|
A distanza di un anno dal “Shutter Island” (USA, 2010, 132’) Martin Sorsese presenta “Hugo Cabret” (2011, 126’), il suo primo lavoro in 3D. Prodotto da GK Films, Infinitum Nihil il film è stato presentato in anteprima alla 6ª edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. La storia è tratta dal romanzo di Brian Selznic “La straordinaria invenzione di Ugo Cabret “, (“The Invention of Hugo Cabret”, 2007). La favola ambientata a Parigi negli anni ’30, parla di un ragazzino orfano Hugo Cabret (Asa Butterfield ). Dopo la morte del padre Hugo viene affidato allo zio (Ray Winstone ), l’orologiaio della stazione ferroviaria di Montparnasse dove vive e lavora. Nonostante l’età così giovane è il bambino a prendersi cura dello zio sempre assente sostituendolo anche al lavoro. Non avendo la possibilità neanche di comprarsi da mangiare, il piccolo è costretto a rubare. Lo stesso metodo usa per trovare i pezzi degli orologi che servonoper aggiustare l’automa, unico ricordo che ha di suo padre. Cabret trafuga nel negozio di giocattoli del padrone il quale si rivela essere il grande regista di quei tempi Georges Méliès (Ben Kingsley). Le due vite, quella del piccolo genio degli orologi e del grande mago del cinema si intrecciano e si scoprono essere la salvezza l’una dell’altra. Un’opera impregnata di filosofia, di paragoni tra il mondo delle macchine e degli umani, che fa riflettere su ciò che siamo, che ruolo abbiamo nella vita: "Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più.(…) Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo." , dice piccolo Hugo alla sua amica Isabelle (Chloë Grace Moretz), figlia adottiva di Georges e sua moglie Mama Jeanne (Helen McCrory ) . Un perfetto connubio tra la colonna sonora di Howard Shore e la fotografia di Robert Richardson ambientato nelle scenografie di Dante Ferretti eFrancesca Lo Schiavo, maestosamente resi reali dagli effetti speciali a cura di Robert Legato, Joss Williams, Ben Grossmann e Alex Henning. La musica con ogni suo accordo trasmette un bouquet di emozioni ricco di pregevoli sfumature: dalla malinconia del colore metallico dell’automa, al blu innaturale della speranza degli occhi di Hugo. Le parole profonde dette al ritmo del tema conduttore sullo sfondo delle immagini elaborate nel minimo dettaglio hanno il suono di una vera poesia. I versi però forse sono troppo grandi per un bambino, a volte si perdono del tutto nel mondo del 3D, il cui valore è apprezzabile appieno solo in alcune scene. Neanche la compagna di avventura del protagonista riesce ad aiutarlo: sembra semplicemente una parte del grande meccanismo. Nel racconto personale dei personaggi si intravede anche la storia del cinema: la nascita della macchina da presa l’opera dei fratelli Lumière, i primi film, il muto, il sonoro, il bianco e nero, il colore, il grande lavorosvolto dai pionieri dell’arte cinematografica. Oltre a essere un film di rilievo nel panorama mondiale, la pellicola è stata un grande lavoro di squadra apprezzato anche dalla giuria di uno dei più importanti premi cinematografici internazionali, l’Oscar. Hugo, nominato in 11 categorie, ha portato a casa 5 statuette: Migliore fotografia, Migliore scenografia, Miglior sonoro a Tom Fleischman e Jon Midgley, Miglior montaggio sonoro a Philip Stockton e Eugene Gearty, Migliori effetti speciali. Oltre a questi l’opera ha ricevuto altri riconoscimenti tra i quali Golden Globe a Martin Scorsese come miglior regista e due Premi BAFTA.
|