'Ė ultrasera, io,faccio luce dietro me stesso" (Paul Celan)
L'esperienza della vita costituisce il retaggio di saggezza che ogni essere, in età matura, custodisce nello scrigno inviolabile del ricordo. Passato, presente e futuro si fondono in un monomio a più termini interattivi e si confrontano nella speranza che il mondo evolva e si confermi in una comunanza di valori. Ma coloro che, ancora in giovanissima età, hanno vissuto la tragedia del secondo conflitto mondiale e che, con spirito aperto, hanno accolto le illusioni postbelliche, sono oggi costretti a condividere una realtà dissonante da quella immaginata. Essi speravano che il dramma della guerra riservasse moniti costruttivi e presagi di profondi valori umani; invece, ad un accelerato sviluppo economico e tecnologico ha fatto riscontro un continuo ed inarrestabile processo di rilassamento sociale e di decadenza spirituale. Il presente sembra non tener conto della storia piùrecente, offuscandosi in labirinti mentali chiusi alla comprensione reciproca ed incuranti della vera essenza dell'uomo e della natura. Nell'attuale realtà, asfittica ed aggressiva, non può tacere il cuore delle persone che conoscono il senso autentico della vita e i principi più alti della convivenza, del rispetto e della pace. Rita Bagattoni è attenta testimone dell'intero periodo intercorrente fra il secondo conflitto bellico, vissuto in tenerissima età, e l'Inizio del terzo millennio, percepito nell'ombra scura delle distorsioni culturali e sociali del mondo contemporaneo. Ella non poteva quindi non esternare il suo percorso esistenziale, elevato a voce corale, al fine di condividere memorie e ricordi con gli appartenenti alla sua generazione e, al contempo, consegnare ai giovani l'entità di un vissuto intenso, su cui riflettere. Donna dal connaturato sentire, già profondamente impegnata in ambito sociale, Rita Bagattoni ha avvertito l'esigenza, fin da alcuni anni, di rivelare,tramite la parola poetica, la sua esperienza esistenziale e il messaggio scaturito da un'urgenza di liberazione interiore e di confessione di profonde verità. Dopo la pubblicazione di "Briciole", Pietre di Sole e 'Torma magrebina", libri densi di vissuto personale e collettivo, l'autrice dà ora alle stampe una nuova silloge, "Quando il vento ripuliva il grano dalla pula", una corposa raccolta di brani poetici che abbracciano l'intero lasso temporale della sua vita, dall'infanzia all'età matura, dai primi ingenui ricordi alle aspre meditazioni sulla verità degli eventi contemporanei. Il libro rappresenta il giusto e compiuto approdo delle riflessioni siglate nei primi tre volumi, confermandone le valenze dei contenuti e le significanze delle considerazioni. L'attuale silloge, il cui titolo rimanda ad una veritiera metafora della vita passata e al realismo del ricordo, si compone di due sezioni sostanzialmente osmotiche, scaturenti da una dinamica di meditazione che intende'ripulire’ la solidità dell'essenza, il "grano", dalla levità della libera memoria, la "pula", con la complicità del soffio discriminante del pensiero. La prima parte enuclea dalle orme del vissuto la verità e la consistenza del presente, con un'obiettiva radiografia del mondo d'oggi; la seconda scorre sui ricordi del passato e sul respiro del sogno, con incursioni oniriche ed emozionali anche nel fluire della vita odierna. Così, le due sezioni, seppur distinte, si integrano e si conchiudono in un binomio inscindibile, a termini interagenti. Con immagini impressioniste ed una narrazione tattile e visiva, l'autrice esprime un diario interiore in cui ogni essere può ritrovare flash di esistenze accomunate nel solco profondo e inalienabile di vicende personali. La chiarezza dei contenuti e l'immediatezza del verso libero, basato su una realistica gamma terminologica, offrono alle due parti della raccolta poetica il fervore introspettivo del monologo o il piacere comunicativo deldialogo. In "Grano", dopo un incipit dedicato a Saffo, somma musa della poesia universale, Rita Bagattoni, con intima introspezione, alterna incisive denunce al "modus vivendi" attuale con nette aperture ad evocazioni di forza interiore e di bellezza naturalistica. É qui che l'autrice coglie nell'amore, percepito come sentimento intimo ed eterno, un possibile antidoto ad una realtà deludente ed aggressiva, avvinghiante un mondo irrimediabilmente inquinato e una massa omologata ormai a una verità di vita distratta e belligerante. Ella, infatti, svolge acute osservazioni sul buio di un "incerto futuro", sul dipanarsi continuo di "inutili parole sull'imperiosa grevità del silenzio e del diffuso senso d'impotenza, sul "pondus" inquietante di una "pace ferita a sangue". E aggiunge che anche la natura piange insieme all'anima e che l'ascolto di una parola d'amicizia e d'amore è privilegio sempre più raro. Allora diventa assolutamente necessario un tentativo di riscatto, intriso di forza e"coraggio", limpido come "cristallo di rocca", caldo come il nido della casa, rigenerante come l'immersione nella natura, nel mare, nel sole, oppure calamitante come la scoperta di un viaggio o il fascino della natia Romagna e delle sue variopinte atmosfere stagionali. Così “come l'aquilone", l'autrice vola sulla sua vita e "mette voce a cristalli luminosi confidando ancora nella speranza dell'essere e dell'esistere. In ''Pula'', Rita Bagattoni dà respiro alla memoria, alla nostalgia della vita passata che, seppur ardua e faticosa, riservava impronte di purezza e valori umani, di incanti naturalistici e ricordi familiari. Appaiono alla mente i sogni di bambina, quando ella anelava a "una vita da grande"; si affacciano le spensieratezze dei giochi, le attese dello studio, i canti degli uccelli e i profumi di viole, uniti alle accarezzate memorie di persone operose, di aie brulicanti di voci, di esistenze in sintonia con il divenire delle stagioni. E allora il ricordo si sofferma ameditare sui valori di un'infanzia tuttora presente nell'intimo, su una natura amica che ancor oggi l'autrice cerca di ritrovare, nonostante l'inesorabile fine di un'epoca. Ma con perspicua chiarezza ricorda pure la crudeltà di una guerra efferata e la paura di un conflitto immane, retaggi sempre impressi nei suoi occhi di bambina e nelle sue riflessioni di donna. Se nella perplessità del pensare si aspira comunque in ogni tempo e luogo a discorrere con gente propositiva e ad incontrare una natura integra, Rita Bagattoni sa che, oltre alla determinazione a vincere le offese e le sofferenze della vita, è necessario sbrigliare in volo la fantasia, come rondini, come bimbo innocente. Ed è consapevole che la via eletta per una positività d'esistenza sta nella verità della parola e nella "gioia divivere". Enzo Dall'Ara
|