Che, negli ultimi 36 mesi, sia nata una nuova stella nella letteratura napoletana ci sono pochissimi dubbi e la conferma ci viene da questo gustoso libretto della coraggiosa casa editrice Kairňs, scritto appunto, dalla supernova Maurizio de Giovanni.
“Le beffe della cena” (Kairňs Edizioni, Collana Homo Scrivens, 5.00 euro) č figlio della grande tradizione di letteratura umoristica e di costume italiana, proveniente da Flaiano, Marcello Marchesi e dal Luca Goldoni prima maniera.
Il livore comico che deGiovanni fa scaturire dalle sessanta pagine, oltre che divertirci ci gratifica con un’analisi vendicativa dei vizi e malcostumi della piccola e media borghesia italiana. “…dai vieni, ci si vede da Antonio o Milly…”
Quante volte ci hanno incastrato in un ascensore bloccato da un improvviso e improvvido black-out o davanti alla fotocopiatrice dell’ufficio stampe col direttore di reparto che ci guardava torvo, mentre la macchina infernale con una lentezza orientale tirava fuori le prime copie, delle quarantotto ordinatele, del “Piano di riorganizzazione aziendale”, mentre un nostro amico (i colleghi sono amici?) si incuneava tra noi e i comandi invitandoci ad una “simpatica cena in piedi”: il micidiale buffet. Le mille scuse per tentare una timida difesa el’ennesima capitolazione.
L’autore non lascia nulla di intentato, scannerizza professionalmente, tutti gli episodi tragici in cui la maggior parte di noi č incappata nei vari party a cui č intervenuta; con la vendicativitŕ del Fantozzi “lacorazzataPotiomkinčunaboiatapazzesca”, novello Zorro dei travet, de Giovanni scatena sorrisi continui quando non risate liberatorie alla lettura di alcuni passaggi emblematici tipo: “…attenzione alle cene etniche. Ho conosciuto persone che si sono nutriti a bruchi fritti per un’intera serata pensando fossero Cipster’s, ed altri che passano ancora notti insonni al pensiero di aver ingurgitato organi sessuali di piccoli marsupiali australiani…” .
Il libro č un autentico vademecum di cose da non fare per vivere felici il sabato sera in pantofole, magari guardando in tv “Il detective Monk”.
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