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"ITIS Galileo" di e con Marco Paolini. L’ironia, la leggerezza, l’arte della commedia, la comicità, dell’autore/attore vengono adeguatamente usate per raccontare la figura di Galileo Galilei. Da grande affabulatore l’interprete diventa qui divulgatore e docente spiegando la fisica, l’astronomia, la filosofia, la matematica in un modo che a scuola non abbiamo mai sentito.Paolini costruisce una scena in cui il pubblico non sta seduto tranquillo, sapendo di dover fare lo spettatore e basta ma partecipa ad un dialogo teatrale, ad una dissertazione che se non è proprio sui massimi sistemi lo è almeno su un minimo comune multiplo. Lo sapevate che Galileo per vivere faceva oroscopi? Era un precario come tanti giovani e meno giovani di oggi, un cervello in fuga all’estero come quando da Firenze va ad insegnare a Padova. Era il secolo XVI e quindi uscire dal granducato di Toscana era come andare in un paese straniero. <>. Ma Galileo non è l’unicoprotagonista dell’affabulazione di Paolini, accanto a lui ci sono i suoi "padri" scientifici Copernico e Tolomeo, ma anche Aristotele e Tommaso Campanella, Tycho Brahe e Keplero, Shakespeare e Giordano Bruno. Copernico fu il primo a teorizzare che il sole era al centro del sistema di orbite dei pianeti riprendendo l’eliocentrismo che fu di Aristarco di Samo, teoria opposta al geocentrismo che voleva invece fosse il pianeta Terra al centro del sistema. Galileo eliocentrista viene accusato di eresia, processato e condannato deve abiurare : <<…giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la Santa Cattolica e Apostolica Chiesa>>. Fu prudente Galileo più che incoerente, ebbe salva la vita contrariamente a quello che accadde a Giordano Bruno, e in questo modo continuò i suoi studi, le sue ricerche. La sentenza di condanna prevedeva un periodo di carcere a discrezione del Sant’Uffizio e l’obbligodi recitare per tre anni, una volta alla settimana, i salmi penitenziali. I fatti resero meno dura la sentenza e la "prigionia" si risolse nel soggiorno obbligato presso la residenza romana del Granduca di Toscana. Infine fu confinato nella villa di campagna che lo scienziato possedeva ad Arcetri. L’ordine intimava a Galileo di "stare solo, di non chiamare né ricevere alcuno, per il tempo ad arbitrio di Sua Santità", potevano andarlo a trovare solo i familiari. Eppure, in quel periodo, cieco e superati i settant’anni, scrisse la sua ultima opera pubblicata in Olanda "Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze". Galileo morì l’8 gennaio 1642 e fu seppellito in Santa Croce a Firenze accanto a Macchiavelli e a Michelangelo, anche se la Chiesa impedì la costruzione di una tomba sontuosa. Nel 1979 il pontefice Giovanni Paolo II avviò la revisione del processo a Galilei e nel 1992 lo scienziato venne completamente riabilitato. Saverio Aversa
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