Ce la poteva fare solo lui, Nanni Moretti, a rompere il protocollo rigidissimo che regola gli incontricon la stampa: 45 minuti esatti, nulla più nulla meno e ecco che allo scadere dei trequarti d'ora la sala comincia a guardarsi interrogativa mentre lui continua tranquillamente a parlare. Finisce tutto a sessanta minuti già scoccati, applausi, saluti, ringraziamenti. Un'ora per parlare di cinema, del Caimano, dell'Italia oggi nel dopo elezioni, e di quell'anomalia del potere che ovunque è «caimano», ma solo in Italia poteva produrre - e incarnarsi - in Silvio Berlusconi. «Quante ore abbiamo? - chiedeMoretti a Daniele Heymann, moderatrice d'eccezione di questo incontro - Ce ne vorrebbero almeno sei per spiegare le vicende italiane...». Pacato, chiaro, diretto, fogli di appunti tra le mani Nanni Moretti è al tavolo insieme ai protagonisti del film - Silvio Orlando, Jasmine Trinca, Elio De Capitani, Margherita Buy, all'inseparabile produttore «complice» Angelo Barbagallo, a Franco Piersanti che firma le musiche - i collaboratori di sempre, che di questa «fedeltà» è fatto anche il suo cinema, tutti arrivati insieme a lui sulla Croisette dove Il Caimano era molto atteso, preceduto da molte interviste e recensioni (esce subito in Francia) tutte positive. «Vorrei chiedere ai colleghi italiani di nonparlare di centrodestra e di centrosinistra ma di destra e sinistra. Facendo interviste con la stampa internazionale ho notato che centrodestra e centrosinistra sono definizioni incomprensibili fuori dal nostro paese», esordisce Nanni Moretti. Regole stabilite si può cominciare. Dopo le elezioni. Noncredo che Il Caimano sia meno attuale perché la sinistra ha vinto. Intanto è stata una vittoria di pochissimi voti, e soprattutto per 15 giorniBerlusconi non ha riconosciuto il risultato elettorale gridando che era stato vittima di brogli e invocando qualsiasi altra possibile scusa che vanificasse il risultato.Un atteggiamento che porta alla mentebrutti ricordi storici e chemina il senso stesso della democrazia, specie se viene da chi,comelui, dovrebbe essere garante delle istituzioni. In Italia, sia a destra che a sinistra, è molto diffusa la tendenza all'assuefazione. Ilproblema nel nostro paese è la totale assenza di memoria, con gli anni si sono accettate cose improponibili in qualsiasi democrazia.Comeil fatto che un uomo politico, eletto per due volte, sia proprietario di tre canali tv, controlli giornali, gruppi editoriali e abbia un enorme influenza economica. Non voglio che si ripeta più. La sinistra ha le sue colpe perché ha avuto soprattutto tre slogan: «Non demonizziamo Berlusconi »; «Non spaventiamo i moderati» e «Non commentiamo le sentenze». Quindi, in pratica, il risultato è una passività assoluta frutto del principale problema italiano, l'assuefazione. Per questo nel Caimano non c'è l'aspetto folcloristico e grottesco di Berlusconi su cui anche gli elettori del centro-sinistra hannospesso indugiato: hosempredetestato quelli che fanno battute e si mandanosmse e-mail spiritose su Berlusconi. Secondo me non c'è niente da ridere, è un problema serio e grave. Gli stranieri si godono di più la parte comica del film perché loro hanno anticorpi, leggi vere sul conflitto di interessi. La sinistra e «Il Caimano». Ho avuto pressioni per spostare la data dell'uscita del film a 15 giorni dopo le elezioni. Qualcuno a sinistra ha detto che poteva essere pericoloso per il risultato elettorale. Ho iniziato a scrivere Il Caimano qualche anno fa, poi abbiamo girato e la data di uscita era fissata da tempo. Noncredo che i tempi della politica e i tempi del cinema coincidano. Ma è sintomatico che da segni politici opposti sia venuta la stessa richiesta. C'è come un timore verso Berlusconi... Del resto ai tempi di Caro diario daimedici italiani ho ricevuto solo tre lettere di insulti. In Francia mi hanno invitato a un importante congresso di dermatologi. La Rai. Per la prima volta non abbiamo cooperato con laRai. Mi sentivo più a mio agio senza, in questo progetto. È stata invece molto importante la cooperazionecon la Francia.E hosentito di avere ragione in questa mia scelta, a cominciare dall'assurdo dibattito che si è scatenato sul film senza che nessuno lo avesse visto. Se ne parlava a vuoto, solo per fare «notizia». Il pubblico. Non scrivo pensando a una tipologia di spettatore in particolare, anche se per molto tempo hanno detto che sono il regista della sinistra. Pensare che li ho sempre presi in giro. Il mio pubblico è cresciuto col tempo, prima in Italia, poi altrove, una parte è fedele al mio cinema, ma ripeto, non ho in mente qualcuno in particolare quando scrivo. Di volta in volta contano la storia e i personaggi che la vivono. Mi sforzo perché ogni film sia innovativo. Ma non penso mai, lavorando, che un film possa cambiare le cose, come si è detto del Caimano, il risultato delle elezioni o ilmodo di pensare della gente.Un regista che ha come obiettivo modificare la testa delsuo pubblico, si mette su una strada stretta, che porta verso i brutti film. Fare cinema. Non so se Il Caimano è un film sull'impotenza oggi del cinema, ma tutte le letture sono legittime, e anzi è una ricchezza se ce ne sono molte e diverse. La presenza di tanti registi nel cast è un po' casuale. Pensandoci, forse, è stato perché in un film per me così importante mi piaceva l'idea di lavorare con gli amici. Mi diverte anche mescolare attori professionisti e no, sovrapporre diverse generazioni di registi, ecco perché la presenza di Giuliano Montaldo. È stato un gioco. Mi capitava di chiamare qualcuno il sabato e chiedergli cosa faceva il giorno dopo, se aveva voglia di recitare nel film. Credo che a volte, e questo riguarda anche il fare cinema, non riusciamo più a vedere e a giudicare. Quanto è accaduto dopo le elezioni, il fatto che un premier uscente perde enonvuole riconoscere il fotofinish, spero che rimanga un caso isolato. Purtroppo però nei confronti di Berlusconi, chesignifica anche rispetto all'immagine che si è costruita di lui, c'è sempre stata una grossa sottovalutazione da parte della sinistra. Quanto ha fatto dopo la sconfitta elettorale è gravissimo, si deve continuare a dire, a tenere presente e non come al solito a dimenticare. Il Caimano» nel mondo. Non credo che Il Caimano sia comprensibile solo in Italia. Se così fosse mi preoccuperei come regista e come cittadino italiano. Un certo modo di fare politica, molto spregiudicato, non è solo italiano, ma solo in Italia le istituzioni potevano permettere l'ascesa di una figuracomeBerlusconi. In assenza di leggi è potuto diventare il padrone di tre televisioni, e ha controllato l'informazione, il cinema, senza che nulla glielo impedisse. Per quattro volte siamo andati a votare in questa situazione. Vi chiedo: conoscete un paese in Europa dove un candidato ha la stessa potenza mediatica a disposizione? Questo gli ha permesso di esercitare il suo potere con violenza, nella maggioranza politicache lo sostiene e contro chi non è d'accordo con lui. Un vantaggio del genere è unico, si è verificato solo in Italia.da Il Manifesto
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