tutto il dopoguerra italiano e che rischia semplicemente diandare perso, come abbiamo potuto vedere con la serata del festival di Sanremo dedicata ai 150 anni d’Italia. Il revisionismo storico infatti non riguarda solo la riscrittura della storia del paese per quanto riguarda i fenomeni politici, come ad esempio la completa rimozione del ruolo positivo dei comunisti nella costruzione della democrazia e nelle conquiste sociali. Non riguarda nemmeno solo la lettura dei grandi passaggi storici, come ad esempio la pervicace opera di denigrazione della resistenza e l’equiparazione morale dei partigiani ai repubblichini. Il revisionismo storico e cioè la riscrittura della storia d’Italia da parte delle classi dominanti riguarda anche l’occultamento della soggettività e della cultura prodotta dalle classi subalterne. Il revisionismo non è solo un rovesciamento di senso degli avvenimenti ma è anche un occultamento della produzione culturale delle classi subalterne in modo da renderle prive di una memoria e per questa via maggiormente plasmabili allacultura di massa prodotta dalle élite per rimbambire le masse. Da qui l’importanza dell’antologia di Bermani che raccoglie canti sociali. Sono detti canti sociali, per comodità, tutti i canti di protesta, di denuncia, di affermazione politica e ideologica, dal periodo della Rivoluzione francese a oggi, propri o in funzione degli interessi delle classi lavoratrici. Questa definizione implica poi, per la razionalizzazione di questi stessi canti, un allargamento di visuale a ben più ampi ambiti musicali e sociali. Quale fosse il loro spessore nel nostro paese è stato ignoto sino alla fine degli anni Cinquanta, quando prima i ricercatori legati al movimento di Cantacronache (Sergio Liberovici, Emilio Jona, Michele L. Straniero e pochi altri), poi quelli legati al Nuovo Canzoniere Italiano (Gianni Bosio, Roberto Leydi, Cesare Bermani inizialmente, poi decuplicatisi nel corso degli anni Sessanta e di essi si ricorda qui per tutti Franco Coggiola e Alessandro Portelli) raccolserocentinaia e centinaia di questi canti, dando vita a un invidiabile corpus di canti sociali italiani. Come mi ha raccontato Bermani, tutto forse era partito da un volumetto pubblicato dalle Edizioni Avanti! nel 1954, Ascolta Mister Bilbo! Canzoni di protesta del popolo americano, dedicato al canto sociale e politico degli Stati Uniti. Era, per la cultura italiana, un primo incontro con una realtà "altra" degli Stati Uniti (non dimentichiamo che erano gli anni della guerra fredda e della Corea). Ricordava Leydi: «Fu proprio di fronte a quella raccoltina di canti americani che ci ponemmo la domanda perché nulla di simile ci fosse da noi. E venne la facile constatazione che gli Stati Uniti avevano un patrimonio di canti sociali perché alcuni ricercatori li avevano raccolti e pubblicati, mentre l’Italia non aveva un eguale patrimonio perché nessuno, o quasi, si era dato la pena di andare a cercare quelle testimonianze. Ci rendemmo, cioè, conto, che nel giudizio sull’esistere o meno deicontributi relativi alla vita popolare eravamo schiavi della mentalità "scritta", secondo la quale esiste soltanto quanto è fissato sulla pagina». Prima che i nostri canti sociali venissero raccolti, la maggioranza pensava che non esistessero, sconosciuti com’erano alla "cultura ufficiale". Dalla presa di coscienza di operare su un terreno scoperto e trascurato, nacque dentro il lavoro stesso di ricerca la necessità di darsi un disegno culturale e politico teso ad esiti anche «extra-scientifici», necessari proprio per permettere il decollo e la prosecuzione di quella ricerca e delle sua mondanizzazione tramite spettacoli e dischi; e nacque la necessità di trovare ed elaborare metodi pertinenti, capaci di restituire la testimonianza in una rappresentazione quanto più possibile misurata sulla realtà di un «mondo» che - pur implicato nei modi di comunicazione delle egemonie che a quell’epoca operavano soprattutto attraverso la carta stampata e la televisione - esprimeva una sua«alterità», se non una sua «autonomia». Nacquero così spettacoli come Bella ciao (1964) e Ci ragiono e canto (1966), Il Nuovo Canzoniere Italiano (che tra il 1962 e 1977 fece oltre 4.000 spettacoli e i cui componenti, da Ivan Della Mea a Giovanna Marini, da Fausto Amodei a Paolo Pietrangeli, da Gualtiero Bertelli a Rudi Assuntino, scrissero e cantarono nuovi canti sociali), I Dischi del Sole (negli stessi anni ne vennero prodotti ben 276) e l’Istituto Ernesto de Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario (1966). La pubblicazione di Bermani ha quindi il merito di raccogliere una parte di quell’immenso lavoro di inchiesta che ha portato alla luce una altrettanto immensa produzione culturale popolare e che oggi rischia di essere nuovamente occultata. Un merito politico oltre che culturale perché continuo a pensare che il compito dei comunisti non sia tanto quello di governare la gente meglio degli altri, quanto quello di aiutare lagente a governarsi da sé e - di questo autogoverno - la propria autocoscienza culturale è parte fondante. Oltre al cofanetto che contiene libro e CD, i soli CD sono anche oggetto di un’altra pubblicazione dal titolo "150 anni di storia attraverso il canto sociale e popolare. L’Italia nelle canzoni, 1797-2001" (3 CD, Modena, Ala Bianca records/I Dischi del Sole, febbraio 2011), che riporta in copertina e nelle label un disegno inedito di Sergio Staino e contiene una presentazione a cura di Stefano Arrighetti.
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