Non sposterà un voto, Il Caimano, 112' di puro Moretti. Divertimento conturbante assicurato. Ma essendo un'opera d'arte politica è anche l'elogio della «par condicio». Ha più di 4 milioni di spettatori assicurati. Di che parla il film? Un produttore di trash movies ha difficoltà a realizzare un film su Berlusconi. Persino Marco Pulici la superstar (Michele Placido) eviterà, per paura di guai, il ruolo di protagonista. Perfino il co-produttore venuto dal nord, Jerzy Sturovski (è Stuhr in persona), senza la star, non se la sentirà, gongolando perché c'è almeno l'Italietta - l'unico paese al mondo che non solo ha raschiato il fondo, «ma continua a scavare sempre più in basso» - che sta perfino peggio della sua nuova Polonia. Non sposterà un voto, il film. Tanto ormai si sono già spostati. O, come dice Moretti in persona nel film: «abbiamo già perso, 20 anni fa», quando il «loro» mondo diventò il nostro. Alzare polemiche e strepiti sulla performancedi domani da Fazio, è l'atteso, sadico urletto da «sergenti maggiori». Pedaggio che si paga per avere a-fascisti al governo e nazisti in coalizione. Ma il film non è d'evasione. Come diceva Cocteau, i film «invadono» lo spettatore. Per alcuni dunque si voterà con più gusto per Prodi & C. Per altri, spero, un'invasione infinita di bile e di virus antisistemici. Come quelli emanati dagli horror di Cronenberg, che finalmente Moretti dimostra di aver capito. Il «Caimano», animale d'acqua dolce molto vorace, è in azione sanguinaria anche nelle prime sequenze di un new-trash movie appena uscito, Arrivederci amore ciao di Soavi. Ma questo «caimano» non si può fermare. E' contagioso, è entrato nella nostra vita quotidiana tramite quella tv «obliqua» che Fellini (molto citato) che inocula ordini subliminali. La morale del film? La maggior parte delle persone oneste si «venderebbe la casa», pur di realizzare qualcosa di più bello che possedere «proprietà privata». Come realizzare unfilm, aprire un cinema, o vincere a Cannes, rischiando tutto. Pochi infatti, sono coloro che giocano d'azzardo barando, e (piuttosto stranamente: bisognerebbe indagare da Sindona in poi) possono permettersi di comprare tutti tutti, e avere così mano libera da esercitare un potere «incontrollabile e totale» locale, regionale, nazionale, mediatico, politico, internazionale... Ottimisti contro pessimisti. Ma Moretti rovescia il luogo comune. Gli ottimisti sono i primi, come l'eroe della storia Bruno (Silvio Orlando). Cineasta alla Ed Wood, forse ha sempre prodotto film subumani, nonostante le riscoperte organizzate da Tatti Sanguineti. E ora nemmeno Dino Risi lo invita più ai compleanni. E la moglie, la sua antica star (Margherita Buy), chissà perché lo vuole lasciare. Forse perché musica seria sì fimetti no l'alta arte (cosa che permette a Andrea Piersanti, di divertirsi molto più del solito con la partitura) e gli rimprovera - fuori campo - d'essere servo di un dio minore (il cinemadi consumo). Eppure Bruno c'è l'ha messa tutta, anche come papà di due calciatori in erba - e leghisti nel senso del Lego - disastrosi. Certo. Erano «veri», forse inattuali, un po' troppo splatter, quei suoi film dimenticati di cassetta, da cui pure emergevano i nostri lati oscuri, come nelle avventure della superwoman Aidra, che infilza lo sposo emme-elle Paolo Sorrentino con l'asta di una bandiera rossadurante la cerimonia rivoluzionaria officiata da Paolo Virzì, perché in Cataratte si glorificava la donna libera, indocile a dogmi politici o divieti del critico (non solo gastronomico)... Bruno ha perfino acquistato i suoi studi cinematografici, come fosse Robert Adrich, pur di non subire ingerenze... Poi la crisi, i fiaschi, l'obbligo ad affittarli per le televendite. Ma non demorde. Ha un sogno nel cassetto, Il ritorno di Colombo, regista Franco Caspio (Giuliano Montaldo) che poi diventerà, tanto la Rai (il dirigente opportunista è Antonio Catania) non finanzia più nulla, perchéquesto governo è ammazzacultura, proprio Il Caimano, un copione che la giovane filmaker-mamma Teresa (all'attivo solo due corti di 7 e 11') - una Jasmine Trinca sempre più sicura e che inventa sempre la smorfia di disgusto giusta - gli mette in mano, senza quasi speranza. E' la storia di Silvio Berlusconi. Eccolo, il pessimista, il magnate che lavora troppo ma tanto prima o poi capirerà un'Ariosto tra i piedi, o pensa che tutti si possono comprare, i caduti in disgrazia da miracolare, gli astuti ufficiali della finanza, e i claque-men al Congresso Usa riunito, o a Vicenza dalla Confindustria. Colui che non è sicuro di quel che dice tanto che, discutendo nel famoso duello tv con Prodi, prendeva appunti (come fosse la studentessa di se stesso) su ciò che aveva appena detto., Vedremo reperti di cronaca preziosi (lo scontro al Parlamento europeo, le sue «non scuse», quella certa interpetazione del concetto di ironia, con Fini che lì accanto sembra chiedersi: già, nessuno comprese bene,all'epoca, l'humor dell'olio di ricino). Dunque questo film grintoso e ottimista smaschera l'ascesa, il trionfo politico, la tecnica e la gestione del potere, la corruzione diffusa, la caduta giudiziaria e perfino lo stile imperiale della tomba (già eretta nella sua villa) di Silvio Berlusconi. Di questo parla, ma non solo, perché il cinema morettiano è sempre sorprendente e a più strati, come una Sacher, Il Caimano, l'ultima tragi-commedia di Nanni Moretti. Un cineasta che raccontando il mondo, facendoci morire dal ridere («è sempre il tempo di girare commedie») anche se si è in guerra permanente, e raccontandolo partendo da sè, in ostinata e autosarcastica «prima persona singolare maschile», anche questa volta anticipa, un po' lugubre, gli orizzonti che si aprono. Anticipò la fine del '68 retorico, di Craxi-Martelli, del Pci, delle regole democratiche....e nel Caimano riassume tutto questo, perché si comincia con un primo piano giallo rosso di Mao, e con un matrimonio da Servireil popolo e si finisce con un assalto al palazzo di giustizia di Milano guidato da supporter di Forza Italia che, a forza di molotov, non permetteranno mai che il loro leader venga giudicato da toghe rosse, o da altri che gli «elettori sovrani» della retorica populista. E se il premier venisse condannato da un tribunale a 7 anni di carcere (meno di Dell'Utri) per reati che non è ancora riuscito a cancellare dal codice? Un riso beffardo accoglierebbe la sentenza. Mentre lascia il palazzaccio intuiamo tutto un rimuginar da P2. Ma a interpretarlo ora, come fossimo in Bianca, è psycho-Moretti. Che, prima, ha fatto entrare tutti i suoi piaceri (il gelato, le canzoni, come non guastarne i sapori) e la sua vita, la separazione e il divorzio dalla moglie, i due figli, la difficoltà di essere un cineasta indipendente, i più angoscianti dubbi esistenziali («è meglio Dida o Buffon?»). Il Caimano è una bellissima fiaba nera, di quelle che piacciono ai bambini tra i 7 e i 9 anni, peraddormentarsi sereni. Il cattivo, infatti, è magnifico. E nonostante il nome e cognome è un cattivo collettivo e flessibile. L'happy end è costruito con arte, come dovrebbero fare tutti i film aristotelicamente corretti.da Il Manifesto
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