Dopo “La fantasia di Francesca” (Alfredo Guida Editore) Mariacarla Rubinacci torna con un altro dono per i suoi lettori: “La bambola sulla sedia” (Statale 11 Editore). Già dal titolo si spalancano orizzonti infiniti e affascinanti: la bambola evoca il tempo dell’infanzia. Il tempo in cui la magia regna sovrana e la fantasia non ha confini. Un tempo che non ritorna mai più. Si affaccia la nostalgia. Il cuore si intenerisce ed è pronto ad accogliere. Ma la bambola è seduta sulla sedia. Cosa avrà voluto dirci l’autrice con questa espressione? Cosa nasconde la fissità di quello sguardo che dilaga dalla copertina? Comincia l’avventura. Comincia a snodarsi l’antico dialogo tra scrittore e lettore. Mariacarla Rubinacci ci racconta un’amicizia: due ragazze, Lidia e Gisella, si incontrano, si confrontano, condividono con l’entusiasmo e la passione propri di quegli anni, il loro mondo di adolescenti. Diversissime l’una dall’altra,costruiscono la loro esistenza, ognuna seguendo il proprio progetto. Progetti ovviamente diversissimi: Lidia segue il solco della tradizione, Gisella insegue una sorta di mito, il tentativo di riempire il pieno con il vuoto e/o viceversa. L’Autrice ci prende per mano e ci coinvolge nello snodarsi e realizzarsi di questi due progetti, con toni intensi e pacati, spesso struggenti. Un fluire morbido, mai sopra le righe, proprio di chi conosce la complessità dell’esistenza. E, come in ogni esistenza spesso accade, anche nella vita di Lidia e Gisella irrompe il dolore. Pagina dopo pagina lo condividiamo, lo riconosciamo, lo combattiamo insieme a Lidia che non si arrende. Accanto alla fascinazione sapientemente costruita dalla Rubinacci, sullo sfondo della storia, dolorosa e a tratti tragica, di due protagoniste così agli antipodi, possiamo leggere le diverse nature che si contrappongono nell’animo di ognuno di noi. L’affetto incondizionato, il dolore immenso cheaccompagnano le vite di Gisella e Lidia, possono offrirci allora anche un’altra una chiave di lettura, una possibilità di leggere e decifrare quello che accade nella contraddizione delle opposte parti che ci abitano. Gisella può rappresentare ciò che Lidia non è, e Lidia realizzare quello che Gisella mette da parte. L’inseguire, da parte di Lidia, quello di cui sente così forte la nostalgia, quello che così teneramente esprime in quella lettera scritta all’amica, potrebbe rappresentare il rimpianto che ognuno di noi prova verso quello che ha scelto di abbandonare per realizzare il proprio progetto. Siamo sempre tutti invitati a scegliere tra varie possibilità e ogni scelta comporta una perdita. La determinazione, la caparbietà con cui Lidia si oppone alla perdita, può indicarci la possibilità, se non la necessità, di riconoscere quella sacca di dolore che custodiamo dentro di noi per ciò che abbiamo scelto di tenere lontano, la possibilità di non negare il rimpianto edi tentare la riconciliazione, l’integrazione. Accettare la fatica che questo comporta, può essere una proposta per ognuno di noi. L’insistere di Lidia, il suo voler a tutti i costi onorare quell’affetto nato e mantenuto per tanti anni, la sua volontà di riscattare ciò che non è riscattabile, il trovare anche nel fondo nero della disperazione qualcosa che dia un senso a quella disperazione, accogliere l’inaccettabile, può rappresentare qualcosa che appartiene anche al nostro mondo interno. L’accontentarsi anche di una “bambola seduta sulla sedia”, che non è una bambola da guardare e poi dimenticare ma una dimensione a cui votarsi (“Lo impareremo e ci impegneremo insieme, ma non con la magia dell’immaginazione, ma con la forza dell’amore, ti daremo i nostri pensieri, le nostre emozioni, la nostra voglia di vivere, il nostro calore. La tua anima che senti fredda e stretta nella morsa di sbagli lontani, ormai scontati, si risveglierà….”), può diventare un appello accoratoper ognuno di noi. In questa storia, narrata in tono sommesso anche nella disperazione, si apprezza la riflessione sulla preziosità dell’incontro con l’altro, col diverso, fuori e dentro di noi, in un invito a non arrendersi mai, a vedere nell’amore una forza invincibile capace di dare senso a quello che sembra non averne. Mariarosaria Riccio
|