FLASH-BACK
AL CINEMA, 100 ANNI FA.
 







di di Antonio NAPOLITANO




Nelle 1911, agli albori della "Settima arte" già si circolavano in Italia film di vario genere e di un certo rilievo.
Negli anni precedenti era senz’altro migliorato il rendimento tecnico degli apparecchi di ripresa e di proiezione e meno balbettante risultava il linguaggio delle immagini in movimento.
Cosa vedevano, dunque, i nostri nonni e bisnonni sugli schermi di allora?
Certamente si trattava ancora di brevi pellicole mute accompagnate dallo strimpellio di un pianoforte collocato sotto la tela bianca. Su di essa scorrevano inquadrature e sequenze in bianco e nero (con didascalie dai caratteri assai fantasiosi).
I locali per il pubblico non erano più quei baracconi da Luna Park dei primissimi tempi, ma ampie sale con sedie e perfino poltroncine.
Se ne contavano in gran numero a Roma come a Napoli (70) e a Milano come a Torino.
Molte erano le pellicole importate dalla patria dei Lumière. Oltre al "Werther" di H.Pouctal,riscuoteva un notevole successo "La regina Elisabetta" con Sarah Bernhardt (regia di Desfontaines e Mercanton). Avevano un loro spazio anche i feuilletons di "Zigomar" nonché le eleganti pantomime di Max Linder, dalla sottile satira sulla psicologia e sul costume dell’epoca.
Popolari erano le comiche di un André Deed (Cretinetti) e di F.Guillaume ("Tontolini").
Dall’America giungeva, nel 1911, il poema cinematografico "Enoch Arden" di D.W.Griffith (da Tennyson).
In tale opera -ricorda Lewis Jacobs- spicca l’assoluta novità del "primo piano", usato come elemento di impatto emotivo.
E un’autentica curiosità era costituita da "Little Nemo" uno dei primi cartoni animati di W.Mc Cay (ben più elaborati di quelli di E.Cohl).
Naturalmente, la maggioranza dei film visionati era di produzione italiana.
"Nozze d’oro" di  L.Maggi era un caso interessante di narrazione in prima persona.
E dignitosa appariva l’interpretazione da parte di Alberto Capozzi e MaryTarlarini.
All’ordine del giorno era il saccheggio delle opere letterarie (riduzione in 300-500 metri di romanzi e poemi, dal "Quo vadis" di Guazzoni alla "Gerusalemme liberata").
Con una vera e propria cerimonia, nel settembre 1911, veniva presentato -a Napoli- "L’inferno" di Bertolini e Padovani. (e, tra i presenti alla "prima" si notavano Benedetto Croce, R.Bracco ed E.Scarfoglio).
In un circuito più limitato venivano visionate le pellicole realizzate dalla regista napoletana Elvira Notari e da R.Troncone.
Proprio in quell’ anno d’un secolo fa faceva la sua apparizione sullo schermo, R.Viviani in "Testa per testa".
Più rari erano gli eventi cinematografici in arrivo dal Nord Europa: il danese "Abisso" di Urban Gad con Asta Nielsen e una "Anna Karenina" di V.Tchardinin, autore russo purosangue.
Intanto, muovevano i primi passi le nostre Francesca Bertini (detta ancora  "Cecchina") e Lyda Borrelli ("la cui lingua è il corpo umano nella sua plasticitàrinnovantesi" (annotava A.Gramsci).
Insomma, si può dire che nel 1911 il cinema occupava già una porzione importante dello spettacolo ed esplicava una sua funzione, come alternativa non sempre banale alla lettura e alla conversazione.
E si andava affermando con la sua capacità di comunicare storie ed emozioni in modo vivido ed immediato, contribuendo all’evoluzione culturale dell’intera società umana.









   
 



 
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