LA RESURREZIONE DEL - CANE BASTARDO - DI SOWETO
 







di Roberto Silvestri




Ha appena vinto anche il festival di Bangkok come migliore attore protagonista, l'esordiente e convincente sudafricano nero Presley Chweneyagae, che è nel film omonimo l'anti-eroe, il diciannovenne Tsotsi, ovvero «il piccolo delinquente», l'ispettore Callaghan lo chiamerebbe «punk». Capogang di un quartetto sgangherato di township coi cervelli sfondati dalla birra, scombussolato da una azione andata non troppo liscia, Tsotsi, dopo aver picchiato e strappato l'occhio al suo unico amico, Boston, l'intellettuale della gang, deambulando nella notte e dopo aver umiliato un barbone con le gambe fottute in miniera, ferisce poi gravemente e rapina una donna relativamente middle class, della sua berlina fiammante, con dentro - per sbaglio- un neonato. Col pargolo che si porta dietro, nella busta della spesa, da allattare innanzitutto (in realtà, realismo hollywoodiano i bimbi sono due) la sua vita avrà detour radicali: riemergono antichi fantasmi, affioranoidentità perdute e nomi di battesimo dimenticati. Una bella vicina di casa gli insegnerà - obbligata a far da tata - che c'è qualcos'altro nella vita oltre a un gimmick, ovvero al revolver da sbandierare nei tempi morti. Qualcuno la chiama dignità, qualcuno gioia di vivere, qualcun altro arte, quella sensibilità estetica che cambia il mondo... Alla sua terza regia (una in Polonia) lo scrittore e regista sudafricano bianco Gavin Hood (ma produce anche la Gb) ha sfilato al celebre drammaurgo Athol Fugard i momenti poetici e gli snodi drammaturgicamente solidi (se oggi sembrano banali e scricchiolanti, teniamo conto che il romanzo, scritto nel 1961, fu pubblicato nel 1980, in pieno anticomunismo apartheid) per chiudere un film girato in splendente super 35mm, che dà cromatismi caravaggiani e ritmica kwaito (superstar Zola) a un thriller d'impatto e tenuta«griffithiana». E che fa pensare non alle periferie carioca di Meirelles, ma, come ha scritto il New York Times, a Resurrection di RaoulWalsh (1915): un orfano che diventa capo di un gruppo truce di banditi della Bowery ma è salvato da una donna buona (in questo caso artisticamente attratta da Calder e dalle lampade Tiffany)... Insomma l'indignazione «muckraker» di Fugard che lotta contro una intollerabile vita da cani viene devitalizzata nella biografia non di un «tipo» ma di uno stereotipo, provvisto di tutto: infanzia impossibile, fuga da casa, mamma con l'aids, padre violentissimo, una Johannesburgh cinta di spine dove la prossima vittima sarai sicuramente tu, spettatore... redenzione (in galera). Tsotsi maneggia la pistola come lo slang tsotsi-taal (idioma che la Miramax in Usa ha salvaguardato come un bene culturale ma noi cancelliamo senza pudore). C'è bisogno di una sfera di cristallo per indovinare la sorte di Tsotsi?da Il manifesto









   
 



 
21-12-2014 - Il film mediocre che è diventato una bandiera di libertà
20-11-2014 - Eliseo: sfratto annunciato, atteso e alla fine eseguito stamattina all’alba
15-10-2014 - ’Ironico, appassionato e rivoluzionario’ Saviano racconta il Leopardi di Martone
29-09-2014 - “Pasolini” di Abel Ferrara
19-09-2014 - Bertolucci, film-denuncia: "Buche e sampietrini, così Roma umilia i disabili"
04-09-2014 - “La trattativa”, Sabina Guzzanti porta al cinema il patto fra Stato e mafia
12-08-2014 - La nuova fase del Teatro Valle
05-08-2014 - Multisala in Fiera, guerra sull’affitto
13-06-2014 - Libero cinema in libera terra 2014, ecco il festival contro tutte le mafie
23-05-2014 - Il teatro Giordano riapre dopo otto anni
14-04-2014 - John Turturro: "Arte, cinema e musica, ecco perché mi sono innamorato dell’Italia"
21-03-2014 - “Quando c’era Berlinguer”
18-02-2014 - Shakespeare nella Padova di un secolo fa
17-02-2014 - “Adotta un film”, ecco come salvare i capolavori del cinema italiano
07-02-2014 - Quegli "uomini monumenti" a caccia di tesori

Privacy e Cookies