In cammino con Giuseppe e Maria
 











"La Cantata dei pastori" è un viaggio lungo le rotte di una fede ingenua e chiassosa, nata in quel gran guignol della terra sfuggita alla terrorizzante fine del mondo, in quello sfumare dell’anno mille, quando diavoloni con la coda di serpente, armati di paioli di pece ribollente, sotto la guida implacabile del Peccato, dovevano venire a dannare le anime dei poveri cristi. "La Cantata dei Pastori" di scena al teatro Argentina è un postero dei Misteri, ovvero di quelle sacre rappresentazioni che si erano evolute dall’antica arte teatrale religiosa del XIII secolo, dove ogni forma era espressione di un dogma. Fino dall’anno mille, infatti, l’arte profana era stata spazzata via dal terrore per il Giudizio Universale e vigeva il divieto di ogni forma che permettesse agli uomini di allontanarsi dalla austera osservanza delle prescrizioni religiose. Ora, passati i secoli, ecco i Misteri, ovvero il Vangelo che vive, vive Maria e vive SanGiuseppe, mentre Gesù si prepara ad accendere il mondo di sé. Elementi spettacolari e stile drammatico sono ingenui e sommari, a volte, ma non mancano mai ritmiche notazioni musicali affidate alle trombe, alle arpe, alle cornamuse, ai pifferi, ai tamburi e tamburelli. Se poi è la fertile Napoli a dare i natali ad una di queste sacre rappresentazioni, la Cantata dei Pastori, appunto, in questa edizione magnifica che ha la regia di Beppe Barra, protagonista anche nel ruolo di Razzullo, il mondo si colora di una marcia in più, ed ecco che il dramma sacro rituale, scritto nel 1698 da Andrea Perrucci, diventa un presepe vivente, i cui personaggi sembrano anche per la magia delle luci di Francesco De Rosa, dei costumi di Annalisa Giacci e delle scene di cartapesta barocche dovute all’estro di Emanuele Luzzati, assai simili a quelli che si possono trovare in questi giorni a San Gregorio Armeno. Il presepe, dunque, come teatro. Il titolo originale dell’opera è " Il vero Lume tra le ombre,ovvero la spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato", dove le ombre rappresentano il buio della grotta ma anche dell’umanità e il lume è il Bambino sfolgorante d’amore divino. Il tutto si svolge in una Galilea popolana e suggestiva che fa pensare al "Cunto di li Cunti" di Giambattista Basile dove la lotta fra il Bene e la Luce rappresentate da San Gabriele, l’arcangelo che aveva annunciato a Maria l’Avvento, contro quelle dei regni dei profondi abissi, personificate da Belfagor, avvengono senza sovrastrutture teologiche, perché tutto è dichiarato e privo di sfumature, come si conviene ad un messaggio destinato al popolo, per evangelizzarlo, una lezione di catechismo rappresentata e dunque più facile da accettare e assimilare, in linea con le istanze della Compagnia di Gesù e della sua Propaganda Fide. In questa Galilea percorsa dello stento asinello che trasporta Maria, il diavolo e le sue schiere arrivano a scardinare un monte pur di fermare gli eventi, ma il loro tentativonon potrà impedire la nascita del Redentore. Il testo originale, venendo a contatto con la cultura napoletana più genuina, con la lingua sapida del popolo si arricchisce di personaggi come Razzullo, uno scrivano al servizio dell’imperatore Ottaviano, che se ne va per le contrade vestito di una redingote nera con una camicia bianca e un cappello piumato, un costume settecentesco che è prima di tutto una citazione epocale della composizione dell’opera. Con lui interagisce Sarchiapone, barbiere in fuga per aver commesso due omicidi, un personaggio che recita richiamando nell’atteggiamento del corpo il gobbo ( mitico portafortuna partenopeo), spalla comica e rappresentante di quella plebe variopinta e affamata che è Napoli all’epoca. Proseguendo per contaminazioni, la cantata originaria perde il suo intento pedagogico e diventa opera dai molti "imprestiti", dalla Commedia dell’Arte, ai Vangeli Apocrifi, alla mitologia precristiana, alla comicità più strettamente legata al folklore e allesue figure. La città si è impadronita del testo, il popolo e solo esso diventa il vero autore, caricando il linguaggio di licenziosità e lazzi e frizzi così pesanti che nel 1889 la rappresentazione fu sospesa per ordine delle Autorità. Ma la Cantata non era scomparsa, la tradizione non poteva morire. Nel 1974 il geniale Roberto De Simone l’ha messa in scena con la Nuova Compagnia del Canto Popolare, e il Razzullo di Peppe Barra è diventato il protagonista assoluto. Allora, assieme a Peppe recitava la mamma, Concetta, attrice di ineguagliabile spessore popolare, nei ruoli di Sibilla e Zingara. Nell’edizione del Teatro Argentina, oltre a Barra si evidenzia l’Angelo e la zingara di una straordinaria Maria Letizia Gorga, con quei meravigliosi lunghissimi serici capelli che le contornano un viso magro e ascetico, un corpo alto ed esile in contrasto con la voce scura e profonda, che nel canto popolare acquista autorevolezza, proprio per l’eleganza raffinata che la connota, opposta come laluna al sole al resto dei personaggi. Per lei dunque anche l’armatura lucente argentea di Gabriele e la spada sguainata a difendere il Dio Bambino. Sarchiapone è il bravissimo ed espressivo Salvatore Esposito, fornito di tutto l’armamentario comico della Commedia dell’Arte. I diavoli, Asmodeo/Plutone, Giacinto Palmarini, Mangiafuoco, Ciro Di Matteo, Diavolo /Oste, Patrizio Trampetti e con loro Maria/Benino(l’addormentato del presepe) Francesca Marini, Giuseppe, Gabriele Barra, Armenzio/Peppe Celentano, il pescatore/ Sandro Tumolillo e le Furie infernali, ovvero Eugenio Di Giovanni, Federica Salierno, Alessia Napolitano, Maria Sibilla Celesia, Aniello Giglio, Rossella Lisa Marino, Teresa De Rosa. In scena c’è un complesso diretto da Luca Urciuolo composto da chitarre, mandolini e strumenti vari per raccordare i fatti con le musiche di Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo, Paolo Del Vecchio e dello stesso Luca Urciuolo. Franzina Ancona









   
 



 
21-12-2014 - Il film mediocre che è diventato una bandiera di libertà
20-11-2014 - Eliseo: sfratto annunciato, atteso e alla fine eseguito stamattina all’alba
15-10-2014 - ’Ironico, appassionato e rivoluzionario’ Saviano racconta il Leopardi di Martone
29-09-2014 - “Pasolini” di Abel Ferrara
19-09-2014 - Bertolucci, film-denuncia: "Buche e sampietrini, così Roma umilia i disabili"
04-09-2014 - “La trattativa”, Sabina Guzzanti porta al cinema il patto fra Stato e mafia
12-08-2014 - La nuova fase del Teatro Valle
05-08-2014 - Multisala in Fiera, guerra sull’affitto
13-06-2014 - Libero cinema in libera terra 2014, ecco il festival contro tutte le mafie
23-05-2014 - Il teatro Giordano riapre dopo otto anni
14-04-2014 - John Turturro: "Arte, cinema e musica, ecco perché mi sono innamorato dell’Italia"
21-03-2014 - “Quando c’era Berlinguer”
18-02-2014 - Shakespeare nella Padova di un secolo fa
17-02-2014 - “Adotta un film”, ecco come salvare i capolavori del cinema italiano
07-02-2014 - Quegli "uomini monumenti" a caccia di tesori

Privacy e Cookies